Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Credo non esistano registi che si prefiggono uno scopo, fallendo poi clamorosamente, come i fratelli Vanzina. Sì, perché questo film nasce come satira di costume e muore come ennesimo prodotto scadente. Se passano in tv una commediaccia dei figli d'arte e la propria capacità neuronale di quella sera è paragonabile a quella dell'orologio a cucù, allora un'occhiata la si può dare. Si fa qualche smorfia, si rantola qualche flebile risata e finita lì. Dopo la visione di questa pellicola invece sale davvero il nervoso: col cast a disposizione, le idee iniziali e l'immenso serbatoio di fatti e situazioni che offriva la realtà dell'epoca, si poteva fare molto di più. Evidentemente ne manca la volontà o le capacità. Forse entrambe. L'ennesimo filmetto macchiettistico che distrugge qualsiasi aspettativa, perdipiù narrato da Oreste Lionello come le migliori commedie di Woody Allen. Un contrasto che fa oltremodo rabbrividire. Tutte le scene di pochezza, frivole e alla base densissime di possibile satira sono invece blandissime, mal riuscite. Si arriva a livelli di accettabilità col gioco dei personaggi famosi, che denota l'ignoranza abissale di molti contendenti. Ma anche in questo caso, si tratta di clichè già visti e soprattutto già sviluppati molto più approfonditamente. Un'occasione sprecata, ma già l'idea di un film diverso può essere premiata. Un "dai, almeno c'ha provato" come quelli che butti in faccia a chi non ha speranze di evoluzione.
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