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La verità, vi spiego, sull'amore

Regia di Max Croci vedi scheda film

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La recensione su La verità, vi spiego, sull'amore

di mm40
1 stelle

Una coppia, sulla quarantina, fatalmente si rompe dopo sette anni e due figli. Ricominciare ad amare sarà la cosa più difficile, soprattutto per lei.

Ci sono poche idee dentro a questo film, l'ennesima commedia sentimentale ridanciana e forzatamente ottimista che il cinema nostrano licenzia in tutta fretta, smanioso di dare in pasto un prodottino facile e spensierato a un pubblico dalle scarse pretese; ma quelle poche sono davvero discutibili. Discutibilmente originali, tanto per cominciare: la sceneggiatura di Federico Sperindei si basa su battute da bar e situazioni di una banalità inquietante, prese dichiaratamente da un blog (denominato TiaSmo) di un certo successo in rete; discutibilmente interessanti, perchè oramai di storie di madri quarantenni, donne abbandonate, donne che si rifanno un'esistenza, donne disperate lasciate dai partner, donne che sorridono alla vita nonostante le mille sofferenze che patiscono, in stile pubblicità degli assorbenti insomma, ne abbiamo già viste passare a decine davanti agli occhi. Discutibile è pertanto la scelta di Max Croci di mettere in scena quest’opera dopo averne girate due lievemente migliori nel precedente biennio: Poli opposti (2015) e Al posto tuo (2016); ma in fin dei conti non è così difficile riconoscere le affinità contenutistiche, di toni e pure estetiche fra tutte e tre le pellicole. Realtà vagamente problematiche, risoluzioni rassicuranti, sorrisi semplici in chiusura, nel trionfo dei buoni sentimenti che caratterizza la mancanza di carattere (bisticcio voluto) del cinema nostrano contemporaneo. Ambra, Massimo Poggio, Giuliana De Sio, Carolina Crescentini, Pia Engelberth ed Edoardo Pesce formano il nucleo centrale del cast; la Angiolini fa del suo meglio per limitare i danni – ma ciò non significa che ci riesca. Non che produrre film leggeri in un’epoca drammatica sia sbagliato, anzi, ma viene immediato il paragone con i telefoni bianchi e, quel che è peggio, non depone certo a favore del cinema italiano di inizio terzo millennio. 1,5/10.

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