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I guerrieri della palude silenziosa

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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La recensione su I guerrieri della palude silenziosa

di alan smithee
7 stelle

"-Quante altre tombe dovremo lasciare dietro ai nostri passi!?!?

-Non più di quanti siamo!

-È l'unica sicurezza che puoi darci..."

L'addestramento di nove soldati appartenenti alla Guardia Nazionale prevede per gli stessi un percorso di sopravvivenza tra le insidie di un luogo tra i più inospitali immaginabili: una immensa palude della Louisiana.

Costituita la squadra, i nove si introducono tra le umide lagune che caratterizzano il percorso, ma si scontrano presto, ed in modo completamente fuori luogo, con le popolazioni che vivono attorno alla laguna, ovvero la minoranza dei Cajun, una popolazione di origine francese che parla a stento la lingua nazionale ed appare restia ad accettare che un gruppo di grossolani prepotenti soldati possa mettere piede nella loro zona di caccia.

La reazione spropositata di uno tra i soldati più riottosi induce gli abitanti del posto a reagire in modo ancora più violento, dando vita ad una vera e propria guerra di sopravvivenza che troverà i soldati in posizione decisamente meno privilegiata. 

Lungo gli artisticamente assai felici, ispirati e frenetici anni ’80, e precisamente nel 1983, Walter Hill dirige una tra le sue vette artistiche assolute: I guerrieri della palude silenziosa.

Un survival movie mozzafiato, che vede al centro della vicenda nove ragazzi della Guardia nazionale, impegnati a sopravvivere a un campo di addestramento, laddove un atto di goliardia li rende ostici ai nativi di una antica comunità di cacciatori, che hanno, trovato nelle paludi della Louisiana, il loro habitat perfetto per estraniarsi da un mondo e da una società che non appartiene loro.

Il film, oltre ad essere galvanizzante e giostrato con mano sapiente, da una parte ricorda le atmosfere rese folli dalla ostilità del paesaggio che caratterizzavano il grande classico di John Boorman "Un tranquillo weekend di paura", e costituisce anche un monito dichiarato ed orgoglioso che il regista muove contro la guerra e l’ingerenza che troppo spesso ha visto gli Usa usurpare i diritti e le abitudini di popoli a loro estranei, o semplicemente desiderosi di non uniformarsi ai dettami di una società del consumo con cui non riescono ad identificarsi.

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