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Il vocabolario dei sentimenti - Indifferenza (6)
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Su La prima notte di quiete, ma in particolare su Daniele Dominici, io ho tutta una mia idea, giusta o sbagliata che sia. È un’idea che ho covato dal primo momento in cui l’ho visto camminare sul molo del porto di Rimini, come un angelo caduto in volo da chissà quale mondo, i cui occhi hanno visto troppe cose e non hanno più voglia di vedere altro. La mia idea è che il professore si sente il Niente. Non niente, ma proprio il Niente in senso assoluto. E questo suo sentirsi vuoto, nullo, sconfitto lo porta ad esercitare nei confronti dell’ambiente circostante, umano ma anche no, una specie di indifferenza che può essere letta in diversi modi, sia come rifiuto di vivere che incapacità di reagire, nonché nolontà di esistere e rinuncia di sopravvivere. Sappiamo perfettamente che Daniele ha un problema con la vita, e questo suo problema è il non riuscire ad accettare profondamente di essere ancora un’anima dentro ad un corpo, nonostante le esigenze delle carne e le pulsioni intime, residui di impulsi umani.

 

L’indifferenza al circostante raggiunge il suo apice in una discoteca in cui si reca con la sua compagnia, un gruppo di persone di seconda mano, e soprattutto con Vanina, l’allieva che gli scompiglia le carte in tavola. Mentre tutti ballano, e più o meno si divertono in maniera beota, Daniele resta in disparte, seduto su un divanetto, pressoché solo se non fosse per qualcuno che ogni tanto gli si aggira attorno più per curiosità che altro. Ornella Vanoni comincia a cantare Domani è un altro giorno, quella splendida canzone in cui è contenuta la frase che forse meglio riassume Daniele Domenici: “posso dire di ogni cosa che ho fatto a modo mio, ma con che risultati non saprei”. È una canzone che parla di Daniele, perché c’è sempre una canzone che sembra conoscerti da una vita, che parla di te come se ti avesse visto vivere, e Daniele stesso lo sa. Forse proprio per questo se ne sta da solo, su quel divanetto, mentre il presumibile innamorato non corrisposto Spider, ubriaco, palpa i glutei di una ragazza ondeggiando con goduria e Vanina balla  e si bacia appassionata con un altro uomo, ben conscia di far scatenare così l’implosa gelosia di Daniele. Il quale la guarda con l’espressione di chi sembra già conoscere il finale della storia ma, nonostante ciò, non può fare a meno di stupirsi di quei residui di impulsi umani di cui si parlava prima. Elvira gli viene vicino, cerca di capire cosa si agiti nell’interiorità di quell’uomo che probabilmente anche lei a suo modo ama, ma non ci cava niente. Perché Daniele è uno di quei tipi che le circostanze degli eventi hanno costretto a comportarsi in un determinato modo. È un modo di vivere che implica la resistenza alle emozioni, la negazione della felicità agognata ma mai raggiunta, l’impossibilità di una qualche reazione alla vita che se n’è fregata di lui, di essi e di quello che avrebbero potuto essere.

 

 

 

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