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Dizionario del Turismo Cinematografico: Racconti attorno al fuoco, sotto le stelle..... e non solo!!!
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I protagonisti del film STAND BY ME- RICORDO DI UN'ESTATE (1986) di Rob Reiner

si raccontano storie sotto il cielo stellato.

 

 

Estate… stelle cadenti e molti sogni.

L’estate delle notti stellate è anche un periodo (un altro dove si fanno le stesse cose è quello dell’inverno accanto al caminetto, magari con la romantica neve che scende fuori dalla finestra) dove è bello raccontarsi storie accanto al fuoco di un bivacco o di un falò. E’ una tradizione vecchia che, col tempo, ha dato origine a quelle che vengono definite “leggende metropolitane”.

La maggior parte dei racconti è paurosa però, a volte, alcune storie più che mettere inquietudine creano una particolare malinconia romantica.

I vari tipi di categorie di racconto sono innumerevoli. Di seguito ne descriveremo alcune.

Comunque il nostro viaggio nell’immaginario popolare potrà essere inquietante come divertente o romantico ma anche crudele. Molte cose che leggerete potrebbero urtare la sensibilità di alcune persone. Se decidete di continuare la lettura ne siete consapevoli e quindi consenzienti!

 

Mitologia

Sebbene in letteratura la mitologia sia una sorta di studio dei miti legati alle varie religioni, nell’antichità le storie antenate delle moderne Urban Legend parlavano appunto di creature fatate, dei ed eroi (e quelle che sono arrivate a noi fanno appunto parte della mitologia dei popoli).

 

Fole (Novelle, Fiabe e Favole)

L’antico termine per indicare quelle che adesso sono le fiabe e le favole è Fole. Una volta venivano tramandate tramite cantastorie (attori da strada che raccontavano recitandole storie) o, appunto, la sera attorno al fuoco o gli anziani ai bambini per farli addormentare. Ciò che differenzia la fiaba dalla favola è che la prima è fine a se stessa ed ha come unico obbiettivo piacere mentre la favola ha una morale (appunto detta  ora “morale della favola”!) filosofica.

Molti di questi racconti sono andati persi nella notte dei tempi, altri sono stati conservati grazie al lavoro di ricerca di validi intellettuali come i fratelli Grimm, che si sono occupati soprattutto delle storie della Baviera e zone limitrofe, o il nostro Italo Calvino, che ha fatto un ottimo lavoro con le sue “Italian Folktales” cioè “Favole Italiane”, storie popolari che lui ha raccolto girando per il Belpaese e chiedendo info agli abitanti, soprattutto intervistando i più anziani. Tra queste ricordiamo la celebre “Re Crin”, nata nelle Colline del Monferrato Val Cerrina (in particolare la zona tra San Sebastiano da Po e Verolengo dove, tra l’altro, un enorme lago paludoso nato dalle infiltrazioni delle alluvioni all’interno di una cava abbandonata è stato chiamato, non ufficialmente ma solo tra gli abitanti della zona, Bacino (o lago) Calvino, in omaggio alle location dell’immaginario calviniano per via del surreale aspetto che emana).

Un inquietante aneddoto a proposito delle storie raccolte dai Grimm. Uno studio universitario (o leggenda metropolitana) ha costruito l’ipotesi che la maggior parte (se non addirittura tutte!) queste storie siano basate su cronache vere romanzate per abituare i bambini ad una zona dove la crudeltà sarebbe di casa (abbandono di minori o vendita di esseri umani, pedofilia, esecuzioni, etc…).

Un discorso simile (parentesi che apriamo) riguarda il libro “Il Mille” che sposa l’ipotesi che “Il Milione” di Marco Polo arrivato a noi sia una versione censurata, e quindi questo testo parla degli elementi tolti dalla versione integrale che narrava orrori al quale il mercante condottiero avrebbe assistito: ad esempio storie crude e tristissime di bambini abituati fin dalla tenera età a dormire su enormi conchiglie per dilatare le natiche quando qualche anno più tardi sarebbero stati venduti, causa povertà, a sceicchi pederasti che li avrebbero sodomizzati e questo allenamento ad allargare il sedere li avrebbe fatti soffrire meno. Urban legend o realtà? Chissà…

 

 

 

 

 

Le Notti Arabe

Alle favole arabe (molte delle quali raccolte nel testo “Le Mille e una Notte”) che un tempo si raccontavano sotto le stelle è stato dato questo nome per differenziarle dalle storie europee. Tutto lì. Ed anche qua la verità è ben diversa da quanto ci ha purgato la Disney, la maggior parte delle storie parla di sesso e violenza.

