Dopo aver tentato l’impresa impossibile di trasportare una gigantesca nave sopra una collina che separa due fiumi, nei pressi di Iquitos, e vinto dalla natura selvaggia, dalle intemperie e dalla indolenza degli indios, stufi dello sfruttamento a cui sono sottoposti, Fitzcarraldo (Klaus Kinski), eroe eponimo di uno dei cult di Werner Herzog (uscito nel 1982 e tornato da poco al cinema, in restauro 4k), è costretto a rivendere l’imbarcazione per sopperire ai debiti.

Il suo piano iniziale di accumulare denaro per poter costruire un teatro dell’Opera nel mezzo della foresta rimarrà un sogno folle e irrealizzabile, e irrealizzabile proprio perché folle e perseguito in modi folli. Eppure coi pochi soldi rimasti Fitzcarraldo si concede una versione “in miniatura” del suo sogno iniziale: manda un accolito a comprargli un frac e una sedia di velluto rosso, simile a quelle che si trovano nei loggioni dell’Opera, e “cavalca” la nave ormai attraccata, mentre cantanti lirici e orchestra eseguono un’aria da un’opera. La folla accorre, prima fra tutte la moglie di Fitzcarraldo (Claudia Cardinale), entusiasta e fiera dell’impresa. Così il pazzo acclamato dalle folle è riuscito a portare le vette della raffinata arte europea nella natura più incontaminata e indomabile.

Ma perché il personaggio interpretato da Kinski persegue un fine così “inutile”? Il finale ci rivela qualcosa in proposito? Quello di Fitzcarraldo è un sogno folle tanto quanto quello di Herzog, di fatto “ormai incapace di scindere la storia dei suoi film dalla storia della loro realizzazione”, come recita un classico giudizio lapidario del Dizionario Mereghetti. E le vicende della realizzazione di Fitzcarraldo, frutto di due anni di produzione, continue lotte con le forze della natura (la nave fu davvero trasportata sulla collina, nessun effetto speciale) e con produttori e finanziamenti, incidenti e morti, accuse di sfruttamento degli indios, deliri psicotici da parte di Kinski (nonché ricambi attoriali di vario tipo), sono di fatto inscindibili dalla potenza che il film trasmette a ogni visione, raccontate estesamente in documentari (Burden of Dreams di Les Blank) e libri (La conquista dell’inutile, che racchiude i diari composti da Herzog in fieri). Impossibile quindi valutare il film separatamente dal suo “paratesto”, cioè da ciò che è avvenuto sul set e dalle narrazioni proliferatesi da esso.

Herzog è Fitzcarraldo: la sua impresa è l’impresa del suo personaggio. L’impresa della messinscena è analoga all’impresa di portare l’Opera a Iquitos. Un film “inutile” cioè senza nessun particolare intento sociale o documentario, che unisce mondi troppo lontani (il tenore Caruso e gli indios), e per la cui realizzazione si sono di fatto sprecati tempo, denaro e perfino vite umane.

Eppure la bellezza è ciò che lo giustifica: la bellezza transeunte, immediata, senza ritorno economico, puramente esornativa. E il finale, con Kinski che torreggia sulla nave superstite e performa un’unica rappresentazione davanti a autoctoni che non potranno comprenderla, è liberatorio, vittorioso, gioioso (da notare che dei cinque film della coppia Herzog-Kinski questo è l’unico che abbia una sorta di lieto fine, dove si intravede un sorriso sul volto luciferino dell’attore) perché rappresenta prima di tutto la vittoria di Herzog, arrivato miracolosamente alla fine della sua avventura, che tutto faceva presagire meno che un buon esito.

È il perseguimento dell’inutile, figlio del precetto romantico e teutonico dell’art pour l’art, nell’epoca del trionfo dell’utilitarismo, della religione del dio denaro, dell’immediata soddisfazione dei propri bisogni senza passare per la fatica di realizzarli. Un inutile sul quale alla fine si ha la meglio, solo e unicamente per portare un po’ di bellezza. Un atto privo di senso, tipicamente umano, e perciò necessario a definirci come specie.
Il film
Fitzcarraldo
Avventura - Germania 1982 - durata 158’
Titolo originale: Fitzcarraldo
Regia: Werner Herzog
Con Klaus Kinski, Claudia Cardinale, José Lewgoy, Miguel Angel Fuentes, Paul Hittscher, Huerequeque Enrique Bohorquez
in streaming: su Rai Play
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