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Dalla Turchia con orrore: Üç harfliler e Siccîn
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Dalla Turchia con orrore: Üç harfliler e Siccîn

 

"Nulla di quel che è sulla terra o nei cieli è nascosto ad Allah. È Lui che vi plasma come vuole negli uteri. Non c'è dio all'infuori di Lui, l'Eccelso, il Saggio." (Versetto del Corano)

 

Tra il 2010 e il 2019 in Turchia vengono prodotte, tra tante, due serie horror di enorme successo in patria: Üç harfliler e Siccîn, in genere frutto della medesima produzione (studio "Muhtesem Film") e realizzate dalle stesse maestranze. In entrambi i casi ogni titolo componente il relativo ciclo si ispira ad eventi realmente accaduti, fatti di cronaca che vengono utilizzati come spunto di partenza per poi essere sviluppati con molta fantasia e in maniera retorica, che possa cioè giustificare l'entrata in scena di creature mostruose (Jinn, entità spiritica della religione musulmana, in un caso; possessioni dovute a cerimonie simili al voodoo, nell'altro). In genere, l'entrata in scena di questa tipologia di demoni/posseduti avviene dopo un rito di magia nera, attuato da qualcuno dei protagonisti per svariati motivi (gelosia, invidia, vendetta, amore). Nonostante gli eventi poi conducano quasi sempre a un rituale esorcistico risolutorio officiato nel rispetto della "letteratura" religiosa fedele al Corano, ogni film della serie può essere facilmente accostato alla filosofia occidentale con sostituzione delle relative figure - positive e negative - mutate in forma cattolica (dèmoni o esorcisti). L'intera serie di Siccîn è frutto dell'opera (in sceneggiatura e regia) di Alper Mestçi, autore parallelamente anche impegnato su altri tre film della serie Üç harfliler. Per quanto molto simili tra loro, hanno un ritmo sostenuto e ottimi effetti speciali, eccedendo in situazioni "macabre" e spaventose generalmente di buon effetto grazie all'altrettanto accurato reparto sonoro (elemento fondamentale, assieme ai riusciti spfx). Insolitamente rimasti inediti in buona parte del mondo (dove distribuiti direttamente in streaming, al massimo sono stati sottotitolati), li raccogliamo in ordine cronologico in questa playlist. Come sempre, nella vaga speranza che qualche distributore home video possa valutare l'ipotesi di realizzarne un buon cofanetto, anche solo in lingua originale con sottotitoli.    

 

H1-2

 

"Solo per un mago il mondo è per sempre fluido, infinitamente mutabile ed eternamente nuovo. Solo lui conosce il segreto del cambiamento, solo lui sa veramente che tutte le cose sono accovacciate nel desiderio di diventare qualcosa di diverso, ed è proprio da questa tensione universale che egli trae il suo potere." (Peter S. Beagle)

 

Madeira (Lukas Endhardt)

Playlist film

Üç harfliler: Marid

  • Horror
  • Turchia
  • durata 80'

Titolo originale Üç harfliler: Marid

Regia di Arkin Aktaç

Con Gülseven Yilmaz, Özgür Özberk, Ufuk Asar, Serap Üstün, Taner Ertürkler

Üç harfliler: Marid

 

Üç harfliler: Marid 

 

Turchia. Anni dopo avere perso una bambina di soli undici anni, a causa di una possessione conclusa con la morte della piccola, Ayla (Gülseven Yilmaz) ha ripetute visioni di una entità malvagia, probabilmente un Jinn. Il marito Serkan (Özgür Özberk) è in parte scettico sull'esperienza di Ayla ma dato l'insistenza della donna decide di ospitare una coppia di amici, assieme a un professore esperto del Corano e dei riti necessari a scongiurare le forze del male.