 

Storie di fantasmi estremo orientali

Per la verità sono più conosciute come STORIE DI FANTASMI CINESI (come appunto è il titolo di un celebre film capostipite di una serie!) ma ci sono anche quelle dei “fantasmi del Sol Levante” (raccolte nel libro poi film KWAIDAN). Data la location vanno molto le storie di fantasmi che volano ed usano le arti marziali ma anche bellissime struggenti storie d’amore che hanno per protagonisti fate delle nevi che si innamorano del samurai salvato dalla tempesta o fantasmine che vorrebbero riposare in pace e, per fare ciò, hanno bisogno dell’aiuto di un commesso viaggiatore innamorato…

 

 

 

Novelle Boccaccesche

Messer Giovanni Boccaccio, come tutti sappiamo, ha scritto un celebre testo denominato “Decamerone” dove un gruppo di ragazzi per sfuggire alla peste si nasconde in una villa di campagna e passa il tempo raccontandosi storie ora divertenti, ora paurose, altrimenti erotiche.

Il grande successo del libro ha spinto la scienza letterale a denominare “Novelle Boccaccesche” quelle storie, romanzi, etc… che nel periodo rinascimentale venivano raccontate a voce (come fanno i protagonisti del romanzo) o pubblicate stampate. Un celebre testo a se molto importante (ma ora inserito nel filone) è “I racconti di Canterbury”. A partire dalla fine degli anni ’60 del XX° secolo (ma qualche precedente c’era già stato) un lungo filone cinematografico fu definito “Decamerotici”.

 

 

 

 

 

 

 

 

I Cantastorie

Apriamo un attimo la parentesi riguardo la figura del cantastorie (del quale abbiamo già parlato) solo per inserire alcuni tipi di storie che non avrebbero nome. Sono le storie nate col finire dell’impero romano nelle corti dei monarca (soprattutto inglesi) che i cantastorie narrano a corte (vedi i film su Re Artù e Merlino e il mito della “Spada nella Roccia”). Poi ci sono quelle spagnole di vendicatori e soprusi che hanno ispirato romanzi (poi diventati celebri film) come ZORRO o SCARAMOUCHE.

 

 

 

 

Storie picaresche

Se quelle appena narrate nel capitolo dedicato ai cantastorie non hanno nome una categoria di storie raccontate attorno al fuoco, nelle corti o altrove è quella che parla delle avventure dei girovaghi, cavalieri o marinai. Sono le “storie picaresche”  (dal nome dato all’epoca ai viaggiatori, Picari) e hanno ispirato celebri romanzi (come il Don Chisciotte De La Mancia).

 

Fairy Tales

Le storie (già di epoca più moderna delle precedenti e quasi parente prossima delle leggende urbane) delle zone irlandesi e limitrofe tramandate o scritte sono definite Fairy Tales. Protagonisti sono gnomi, folletti, fate, troll, leprecani (in originale Leprechaun) e….. San Patrizio!!!

 

 

 

 

 

 

Campfire Tales

Ecco! Finalmente siamo arrivati appunto al termine esatto dei racconti attorno al fuoco. Comunque le Campfire Tales (le più dirette antenate delle Urban Legend) sono prima le storie indiane che si raccontavano attorno al fuoco magari fumando il calumet, poi i racconti (sempre attorno al fuoco) del bivacco dei cowboys che, al pascolo, la sera dovevano controllare le mandrie oppure i racconti dei pionieri la sera in mezzo alle carovane ed infine le (quasi sempre) paurose storie degli scout attorno al falò in campeggio. Storie, per esempio, di vendette indiane, cimiteri violati, laghi maledetti…

Pur essendo inventato uno dei personaggi principali dell’immaginario moderno del cinema camp, Jason Voorhes del ciclo VENERDI’ 13, è quello che meglio rappresenta la cultura orrorifica delle Campfire Tales, vera e propria cultura camp a contatto con la natura!!!

 

 

 

 

La leggenda metropolitana (Urban Legend)

Praticamente il principale argomento del quale è costituito l’articolo e, allo stesso tempo, l’unico al quale (erroneamente) sono state attribuite quasi tutte le storie (mentre, come abbiamo visto, vi sono diversi generi). Comunque le Urban Legend sono storie popolari dell’immaginario collettivo spesso fautrici di notevoli bufale, altrove con un (non sempre) inquietante fondo di verità. Perché dicevo erroneamente? Perché come dice il nome queste sono le leggende della metropoli, cioè cittadine. Le extraurbane sono le Campfire Tales (in Usa) e i Filò (in Italia).

 

 

I protagonisti del film URBAN LEGEND (1998) alle prese con le

leggende metropolitane.

