Regia di François Truffaut vedi scheda film
Fahrenheit 451 venne pubblicato per la prima volta - in tre parti - nel 1953, su di una neonata rivista chiamata Playboy. In realtà si trattava di un adattamento, allungato, di un racconto breve intitolato The Fireman, pubblicato nel 1951 su Galaxy Science Fiction.
Nella prefazione di un Urania Collezione dedicato a Cronache Marziane (2003), Goffredo Fofi tiene a sottolineare il fatto che Bradbury fu uno dei primi autori di fantascienza a essere pubblicato in Italia sulla prestigiosa collana Medusa di Mondadori, negli anni ‘50. Una scelta che lo poneva al di sopra di tanti altri autori di science fiction, ma che in fondo agli appassionati come Fofi lasciava un po’ perplessi, perché Bradbury non era certo il migliore autore della categoria in quanto troppo dolciastro.
Dolciastro o meno che fosse (non è la prima volta che mi trovo in disaccordo con Goffredo e non sarà neppure l'ultima), rileggendo a più di sessant'anni di distanza romanzi come quello da cui è stato tratto questo film di Truffaut – non eccelso ma neppure tanto scadente come riteneva anche lo stesso regista -, è più facile comprendere la straordinaria sensibilità e la sorprendente capacità intuitiva dello scrittore e sceneggiatore cinematografico (come per Moby Dick, di John Huston) venuto a mancare ieri l'altro - 5 giugno 2012 - a novantuno anni.
Mi pareva giusto ricordarlo.
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