 

Esordio in regia per Arkin Aktaç, in seguito all'opera su altri due horror: Seytan-i racim (2013) e Kabir Azabi (2018). La sceneggiatura, opera del produttore e regista Murat Toktamisoglu, si attiene all'universo religioso arabo e islamico dal quale preleva una malvagia entità - che poi contraddistingue l'intera serie - definita Jiin (da cui il titolo Üç harfliler, ossia "tre lettere"). Nello specifico, la tipologia di Jinn (creatura disumana perfida e crudele, parte di una gerarchia associabile a quella dei demoni della religione cattolica) è quella detta "marid", citata anche nella Sura chiamata al-Saffat come shaytan. Preambolo necessario per meglio definire, agli occhi dello spettatore occidentale, il contenuto del film che diventa in questo modo un epigono de L'esorcista (William Friedkin, 1973), fatte le dovute distinzioni di tempi e spazi soprattutto geografici. Il soggetto è dunque semplice e ridotto all'essenziale, nello sviluppare il quale Aktaç si sbizzarisce in una serie di visioni spettrali e mostruose, con i quattro protagonisti accerchiati da questa spietata presenza che prende possesso, singolarmente, dei viventi costringendoli a "sdoppiarsi" (il corpo della vittima resta inerme o vive in uno stato alterato dopo essere transistato dal mondo reale a quello paranormale, solitamente una foresta o un bosco).

Penalizzato da un eccesso di effetti in computer grafica e da attori piuttosto poco in parte, Üç harfliler: Marid si trascina per circa 75 minuti in un continuo insieme di trovate da "tunnel dell'orrore", tra le quali le più efficaci sono quelle che puntano a mostrare occhi bianchi privi di iride, o quest'ultimo in alternato e veloce movimento all'interno del bulbo oculare. Dell'intero ciclo - oggi fermo al quinto capitolo - è quello meno riuscito anche se, paradossalmente, a capo della filiera di horror turchi destinata a risaltare per certa originalità.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Üç Harfliler 2: Hablis

  • Horror
  • Turchia
  • durata 104'

Titolo originale Üç Harfliler 2: Hablis

Regia di Murat Toktamisoglu, Özgür Bakar, Alper Kivicim

Con Funda Aksoy, Elvan Albat, Nuray Erkol, Ezgi Fidanci, Cansu Firinci, Feray Samay

Üç Harfliler 2: Hablis

Üç Harfliler 2: Hablis 

 

2015. All'interno di un ospedale una ragazza di nome Serpil subisce trattamento elettroconvulsivo e cura palliativa con psicofarmaci, per il contenimento di uno stato patologico delirante irreversibile. Il medico che ha in analisi la paziente la sottopone a periodiche sessioni terapeutiche, facendo anche uso dell'ipnosi nel tentativo di comprendere le origini della malattia.

2002. La famiglia Kara, composta dal padre Ahmet, la moglie Hatice, due figlie (Seval e Serpil) e il nonno Husseyn è al centro di una drammatica esperienza: Seval si comporta stranamente e sembra essere posseduta da un demone Jinn. Il comportamento della ragazza è influenzato dalla visita delle due sorelle in una casa al centro di riti magici, nella quale opera una strega.

 

"Pensi di essere solo quando sei sveglio e durante il sonno? Non puoi vederci, ma noi possiamo vederti: da sopra, da dietro, da destra e da sinistra. Siamo ovunque." 

 

Il produttore e cineasta turco Murat Toktamisoglu scrive la sceneggiatura del secondo capitolo di Üç Harfliler, nella realizzazione del quale  viene aiutato in regia da Özgür Bakar e Alper Kivicim. Basato su un fatto di cronaca (stando alle didascalie finali) e immerso in una cultura ovviamente mussulmana, realizza un horror piuttosto contorto ma mai privo di ritmo e caratterizzato da una buona regia. La struttura a sbalzi temporali (dal presente al passato e viceversa) contribuisce a rendere interessante una storia tutto sommato semplice ma che riesce, grazie anche al colpo di scena finale (con le cinque lapidi in vista), a intrattenere piacevolmente. Considerata una produzione sicuramente a basso budget, gli effetti speciali sono piuttosto efficaci anche se prevalgono quelli più semplici. Alla CGI (talvolta invadente), sono preferibili le contorsioni delle possedute, eseguite in maniera estremamente realistica e al limite delle possibilità umane. 

