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Piccoli gangsters
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A mezzanotte di ieri mia figlia di anni 13 mi dice "Guardiamo Kill Bill?". Non è andata esattamente così ma diciamo che per sveltire le premesse e chiedere la vostra partecipazione mi prendo la licenza di rendere questo incipit più snello della realtà. Dirò solo che questa cosa di Kill Bill era nell'aria e che mi ero preparato insieme alla mia compagna a questa visione, che ce lo eravamo riguardati in modalità avanti veloce, prendendo mentalmente nota dei momenti critici, immaginando come anticipare alcune scene sanguinarie, rendere digeribili alcuni dialoghi che allo sguardo di una tredicenne potrebbero sembrare inutilmente prolissi, spiegare eventualmente questo vizio tarantiniano di sfalsare i piani temporali e di farsi beffa della continuity.

Perché? Perché far vedere Kill Bill alla propria figlia? Per vedere l'effetto che fa. Per farle apprezzare alcune scelte visive e musicali che ai miei occhi di ultraquarantenne sembrano irresistibili, per uscire dalla tirannide del pop, di un mercato di prodotti cinematografici tagliati per adolescenti con l'accetta. E allora che accetta, ascia, coltello, sciabola sia. Che Tarantino sia.

Che poi mi dicevo, con tutti gli horror e relativo sangue che vede mia figlia a casa delle sue amiche cosa vuoi che sia? La più grande differenza è che in quegli horror l'orrore arriva annunciato, che il sangue te lo aspetti, che lo sai che sta per succedere qualcosa, la musica te lo dice, la situazione lo esige. Con Tarantino no. La musica ti fa pensare una cosa e sullo schermo ne accade un'altra. La violenza arriva in un qualsiasi momento e non è preceduta da archi in crescendo, ha il suono atroce di un tendine tagliato con un bisturi. E violenza può anche essere una palla da baseball lanciata all'improvviso da Hattori Hanz? in una soffitta piena di spade dopo un dialogo lunghissimo e circolare e pieno di pause. La violenza non si annuncia, esiste.

Chi mi conosce sa che questa storia del cinema per bambini (figlia mia perdonami, so benissimo che non sei una bambina, rivolgimi ancora la parola!) ma non prodotto per bambini è una mia fissazione che è anche diventata una rubrica collettiva (che trovate qui). A chi non mi conosce invece chiedo una duplice partecipazione: se è padre che mi sfoderi qualche titolo, aneddoto, racconto con cui ha sfidato il buon senso o il mercato. Ai non padri invece potrei chiedere di riesumare il ricordo di qualche visione borderline, provocata da parenti ambiziosi, coraggiosi o anche semplicemente distratti. Titoli, racconti, aneddoti di giovani spettatori, o di padri, che hanno segnato la vostra passione per il cinema. O il rapporto con i vostri figli. ;)
Che la pace sia con voi. Buona Pasqua.

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