 

Il film ALLIGATOR traduce in film una delle più celebri Urban Legend dove

i coccodrilli tenuti negli acquari in Usa poi vengono buttati nelle fogne una

volta che cominciano a crescere. Oltre a non morire diventerebbero enormi

nutrendosi di liquami tossici.

 

 

 

 

 

Filò (storie extraurbane di campagna)

Se la Urban Legend è cittadina il Filò è la storia di campagna (in Italia) che una volta si raccontava in particolare nelle stalle e nelle mense dei lavoranti (come si vede nel film L’ALBERO DEGLI ZOCCOLI) o nei bar di paese (come nei film di Pupi Avati). Possono essere terrificanti (da uno dei più celebri Filò Mario Bava si è ispirato per l’episodio LA GOCCIA D’ACQUA del film I TRE VOLTI DELLA PAURA), romantiche (come certi racconti ispirati al Filò di Cesare Pavese, Dino Buzzati, Italo Calvino, Piero Chiara ed altri), allegoriche (cioè avere una morale filosofica o metaforica, un esempio di film che sposa l’allegoria della Morte nel Filò è il bellissimo e malinconico LE STRELLE NEL FOSSO di Pupi Avati. Ps: la parola “strella” significa “stella” nell’antico dialetto padano), ispirate alla realtà (come buona parte della produzione autobiografica dei racconti di Piero Chiara), che parlano della storia legata ad un luogo abbandonato (la cosa è spiegata meglio alla voce “Urbex Legend”) o semplici spauracchi (come ricorda Pupi Avati: “La mamma ci diceva che se non facevamo i bravi ci veniva a prendere il prete donna!”).

 

 

L'ALBERO DEGLI ZOCCOLI (1978) di Ermanno Olmi.

 

L'allegorico Filò de LE STRELLE NEL FOSSO (1979) di Pupi Avati.

 

 

 

Urbex Legend

Le nuove frontiere del turismo hanno aperto le porte a nuovi generi: il Cineturismo (andare a visitare location di film, fiction, documentari, videogiochi e altro di simile), il Turismo dell’Orrore (questo è il termine che è stato coniato da Wikipedia per le visite organizzate o libere a luoghi teatro di omicidi o stragi. In realtà molti lo considerano dispregiativo ed offensivo perché limiterebbe l’interesse ad una morbosa irrispettosa attrazione per la morte, quando non sadismo, mentre invece spesso le visite sono culturali e scientifiche ed organizzate da seri criminologi che spiegano come è avvenuto l’omicidio e perché psicologicamente queste cose capitino. In questo caso un’iniziativa lodevole!), il Turismo Cimiteriale (la visita a tombe di personaggi famosi o a cimiteri artisticamente particolarmente belli o che suscitano interesse per essere stati location di film o testimoni di particolari episodi storici quando non legati a strane storie o leggende), il Turismo Sportivo (andare in posti dove si organizzano sport particolari), il Turismo Urbex, etc…

Soffermiamoci per il nostro caso su quest’ultimo. Il termine Urbex indica la disurbanizzazione delle aree, cioè la non più abitabilità e vivibilità, cioè l’abbandono. Il turismo in questo caso sta nella visita alla location desolata che, spesso, è un intero paese. In rete si possono trovare siti o associazioni dedicate all’Urbex generale o nelle sue “specializzazioni” (discoteche abbandonate, paesi fantasma, ville, castelli, location di film, etc…). E le Urbex Legend? Bè, come è facilmente intuibile, sono le storie legate alla location fantasma (tipo una villa dove sarebbe accaduto un omicidio, e in questo caso entra in scena anche il Turismo dell’Orrore, un cimitero dove si fanno messe nere o i morti risorgerebbero, e questo può rientrare anche nel Turismo Cimiteriale, etc…).

Per capire bene come una villa col tempo diviene abbandonata e suscita con la sua storia di delitto accaduto in essa l’immaginario popolare consiglio la lettura dello splendido romanzo “Saluti notturni dal Passo della Cisa” di Piero Chiara dove la storia di un omicidio e le indagini seguenti rivelano nelle ultime pagine il vero obiettivo dell’autore: spiegare dove nasce la malinconica (o morbosa a seconda delle persone) attrazione per le storie legate alle location desolate e come fa un posto a diventare abbandonato.

 

 

 

Villa Boccaccini, ubicata a Lido degli Scacchi, Ferrara, location del film

LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO (1976) di Pupi Avati è un posto dove

si incontrano il Cineturismo, il Turismo Urbex (nelle foto soprastanti come appare nel

film e com'è adesso, in stato di abbandono). Visto che circolano strane

storie sul luogo si incontrano pure il Filò, la Urbex Legend e la Cineleggenda

metropolitana! Nella foto sotto il pittore con il quadro maledetto.