Talvolta retorico per l'insieme di elementi horror (non manca nemmeno un esorcismo eseguito all'ombra del Corano), Hablis resta comunque un onesto film dell'orrore in grado, almeno in due o tre circostanze, di fare il suo buon effetto.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Üç Harfliler 3: Karabüyü

  • Horror
  • Turchia
  • durata 87'

Titolo originale Üç Harfliler 3: Karabüyü

Regia di Alper Mestçi

Con Seda Oguz, Özay Fecht, Deniz Gündogdu, Metin Yildirim, Merve Ates, Yücel Tunca

Üç Harfliler 3: Karabüyü

 

Üç Harfliler 3: Karabüyü 

 

La famiglia composta dalla moglie Alev (Deniz Gündogdu), la piccola figlia Eda (Merve Ates) e il marito Birol (Yücel Tunca) si è trasferita in affitto nella casa di proprietà di Kadir (Metin Yildirim). Durante un incontro tra Alev e Dilek (Seda Oguz) - moglie di Kadir - in casa si presenta l'anziana madre di Kadir (Özay Fecht). E' una visita insolita e inattesa ma ben accettata dalle due donne che preparano un tè. Più tardi, dopo aver creato un contesto momentaneo di distrazione simulando uno svenimento, l'anziana donna con la scusa di avere accidentalmente infranto i bicchieri si appropria di quelli utilizzati da Alev e Dilek per bere. Giunta a casa, dopo aver prelevato con una sanguisuga il sangue al marito paralizzato, la madre di Kadir lancia una terribile maledizione praticando un rito di magia nera. Da quel momento Alev e Dilek diventano vittime di allucinazioni e di spettrali visioni, che coinvolgono Kadir e la piccola Eda. La madre possessiva di Kadir, già in passato era ricorsa alla magia lanciando un incantesimo che ha indotto alla follia Elif (Seda Oguz), sorella gemella di Dilek e un tempo fidanzata di Kadir.

 

Prima regia di Alper Mestçi al servizio del terzo capitolo di horror turchi ispirati da fatti di cronaca, poi esasperati cinematograficamente in uno sviluppo paranormale e magico, con entrata in scena di macabri riti occulti (davvero inquietanti a dire il vero) e creature spaventose, sorta di doppi infernali dei viventi. La storia è molto semplice ma Mestçi riesce ad imbastire un film dalle atmosfere opprimenti e angoscianti, utilizzando con buona tecnica quanto la produzione mette a disposizione. Ben girato, con attrici graziose e convincenti ed effetti speciali agghiaccianti, Karabüyü scorre velocemente nel terreno della superstizione che qui ha l'aspetto di oggetti maledetti (i bicchieri), collegati in qualche maniera alle vittime dei sortilegi.

La sceneggiatura, sempre opera di Mestçi, non è particolarmente brillante e originale ma nel complesso il film assume un aspetto terrificante in virtù di un montaggio serrato ed efficace, in grado di rendere più inquietanti le varie dissolvente o i punti macchina atipici (ottima, in questo senso, la sequenza con Elif nella grotta mentre si scatenano effetti paranormali). Come in tutta la serie è presente anche qui la figura marginale e limitata di una medium (assai macabra per lo sguardo e per la conformazione degli occhi) che tenta di risalire al motivo delle allucinanti visioni di cui soffre Alev. Un horror efficace e ben costruito, assieme a Beddua il migliore del lotto.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Beddua: The Curse

  • Horror
  • Turchia
  • durata 90'

Titolo originale Üç Harfliler: Beddua

Regia di Alper Mestçi

Con Beyzanur Mete, Esma Soysal, Serife Ünsal, Gizem Takma, Nuray Erkol, Vural Ceylan

Beddua: The Curse

Beddua: The Curse

 

Osmangazi, Bursa (Turchia). Ayla (Gizem Takma), Eda (Serife Ünsal) e Burku (Esma Soysal) sono tre giovani amiche sconvolte da un tragico incidente: assieme alla coetanea Melek (Beyzanur Mete), dopo essere giunte in prossimità di una casa che si dice maldetta, sono state vittima dell'aggressione di Havel (Nevin Efe), una vecchia strega che - secondo il detto popolare - pratica rituali occulti per riportare in vita i due figli piccoli persi a causa della tubercolosi. Melek ha subito un'offesa al cervello e, da allora, è rimasta paralizzata. A distanza di anni dal drammatico avvenimento, le tre ragazze vivono inquietanti esperienze, via di mezzo tra sogno e realtà. L'apparizione di Havel, sempre in coppia con Melek, terrorizza ciascuna di loro. I genitori di Melek decidono di rivolgersi ad un "guaritore", sorta di sciamano che identifica nella ragazza invalida una rancorosa necessità di vendetta. Perché e contro chi?

