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Il ritorno dei magnifici sette

Regia di Burt Kennedy vedi scheda film

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La recensione su Il ritorno dei magnifici sette

di scapigliato
6 stelle

A sei anni di distanza dal primo episodio, anche se vengono fatti passare per dieci, ritornaro quei magnifici pistoleri che liberarono un paesino dai feroci banditi di Calvera, alias Eli Wallach. Anche qui si ripresenta la stessa storia: un paesino, come altri, è preda di un’anomala razzia di una banda messicana capeggiata dal grande Emilio Fernandez nel ruolo di Francisco Lorca. La razzia stavolta non è ai danni di denaro o provviste, bensì di uomini. Infatti il capobanda Fernandez vuole costruire una chiesa in onore dei due figli che lui stesso ha mandato a morire, e per farlo schiavizza i poveri peones che rapisce dai vari paesini. Succede, ahilui, che tra i tanti mangiaformaggio che sequestra c’è anche Chico, vecchio amico di Chris Adams, il pistolero di nerovestito interpretato da Yul Brynner ed ora icona immortale del genere western. Come nel primo episodio Brynner arruolerà altri sei compagni, nello specifico cinque perchè il buon Chico vi è già coinvolto, per liberare quei peones. Del vecchio storico gruppo, oltre al messicano rapito, torna Vin, però senza più le fattezze di Steve McQueen bensì con quelle di Robert Fuller. Anche Chico non è più interpretato dallo stesso attore di sei anni prima. Per il resto il gruppo di desesperados ingaggiati da Brynner è totalmente nuovo e annovera tra loro il buon Warren Oates che si fa così le ossa per il successivo gruppo di pistoleri di cui farà parte: “Il Mucchio Selvaggio” di Sam Peckinpah.
Il film diretto da Burt Kennedy e scritto nientemeno da Larry Cohen, e girato in Almería come ogni Spaghetti-Western che si rispetti, è impostato sui ritmi narrativi di un film già conosciuto: l’episodio scatenante, l’arruolamento, il primo confronto, le prime debolezze, il gran finale. Yul Brynner non tornerà più nei panni di Chris Adams. Nei successivi due episodi che completano la saga lo sostituiranno George Kennedy e Lee Van Cleef. Non ritorneranno più altre vecchie conoscenze, ma solo torti da raddrizzare. Questo secondo episodio ha molto da invidiare al precedente. Si da per scontato che già conoscendo l’impostazione generale e il grosso dei personaggi si possa sorvolare su idee e invenzioni, invece proprio l’assenza di una partecipazione all’anima del film è la causa di una visione indifferente, anche se sempre piacevole. Ritrovare Yul Brynner nei panni di Chris Adams, personaggio che gli darà molto se non addirittura l’immortalità, visto che lo stesso attore rifarà se stesso in “Indio Black: Sai Che Ti Dico? Sei un Grandissimo Figlio di...” del nostro incontenibile Gianfranco Parolini, e tre anni più tardi si riproporrà rivisitato ne “Il Mondo dei Robot” di Michael Crichton, ritrovarlo dicevo, fa bene al cuore. Questo “Ritorno dei Magnifici Sette” conta però la presenza di uno dei più importanti e più dimenticati attori di quell’epoca: Warren Oates. El Desesperado di Hollywood, vero attore feticcio di Sam Peckinpah, è qui agli inizi della carriera cinematografica dopo davvero tanta tv. All’attivo ha già due film con il vecchio Sam, “Sfida sull’Alta Sierra” e “Sierra Charriba”, nonché qualche episodio televisivo. Nonostante nel film di Kennedy non abbia un gran che da dire, la sua presenza, almeno per i suoi supportes, è oro colato.

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