 

 

 

La Cineleggenda Metropolitana

Sarebbe la categoria di leggenda metropolitana legata ad un film (da non confondersi con “film che parla di leggenda metropolitana”). Qualche esempio? Alcuni film si mormora siano maledetti perché siano capitati incidenti durante le riprese o alcuni attori siano morti poco dopo, su qualche set sarebbero stati filmati fantasmi perché si mormora la location in passato sia stata teatro di incidenti mortali, etc…

Poi ci sono i film dove si mormora (e in alcuni casi è stato provato che la cosa è successa realmente) siano stati provocati incidenti reali (e morti!) per far venire meglio la scena. Nella cultura popolare sarebbero gli snuff movies che però sono film clandestini che non si sa se siano mai esistiti sul serio, nel nostro caso invece parliamo di film anche famosi che hanno vinto dei premi tipo, nel caso di cosa provata, LA CARICA DEI  SEICENTO di Michael Curtiz, detto “il Massacratore di Comparse” (sic!) dove nella famosa scena della carica per ottenere il maggior realismo abbondò con l’esplosivo e mise un lungo filo per far inciampare i cavalli senza utilizzare le misure di sicurezza previste dalla legge. Risultato? 25 cavalli morti, un attore morto e parecchi feriti! Caso ancor peggiore quello capitato sul set di ARTICO SELVAGGIO, Mondo Movies prodotto dalla Disney, dove un espediente ha provocato il suicidio di massa di alcuni lemmini (lemmings in originale), un tipo di piccolo e docile roditore creando il falso scientifico del suicidio dei Lemmings che si annegano in mare per preservare la specie (nella scheda Film Tv del film, nella mia recensione spiego bene tutti gli aneddoti del film!).

Un caso non accertato è quello accaduto nel film Mondo Movies (tipo di documentario inchiesta sui fatti di cronaca e politica nel Mondo e su usi e costumi) MAGIA VERDE di Gian Gaspare Napolitano dove alcuni indios avrebbero venduto alla troupe un anziano parente prossimo alla morte per farlo divorare vivo da un serpente davanti all’obiettivo della cinepresa. La tale scena non compare nel film perché uno dei tecnici, preso da un atto di coscienza, avrebbe sparato all’animale e l’uomo riconsegnato così ai parenti. Chissà! Al contrario è stata accertata totalmente di essere una bufala provocata da un equivoco giornalistico (creato dal sistema del “telefono senza fili” che negli anni ha quasi sempre fatto danno!) la notizia (ma adesso qualcuno ancora che ci crede c’è!) degli omicidi provocati dalla troupe del famosissimo film AFRICA ADDIO (1966).

 

 

Una scena di guerra tribale in AFRICA ADDIO di Jacopetti & Prosperi.

 

L'OCCHIO SELVAGGIO di Paolo Cavara.

 

Una sequenza violenta di CANNIBAL HOLOCAUST di Ruggero Deodato.

 

 

 

Riguardo le persone accertate (anche bambini) uccise apposta sul set ci sarebbe fin troppo da dire riguardo a pellicole ambigue (ma a volte celebri) realizzate in Germania negli anni ’40 e prodotte dal Ministero della Propaganda di Goebbels.

Due film che parlano dell’argomento “creare apposta omicidi e stragi per girare documentari” sono gli interessanti e famosi L’OCCHIO SELVAGGIO di Paolo Cavara e CANNIBAL HOLOCAUST di Ruggero Deodato.

Un'altra cineleggenda riguarda i materiali utilizzati per molti trucchi di scena. Ad esempio si dice che il piccolo ALIEN (1979) che esce dalla pancia di John Hurt nel film omonimo di Ridley Scott sia stato realizzato con ossa umane acquistate e provenienti dall’India (dove si mormora la cosa era legale). In particolare il cranio sarebbe quello di un neonato. In effetti la cosa sembra un po’ assurda da credere…

 

 

 

 

Le Creepypasta

Con questo termine si indica la categoria di leggende metropolitane che circola (o riguarda) il Web. Ad esempio si parla di una zona della rete definita “parte strana di internet” (c’è anche la “parte strana di YouTube”) dove puoi imbatterti in siti di incontri tra aspiranti suicidi o sette sataniche, video che mostrano immagini stranissime, grottesche o senza senso quando non incidenti o omicidi reali. Poi ci sono le “bufale periodiche di Facebook” come programmi (mai esistiti) che permetterebbero all’utente di vedere chi visita il suo profilo, persone (scelte a caso) che sarebbero pericolosi hacker ed altre cretin… assurdità!!!

 

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