 

Se si vuole vedere un horror ben costruito, in grado di far trattenere il fiato per tutta la durata e sorprendere con un finale inatteso, occorre volgere lo sguardo verso cinematografie generalmente escluse dal circuito di distribuzione. Tipo questa produzione turca, che non avrebbe comunque mai avuto modo - Covid a parte - di raggiungere le nostre sale. L'evoluzione dell'ultimo anno impone di trovare vie alternative e, miracolosamente, dal circuito streaming fanno la comparsa anche piccole perle, tipo questo Beddua. E' cinema povero, girato in ambienti modesti, ma in grado di sorprendere per la cura del dettaglio, sia in termini tecnici (notevoli effetti speciali e agghiaccianti accompagnamenti sonori) che artistici. Il parco attrici (di una bellezza incantevole per chi apprezza le ragazze con capelli corvini) se la cava con gran classe. La fotografia è decisamente efficace e contribuisce parecchio a valorizzare, con tonalità verde, rosso e blu, la macabra atmosfera.

Va aggiunto che siamo di fronte ad un'opera di Alper Mestçi, cineasta turco sconosciuto in occidente ma dalla lunga e interessante attività, iniziata sin dal 2005, come sceneggiatore e regista. Beddua: The curse (Üç Harfliler: Beddua) rientra nel ciclo "Tre lettere", composto attualmente da un film precedente (Üç Harfliler: Karabüyü, 2016) e da uno successivo (Üç Harfliler: Adak, 2019). Mentre in mezzo Mestçi ha diretto ben sei film della serie Siccin ed è attualmente all'opera sul progetto Mahlûkat. Un cineasta esperto di cinema horror, di origine turca, che meriterebbe un adeguato approfondimento.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Üç Harfliler: Adak

  • Horror
  • Turchia
  • durata 91'

Titolo originale Üç Harfliler: Adak

Regia di Alper Mestçi

Con Sebahat Adalar, Ali Aydogan, Ramazan Demir, Begüm Koyçiç, Simge Uluer, Ceren Yilmaz

Üç Harfliler: Adak

Üç Harfliler: Adak

 

Colpito accidentalmente da una fucilata mentre è a caccia assieme all'amico Metin, Salih è costretto a vivere come invalido, con i proiettili conficcati nel cervello. Non è passato nemmeno un mese da quando è avvenuto il tragico incidente quando Metin abbandona la sua ragazza, Arzu, per mettersi assieme a Sermin, fidanzata di Salih. La madre di Salih lancia una maledizione - con pupazzi e fotografie in stile voodoo - sui tre ragazzi, ritenendoli responsabili per la pietosa condizione del figlio.

 

Quinto e ultimo, ad oggi, capitolo del ciclo di horror turchi definito "Tre lettere", iniziato nel 2010 con Harfliler: Marid nonché terzo scritto e diretto da Alper Mestçi. Ancora una volta la struttura segue una composizione classica, che contraddistingue l'intera serie: didascalia iniziale con riferimento ad avvenimenti realmente accaduti (probabilmente alla base sta un fatto di cronaca nera), tradimento dei migliori amici, intervento di un esperto di riti occulti (qui indicati come appartenenti alla magia rossa) e una valanga di apparizioni spettrali di viventi. Anche in questa circostanza, come accadeva nel precedente Üç Harfliler: Beddua, ognuno dei tre ragazzi presente sul luogo dell'incidente (che alla fine si scopre non essere casuale) è vittima di allucinazioni che si pongono a metà strada tra sogno e realtà. Metin, Arzu e Sermin - oltre a vivere un rapporto contrastato per via di una nuova relazione di coppia che si lascia alle spalle due tradimenti - sono così destinati ad apparire sottoforma di zombi l'uno all'altro, spesso in compagnia dell'invalido Salih.

Meno riuscito di Bedda, Üç Harfliler: Adak mantiene però una malsana e decadente astmosfera, dovuta principalmente alla discreta regia di Alper Mestçi e a una colonna sonora da incubo, nella quale un sinistro gorgoglio, quando non un vero e proprio barbugliare incomprensibile, accompagna in sottofondo i momenti topici. Interessanti anche le scenografie, con interni curati e resi di qualità grazie a tocchi di inatteso buongusto, tipo una stanza con quadri tra i quali risalta "Saturno e i suoi figli" di Francisco Goya.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Siccîn

  • Horror
  • Turchia
  • durata 96'

