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Mercy

Regia di Chris Sparling vedi scheda film

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La recensione su Mercy

di gerkota
3 stelle

MAI PROIETTATO AL CINEMA

Premessa - Dovuta in questo momento: il film di cui sto per parlare è un classico esempio di ciò in cui potrebbe trasformarsi – in particolare dopo la pandemia da Covid-19 – il mondo del cinema e dei cinema. Pellicole distribuite subito su piattaforme streaming, che sul ‘grande schermo’ (le virgolette significano che se uno ne ha la possibilità un grande schermo se lo installa in casa propria o dove altro vuole) non saranno mai proiettate. È un argomento che qui, su FilmTv, è abbastanza dibattuto e questo è un bene (rimando gli interessati a recenti e stimolanti pagine come Le grandi manovre, Virus, la fine del cinema? e È arrivato lo streaming!). Come avrete notato, da oggi in poi, all’inizio della recensione, preciserò se il film in questione è stato prodotto direttamente per la visione streaming e, quindi, per non essere proiettato al cinema.

 

 

Da chiarire – Non ho nulla contro l’offerta streaming. Anzi, ne sono un sostenitore e un assiduo cliente. Ma allo stesso tempo sosterrò, con i modesti mezzi di cui dispongo, l’importanza di garantire la sopravvivenza delle sale cinematografiche e dell’industria che ad esse fa riferimento come primo diffusore.

 

Il film – Le eredità contese e i parenti in fin di vita che alla vita restano aggrappati molto più di quanto i loro avidi congiunti si augurino, sono da sempre uno spunto per vicende drammatiche se non addirittura cruente. E quest’opera filmica del regista Chris Sparling (meglio alla ‘macchina da scrivere’ che alla cinepresa: suoi gli script di film guardabili quali Buried. Sepolto e La foresta dei sogni, rispettivamente del 2010 e del 2015) si inscrive a pieno titolo nel filone, con la scelta di sconfinare in un soft-horror che lascia ancor più perplessi e insoddisfatti.

 

scena

Mercy (2016): scena

 

Di cosa parla - Una madre sofferente sul letto di morte con dei soldi da lasciare, due padri dei quali uno defunto e quattro fratellastri incarogniti equamente distribuiti. Rancore e disprezzo interni sono atavici e ineliminabili. La degenerazione è annunciata, sin dalla trama. Il problema è che questa rovina è messa in scena come se lo spettatore fosse un decerebrato cui non si debbano troppe giustificazioni alle improbabili ellissi narrative e ai troppi artifizi a dir poco fumosi. Per soddisfare lo spettatore casalingo – sembra essere la convinzione degli autori - basta buttare lì quattro-cinque scene in cui qualcuno sia aggredito e rischi di crepare e crepi addirittura. Non ci dilungheremo sulle prove degli attori e su altri aspetti dell’opera. Tutto è talmente penalizzato da una sceneggiatura involontariamente minimalista e da una realizzazione senza ambizioni, che gli interpreti, già in partenza, non avevano alcuna possibilità di brillare.

 

scena

Mercy (2016): scena

 

La questione e la domanda - Eccolo qui, il punto: come si potrà evitare che la maggior parte dei film destinati direttamente alla visione extra-cinema siano di qualità infima a causa della peregrina - non del tutto - convinzione di produttori e registi, che gran parte del pubblico ‘casalingo’ sia composto per lo più da discariche umane in cui riversare qualsiasi porcheria? C’è di che parlarne, magari per cercare di fare qualcosa, prima che sia troppo tardi. Ah, dimenticavo: evitate questo Mercy. Voto 3.

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