Nico, che da bambino era stato molto colpito dall'Ulisse omerico che si salva dicendo di chiamarsi Nessuno, è, a diciotto anni, in un lussuoso collegio. Sua madre, sposa infedele, è ora separata dal marito e tenta il suicidio. Allora Nico si chiude nel silenzio, sopporta varie angherie e riprende voce solo dopo che sua madre è morta, anche per salvare una sorellastra alla quale è molto affezionato. Un tentativo forse un po' troppo pretenzioso di analisi psicologica, un esercizio di stile appesantito dall'eccesso di riferimenti culturali. Ma il senso della rabbiosa incomunicabilità di Nico si evidenzia in modo niente affatto banale.
Silenzio. Per Nico Storchi non parlare è l’unica soluzione. È la resistenza ad una realtà con la quale non si può più colloquiare, perché tutta la verità appartiene al passato. O meglio, a quel sedimento irrisolto che le cose accadute gli hanno lasciato in fondo all’anima, e che continuamente ritornano, a togliere la lucentezza al… leggi tutto
Silenzio. Per Nico Storchi non parlare è l’unica soluzione. È la resistenza ad una realtà con la quale non si può più colloquiare, perché tutta la verità appartiene al passato. O meglio, a quel sedimento irrisolto che le cose accadute gli hanno lasciato in fondo all’anima, e che continuamente ritornano, a togliere la lucentezza al…
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