Titolo originale Siccîn

Regia di Alper Mestçi

Con Merve Ates, Toygun Ates, Pinar Caglar Genctürk, Aydan Cakir, Yüksel Cakir

Siccîn

Siccîn

 

La giovane e graziosa Öznur (Ebru Kaymakci), dopo aver vissuto un esperienza di amore con il cugino Kudret (Koray Sahinbas), rimane incinta e viene malamente abbandonata dall'uomo che ne provoca - picchiandola - la morte del figlio. Öznur, gelosa del matrimonio di quest'ultimo, decide di operare al fine di allontanare Kudret dalla moglie Nisa (Pinar Caglar Genctürk). Al fine di ottenere il suo obiettivo, Öznur coinvolge uno stregone per lanciare una maledizione verso la sposa e tutti i suoi consanguinei - la piccola figlia cieca (Merve Ates) e l'anziana madre invalida - destinati a morire entro cinque notti.

 

"Tutte le cattive azioni compiute intenzionalmente o accidentalmente saranno ricordate. Pagheremo i debiti dei nostri peccati, qui come nell'altro mondo." (Sijill, dal Corano, Surah 83)

 

Classico e forse tra i più famosi horror turchi a livello internazionale, diretto da Alper Mestçi, realizzato dallo stesso staff tecnico che parallelamente lavora alla serie gemella Üç Harfliler (cinque titoli girati tra il 2010 e il 2019). Il successo del film garantisce una continuità produttiva che si protrae sino al 2019, con un titolo realizzato a cadenza annuale sino ad arrivare a sei capitoli. Sono tutti lungometraggi particolarmente curati, opera del produttore Muhtesem Tözüm (studio "Muhtesem Film"). Anche in questa occasione una didascalia iniziale avverte che la storia è ispirata a fatti realmente accaduti e, di nuovo, per una questione di gelosia e vendettta, qualcuno (Öznur) decide di lanciare una maledizione contrastata in seguito da un esperto occultista e destinata a tornare al mittente con effetto boomerang. Siccîn (in Kurmanji traducibile come violento o veemente) è una storia semplice e circoscritta al genere, proprio per questo efficace grazie anche alla solida direzione di Alper Mestçi, che si conferma essere regista di qualità e particolarmente a suo agio nel rappresentare visivamente cerimonie macabre, tipo l'impressionante "maledizione del maiale" che prevede l'esecuzione di un rito consistente nell'incidere versi del Corano su una tibia di cadavere, poi avvolta negli intestini dell'animale. 

Per quanto la sceneggiatura si sviluppi in un contesto religioso musulmano, gli effetti sono del tutto accostabili a quelli di un horror occidentale, così che il Jinn evocato appare ai nostri occhi come uno qualunque dei demoni descritti nella gerarchia infernale dalla religione cristiana ortodossa. E le funzioni liturgiche (con dichiarazione riportata nella citazione d'apertura) hanno effetto di rendere credibili - a qualunque latitudine del nostro pianeta - la morale e i precetti delle varie religioni, che presentano comunque una base comune. Le riprese dinamiche e movimentate, i suggestivi effetti acustici e la totale immersione nel mondo del paranormale ne fanno titolo assolutamente consigliato ai patiti del genere. Un elemento centrale, inoltre, rende particolarmente significativo il tentativo di evidenziare la condizione della donna in Turchia, sottomessa ai capricci e ai voleri dell'uomo (Kudret non solo ha avuto un figlio in una relazione extraconiugale, ma ha provocato la morte del bambino indesiderato e la stessa condizione di cecità della figlia naturale). Siccîn è un horror d'effetto, sicuramente in grado di garantire 90 minuti di buon cinema.

 

Curiosità

 

Sijjin è il nome di un testo religioso che elenca i nomi dei dannati e simboleggia un luogo di detenzione delle anime, situato nel più profondo dell'inferno.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Siccîn 2

  • Horror
  • Turchia
  • durata 86'

Titolo originale Siccin 2

Regia di Alper Mestçi

Con Bulut Akkale, Efsun Akkurt, Mana Alkoy, Acelya Alver, Ege Ariav, Ece Baykal

Siccîn 2

Siccîn 2

 

Yenice Çanakkale (Turchia). Adnan (Bulut Akkale) e Hicran (Seyda Terzioglu) sono felicemente sposati, tuttavia quando il figlio Birol, di soli due anni, muore travolto da un armadio nella sua cameretta, Adnan si allontana dalla moglie ritenendola responsabile di aver trascurato il bambino. Hicran, straziata dal rimorso, dopo tre settimane dalla tragedia inizia ad avere visioni spettrali e incubi animati dalla presenza di parenti, tra i quali anche la defunta zia Zehra (Seda Oguz), massacrata dal marito - depresso per essersi impoverito con il gioco d'azzardo - assieme a due figlie piccole. Su consiglio di un'amica, Hicran si rivolge a un occultista che intravede essere in atto un incantesimo di magia nera.

