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Venezia 2015: Giorno 5 - Guadagnino secondo italiano in concorso
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Dopo il primo italiano presentato ieri, la quinta giornata di proiezioni stampa del Festival di Venezia presenta il secondo titolo tricolore in concorso. Tocca ancora una volta a un regista siciliano, Luca Guadagnino, tenere alta l’asta del nostro del cinema: A Bigger Splash, coproduzione internazionale, si presenta sulla carta come un moderno remake di La piscina ambientato a Pantelleria. Cast internazionale che vede Guadagnino tornare a lavorare con l’attrice (e amica) Tilda Swinton: «Che cosa succede quando il desiderio e il piacere si scontrano? E se l’oggetto del desiderio viene a coincidere con la – presunta – figura dell’autorità? Che cosa rimane di una generazione che ha mandato in frantumi il mondo con il solo potere delle idee e con la sua rivoluzione musicale? A Bigger Splash indaga la frattura che si crea dal desiderio dicotomico di amare e uccidere il padre. Il tutto in un aspro paesaggio nel Mediterrano, vivo e selvaggio.»

«All’origine di A Bigger Splash ci sono un triplo desiderio e un duplice rifiuto. StudioCanal mi avvicinò dopo l’uscita di Io sono l’amore chiedendomi di dirigere un rifacimento di  La piscine di Jacques Deray. Alla prima richiesta risposi “no grazie”. La cosa mi fu riproposta dopo un mese e io dissi nuovamente di no.»

«Quando tornarono da me per una terza volta mi ricordai di uno dei miei motti e cioè che ai desideri altrui si deve venire incontro. “La piscina”, che uscì nel ’69 mentre esplodeva la Nouvelle Vague in molti paesi, con un decisivo cambiamento di linguaggio e stili, è un film antitetico a quel momento storico. Ma parlava di desiderio, di quattro persone chiuse in una stanza mentale che è la villa in cui si svolge l’azione. Di temi che mi attraggono: la rinuncia, il rifiuto, la violenza nei rapporti tra le persone», spiega Guadagnino.

 

Descrivere l’atmosfera che si respira di fronte al Palazzo del Cinema o all’hotel Excelsior è difficile con le parole. Per tutta la durata del festival si entra in una dimensione fuori dallo spazio e dal tempo in cui niente è reale e tutto è possibile. È possibile infatti che si rimanga isolati dal resto del mondo senza sapere cosa accade intorno: chi segue il festival non sa se è nel frattempo cambiato l’assetto politico del governo italiano, se son fallite le banche di mezzo mondo o se è scoppiata la pace in tutti i continenti. Il flusso di notizie che si respira per le strade è un solo ed è una sorta di cantilena: Hai visto il corto nepalese? Che ne pensi della signorina Eddie Redmayne? Ma L’attesa che vorrebbe significare? Si conoscono esclusivamente cinema e corsa, orari da rispettare e posti in sala stampa da guadagnare.

Altrettanto surreali sono poi le strade popolate da un’eterogeneità di volti che mai più si rincontreranno. Quelli di coloro che attendono trepidanti davanti al red carpet in attesa dell’arrivo dei loro divi preferiti: ragazzine che con materassino e ombrellone hanno trascorso la notte al chiaro di luna per riuscire a fotografare da lontano Kristen Stewart o Robert Pattinson, per strappare loro un autografo o semplicemente per ammirarli senza uno schermo a far da filtro. Volti sconosciuti come quelli degli inviati delle varie televisioni del mondo, chiamati a pantomime che neanche i giornalisti di Pomeriggio 5. Basti pensare ad esempio alla giornalista bionda e riccioluta di Sky Deutschland, che davanti alla porta girevole dell’hotel Excelsior ripete venti volte l’apertura del suo servizio perché qualcuno le passi davanti. Volti smarriti come quelli delle ragazze immagine, assunte per promuovere per le strade i prodotti più disparati: dalla bionda in abiti tirolesi che pubblicizza una rivista sui borghi d’Italia al nutrito gruppo di ragazze in jeans attillati e canottiera per una bibita xyz.

