Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Nelle campagne senesi vive il miope Pietro, giovane timido e ingenuo, con un padre dispotico e una cotta inconfessabile per una ragazza che, si scoprirà, fa la prostituta. Ciononostante Pietro prosegue ad amarla, negando a sé stesso l’evidenza.
Quarta regia per Francesca Archibugi, a un anno di distanza dal buon successo de Il grande cocomero (1993), dal quale la regista preleva un paio di protagonisti (la giovane Alessia Fugardi, lanciata proprio da quel film, e Sergio Castellitto) e altrettanti interpreti marginali, cioè Raffaele (Lele) Vannoli e Silvio Vannucci, relegati anche qui in parti secondarie. Inoltre in questo cast vengono innestati l’ottimo Marco Messeri, Debora Caprioglio, Stefania Sandrelli, Fabio Modesti e Angela Molina, con un ruolino per l’ancora sconosciuto o quasi Rocco Papaleo (a un passo dalla notorietà, d’altronde: l’anno seguente uscirà I laureati di Leonardo Pieraccioni). Con gli occhi chiusi è tratto dall’omonimo romanzo di Federigo Tozzi, sceneggiato dalla stessa regista; storia di una miopia concreta (fisica) e intellettuale (psicologica), una metafora piuttosto banale e dalle prevedibili conseguenze. Ciò che riesce meglio nel film è il quadro famigliare patriarcale-rurale toscano, ma anche questa non è certo materia originale, né particolarmente sorprendente. Quattro anni occorreranno all’Archibugi per tornare sul grande schermo con il successivo lungometraggio a soggetto, L’albero delle pere (1998). 3,5/10.
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