 

"Ti racconterò tutto, ma non spaventarti: sei sotto l'effetto della magia nera. Un incantesimo chiamato 41 punti. E' difficile sia lanciarlo che romperlo. Non è facile farlo per un uomo comune. Chi ha lanciato l'incantesimo deve avere familiarità con la magia nera e deve anche essere malvagio, implacabile, con un cuore di pietra. E' un tipo di magia nera molto forte. Chi ha lanciato questo incantesimo si è avvalso della collaborazione di malvagi diavoli che meritano di bruciare all'inferno. Il responsabile è un parente di 2° grado, sorella di tuo padre o di tua madre. L'incantesimo di 41 punti è realizzato con 41 diverse intenzioni. Dio solo sa quale è stata indirizzata a te." (Hicran ascolta con orrore il responso del veggente) 

 

Cimitero di Issiz Cuma, posto reale che si dice - nelle didascalie iniziali - essere stato in parte fonte di ispirazione della raggelante storia alla base di Siccîn 2. Una storia che viene spacciata (con poche probabilità di realismo) del tutto vera, dopo aver opportunamente modificato i nomi dei protagonisti. Sappiamo bene che è il solito motivo per attirare attenzione attorno al film ma anche se si tratta di una sicura menzogna, quel che conta è il risultato. Ancora una volta Alper Mestçi centra in pieno l'obiettivo e realizza - dopo averne scritto la sceneggiatura assieme a Ersan Özer - un horror da far tremare i polsi e al tempo stesso rizzare i capelli. Nel cimitero citato, quello di Issiz Cuma, viene adagiato il piccolo corpicino di Birol e sarà teatro delle scene più drammatiche e strazianti, quando - separatamente - madre e padre (quest'ultimo incapace di sopportare il peso della perdita, deciderà di raggiungerlo) si recano a rendergli omaggio, non riuscendo ad accettarne la prematura dipartita.

Il tema degli affetti che dovrebbero essere più profondi, dei legami più intensi (tra padre, figlio, madre, nonna, sorella e ovviamente coniuge) è quello che percorre come un filo invisibile l'intera sceneggiatura, ponendosi però con valenze dualistiche e antitetiche (amore e odio), come rivela l'agghiacciante finale durante il disvelamento della malvagia (e insospettabile) persona che ha lanciato l'incantesimo (in maniera viscida, con una bambola feticcio che avrebbe invece dovuto garantire un parto con figlio maschio all'aspirante madre). Le diavolerie messe in scena potrebbero risultare le solite (malocchio e spettrali apparizioni in salsa J-horror), ma la storia non solo è originale (anche sotto l'aspetto, quasi da giallo, del whodunit), quanto diretta magistralmente da Mestçi che si avvale di un ottimo staff tecnico (costumi, scenografie, luci ed effetti speciali) e artistico (bravissimi tutti i protagonisti, in particolare Seyda Terzioglu e Bulut Akkale). Con le sue spaventose manifestazioni  - che comprendono streghe incappucciate e nerovestite, una casa infestata al cui confronto quella di Amityville pare un santuario, insetti e riti macabri, fantasmi - e un lavoro sonoro da cardipalma (elemento tipico delle produzioni dello studio "Muhtesem Film"), questo Siccîn 2 è film da spaventi garantiti, che finisce per intimorire forse più lo scettico che non il superstizioso. Si poteva, da parte degli autori, forse evitare di iniziare con scene del primo film, del tutto arbitrarie e scollegate alla storia e di aggiungere in coda l'improbabile excipit della superstite (che sarebbe rimasta per ben due mesi in casa con il fantasma del marito e del figlioletto, per poi - una volta uscita - farsi una nuova vita con il primo venuto). 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Siccîn 3: Cürmü Ask