Più affascinante, di sicuro, è il doppio arcobaleno in grado di regalare una giornata di pioggia.

 

Dopo l’Italia, tocca alla lontana cugina Argentina svelare il suo titolo in concorso: The Clan di Pablo Trapero, uscito a fine agosto in patria e già campione di incassi. In patria il film era molto d’atteso e ha generato un dbattito simile a quello generato da La grande bellezza in Italia per il suo ripercorrere una delle pagine di cronaca nera più scandalose dello stato, la storia di un oscuro clan (quello dei Puccio) che vive di rapimenti e omicidi. Siamo nell’Argentina degli anni Ottanta quando all’interno interno di una tipica villetta famigliare nel caratteristico quartiere di San Isidro Arquímedes, il patriarca, guida e pianifica le operazioni. Il figlio maggiore Alejandro è una star del rugby e gioca con il CASI, prestigioso club locale, e con i Los Pumas, mitico team nazionale argentino. Contemporaneamente, piegandosi alla volontà del padre, individua i possibili bersagli dei rapimenti, protetto dalla popolarità che lo tiene lontano da ogni sospetto. In varia misura, i membri della famiglia sono tutti complici di queste orrende imprese poiché beneficiano dei grossi riscatti pagati dalle famiglie delle loro vittime. Dichiara Trapero: «I limiti tra realtà e finzione non saranno mai definitivi. La vita è piena di momenti inspiegabili e assurdi, e ogni giorno può accadere che si debbano affrontare situazioni che superano l’immaginazione. El clan è un film che spinge questo aspetto ai limiti, attraverso una storia basata sull’incredibile che diventa realtà».

Gastón Cocchiarale, Peter Lanzani, Inés Popovich, Guillermo Francella

The Clan (2015): Gastón Cocchiarale, Peter Lanzani, Inés Popovich, Guillermo Francella

 

Terzo film in concorso dell’unica domenica del festival è The Endless River di Oliver Hermanus, thriller ‘domestico’ ambientato in Sudafrica sullo sfondo di un paesaggio inclemente, che mischia temi come la moralità, l'amore, la vendetta e il perdono. Spiega il regista: «The Endless River è un thriller che propone un ritratto scabro della violenza, del sesso, dell’amore e della vendetta. Ho voluto creare un’atmosfera suggestiva e volubile che si fondesse nella bellezza e nella brutalità del paesaggio sudafricano. Lo svolgimento del racconto poggia sull'interpretazione degli attori che ha il suo fulcro nella collaborazione tra Nicolas Duvauchelle e Crystal-Donna Roberts, due brillanti e talentuosi attori che vengono rispettivamente dalla Francia e dal Sud Africa. Il convincimento del film nei quesiti che cerca di sollevare è molto vicino al travaglio interiore e ai sentimenti dei personaggi e si radica nella potenza e nella determinazione delle interpretazioni degli attori.

Due individui smarriti nelle loro disgrazie e solitudini, alla ricerca di una tregua dalla prova che il destino ha riservato loro, finiranno con il mettere in atto una lotta tra vittima e perpetratore, tra innocenza e colpevolezza, e soprattutto tra perdita e ritrovamento».

Nicolas Duvauchelle, Crystal-Donna Roberts

The Endless River (2015): Nicolas Duvauchelle, Crystal-Donna Roberts

 

Tra le altre proiezioni della giornata di cui cercheremo di rendervi conto nei prossimi giorni vi sono anche Viva la sposa di Ascanio Celestini, Montanha di Joao Salaviza, Underground Fragrance di Pengfei, Madame Courage di Merzak Allouache, Wednesday, May 9 di Vahid Jalilvand e Motherland di Senem Tuzen.

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Il diario di Maghella (ultimo giorno)

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Recensioni di oggi

- L'attesa

- The Danish Girl

- The Childhood of a Leader

- A War

- L'hermine

- Pecore in erba

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Incontri della giornata:

Kristen Stewart

 

Nicholas Hoult

 

Stacy Martin

 

Pilou Asbæk

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