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La legge del capestro

Regia di Robert Wise vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La legge del capestro

di cherubino
7 stelle

Western anomalo che dà la possibilità ad un grande attore (James Cagney) di rendere credibile la figura di un uomo attempato convinto che chi gli rubi i cavalli meriti di essere impiccato senza por tempo in mezzo. Più difficile farci credere che una giovane Irene Papas che lo disapprova voglia continuare a vivergli accanto.

 

LA LEGGE DEL CAPESTRO (1956)

 

Questo film l'ho visto ieri in seconda serata, subito dopo "The Artist" (la fine repentina di un divo del cinema muto all'arrivo del sonoro). Ecco, qui abbiamo la possibilità di conoscere uno dei divi che presero il posto dei decaduti, che debuttò, trentunenne, nel cinema nel 1930 e fa parte (anche su una serie di francobolli emessa dalle Poste federali statunitensi) delle "leggende di Hollywood".

Dico "possibilità di conoscere" perchè penso siano tanti, più giovani di me, che di suoi film non ne abbiano proprio visti o ne abbiano visti molto pochi.

Io stesso lo ricordo, prima del western di cui sto per parlare, solo in "Uno, due, tre!", straordinaria commedia di Billy Wilder del 1961 "cattiva" e piena di ritmo con un Cagney già sessantaduenne che, sono parole di Film tv, "non è mai stato così cinico e non sbaglia un colpo" e nell' interpretarvi il ruolo di un frenetico dirigente della Coca Cola - questa è Wikipedia - "dimostra tutta la sua spumeggiante verve". 

 

Carattere, personalità, grinta e talento erano insomma ancora le sue spiccate caratteristiche, che si ritrovano anche in questo western abbastanza ignoto; ma l'agile Cagney degli anni giovanili, al suo debutto nel cinema (sonoro) aveva alle spalle una decina d'anni di successi a Broadway e aveva cominciato come ottimo ballerino. 

Non a caso, dei suoi due Premi Oscar come miglior attore protagonista, il primo (del 1942) James Cagney lo ebbe per uno sfavillante musical di Michael Curtiz ("Ribalta di gloria"), mentre il secondo lo meritò sette anni dopo per "La furia umana" di Raoul Walsh nel ruolo di un gangster (psicopatico in questo caso) in cui sapeva calarsi forse come nessuno. Di lui è stato detto: "proprio perchè aveva un fisico così poco imponente, appare terribile nelle scene in cui è mosso da una violenza interiore che può tingersi di perversioni aggressive" e anche "allo stato di riposo il suo volto sembra piuttosto insignificante, ma acquista vitalità espressiva quando recita, animato dall'arguzia pungente e ironica dei suoi occhi che di colpo possono diventare gelidi e carichi di odio".

 

Non sono, credetemi, andato fuori tema, sto già parlando (anche) del personaggio da Cagney interpretato in questo western in cui in effetti è faticoso credere che una trentenne Irene Papas possa essersi innamorata di questo tozzo ometto fra i cinquanta e i sessanta che i suoi anni li dimostra tutti, anche volendo in qualche misura provare a giustificare in qualche modo la sua "febbre di capestro" nei confronti di chi gli ruba i cavalli con l'abitudine o forse la necessità di farsi giustizia da sè.

Ma non si può negare che Cagney, ancora, "buca lo schermo", un grande, insomma, che molti di noi - io per primo - dovrebbero provare a conoscere meglio.

 

"La legge del capestro" è di sicuro un western originale se non anomalo. Interessante soprattutto per come smitizza la vita dei cowboys, misera e ben poco affascinante.

Ne è conscia la bella Giocasta, greca (come la sua interprete) che è legata da gratitudine (ma forse è addirittura amore) all'ispido Jeremy Rodock, allevatore di cavalli.

Lei cerca di convincere un ragazzo di animo buono, Steve Miller (interpretato da Don Dabbins), capitato lì dalla Pennsylvania, ad andarsene prima di farsi indurire il cuore da quell'ambiente cupo, violento e gramo. Lui vorrebbe andarsene, ma con lei. Ovviamente, se ne è innamorato.

Lei è l'unica donna, forse libera ma che tutti debbono considerare del padrone. Chi sgarra, avvicinandola, viene licenziato. E' accaduto al migliore dei suoi cowboys, McNulty  (Stephen McNally, attore di una certa fama che in alcune pellicole fu anche protagonista con buoni risultati) che tentava di convincerla ad andasene con lui. 

Continuano a rubargli cavalli, forse il suo antico socio, o nemici nuovi. Altre impiccagioni sommarie alle viste, forse, non accetta consigli, da Giocasta e dal ragazzo.

Ma alla fine lo stesso Rodock non sopporterà più di sè la spietatezza di cui aveva sempre dato prova considerandola come un dovere.

E Giocasta capirà allora di poter dare il suo amore ad un uomo finalmente capace di ricambiarlo.

Prima di lei, l'aveva capito Steve Miller.

Naturalmente anche la partecipazione della Papas al film è di rilievo (suo primo ruolo in America).

In una parte di secondo piano, anche un giovane Lee Van Cleef.

In sintesi, mi sono fatto l'idea che mi serva rivederlo, questo strano western che credo pressocchè sconosciuto, perchè forse non è affatto banale. D'altra parte il regista è Robert Wise e non ho detto poco: ci sono grandi film al suo attivo e un Oscar alla carriera.

 

Per ora, tutto sommato, azzardo le tre stelle e mezza.

 

 

 

 

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