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The Limits of Control e i limiti della distribuzione
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L’ultimo film di Jarmusch, la cui prima proiezione negli Stati Uniti risale al primo maggio 2009, è apparso in Italia in un’anteprima del Milano Film Festival, il 15 settembre 2010. Anteprima alla quale non è dato sapere se seguirà mai una diffusione regolare, dal momento che la Mikado sembra considerarla più un’opera da cassetto che da schermo cinematografico. Una mancanza che si fa sentire, quella di Jim Jarmusch, autore affermato e dal pubblico consolidato che fino ad ora non aveva avuto problemi a distribuire nel nostro Paese lavori anche più “rischiosi”, come la raccolta di cortometraggi Coffee and Cigarettes.

 

The Limits of Control, nel suo essere sfuggente, è un film dalla forte identità; qualità che ormai si perdona sempre più difficilmente, perché porta lontano dalle soluzioni più semplici e conosciute. Un film fatto di figure senza nome (l’uomo solitario, la bionda, la donna nuda, l’Americano) catturate nel mezzo di un intreccio che non può più essere spiegato. Isaach De Bankolé, lone man, segue fra Madrid e Siviglia gli indizi che lo portano ad incontrare diverse persone, a scambiarsi oggetti misteriosi e dialoghi sospesi. Durante uno di questi incontri Tilda Swinton, blonde, parla della capacità dei film di ricordare il mondo e di confonderlo col sogno, dando la cifra della sensazione ricercata da Jarmusch. 

 

Le critiche negative lo trovano inconcludente, ma The Limits of Control non è un film vuoto, bensì svuotato, e ogni mancanza richiama quel che sarebbe potuto essere: è Dead Man senza i suoi duelli già desaturati, Ghost Dog senza codice, Coffee and Cigarettes senza la sua chiusura tematica e spaziale, Broken Flowers senza una spiegazione del perché del viaggio e degli incontri. Si tratta di un film sulla percezione, della realtà (splendidamente fotografata da Chris Doyle, che riesce a ghiacciare i toni caldi delle location), di quel che la influenza, dell’altro, dell’arte, delle cose inutili, di quel che si vede dal finestrino di un treno, costruito dando massimo spazio a tutte le idee presenti negli altri film del regista, comprimendo e mutilando la linea narrativa, ma conservando quel tocco che fa di Jarmusch un regista non di ossessioni, ma di impressioni e intuizioni, che ha saputo mettere il proprio nome sui temi e le visioni di Antonioni o di Wenders, conservando e perfezionando il tocco della sua ironia e delle sue figure.

The Limits of Control (2009): Trailer Originale

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