  • Horror
  • Turchia
  • durata 110'

Titolo originale Siccîn 3: Cürmü Ask

Regia di Alper Mestçi

Con Büsra Apaydin, Elif Baysal, Nevin Efe, Deniz Gündogdu, Adnan Koç

Siccîn 3: Cürmü Ask

Siccîn 3: Cürmü Ask 

 

Sedat e Kahder, fratello e sorella, vivono una vita felice con il loro amico d'infanzia Orhan. Nel tempo, il legame di parentela del trio è ulteriormente rafforzato dall'unione di Orhan e Kahder in matrimonio. Sedat, dopo essere rimasto vedovo, si occupa del figlio Mehemet mentre Orhan, a capo di un'officina meccanica, un giorno licenzia un operaio sopreso a fumare in ambienti a rischio d'incendio. L'uomo, disperato, si toglie la vita. La moglie del suicida aggredisce Orhan considerato responsabile per la sua morte, lanciandogli una maledizione. La conseguenza è quella che vede Kahder, Mehemet e Sadat subire incidente automobilistico. La fede di Orhan viene messa a dura prova nel suo disperato tentativo di salvare la sua sanità mentale facendo un patto con il diavolo, tutto in nome dell'amore.

 

Notevole terzo capitolo di una serie che dimostra di essere sempre originale pur nella ripetizione di un plot tutto sommato comune a ogni capitolo: per cause di odio e vendetta qualcuno fa appello alla magia nera al fine di vendicarsi. L'intrigo viene svelato da un professore di religione, esperto di riti occulti, ma questa volta gli autori della bella sceneggiatura - Bekir Acar e Alper Mestçi - optano per un finale a sorpresa che ricorda (senz'altro involontariamente) il nostro Buio omega (Joe D'Amato, 1979).

Nel rispetto dei predecessori, Cürmü ask ("maleficio d'amore") risalta per una cinematografia di altissimo livello, contraddistinta da un'ottima fotografia, riprese ed effetti speciali di notevole impatto e per la cura - tipica degli horror turchi prodotti dalla "Muhtesem Film" - al reparto sonoro, composto da suggestivi e inquietanti effetti acustici, pressoché presenti senza soluzione di continuità. Siccîn 3, sorta di straziante e spaventosa Love story (Arthur Hiller, 1970) in chiave horror, riesce a mantenersi sul livello medio-alto nel genere, grazie anche a interpreti in grado di affrontare tematiche demoniache in maniera convinta e convincente.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Siccîn 4

  • Horror
  • Turchia
  • durata 93'

Titolo originale Siccin 4

Regia di Alper Mestçi

Con Mirza Metin, Yasemin Kurttekin, Sebahat Adalar, Yasemin Büyükagaolu, Mana Alkoy

Siccîn 4

Siccîn 4

 

A causa di problemi finanziari, la famiglia di Halil (Mirza Metin) - composta dal marito, la moglie Feyza (Yasemin Kurttekin), la figlia Hilal (Merve Ates) e il più piccolo (e muto) Omer (M. Salih Gönültas) - si trasferisce a casa della madre Saadet (Yasemin Büyükagaolu). L'anziana donna è gravemente ammalata e viene costantemente seguita dalla vicina Rahime (Sebahat Adalar). Ma Saadet non vive da sola. La vecchia casa di Saadet, che è anche la tomba del marito defunto, è popolata da esseri provenienti da un'altra dimensione. I primi ad avvertire la presenza di entità estranee sono Omer e lo stesso Halil, ossessionati entrambi da incubi terrificanti. Halil, per coprire i debiti, cerca in tutti i modi di entrare in possesso del denaro appartenente alla madre, scoprendo una stanza in cantina, opportunamente blindata. L'atteggiamento ambiguo di Rahime induce Halil a seguirla solo per scoprire che la donna in realtà non ha più frequentato la casa da tempo, ovvero da quando è stata coinvolta da Saadet nel tentativo di curare il marito tramite un rito di magia che ha aperto le porte alle entità demoniache.

 

Narrato tramite memorie trascritte su un diario dalla piccola Hilal, Siccîn 4 - sempre sceneggiato e diretto da Alper Mestçi - tenta un diversivo rispetto allo standard della serie. Questa volta infatti nessuno ha lanciato una maledizione, al contrario: la magia sarebbe dovuta servire a fin di bene, curando il marito ammalato di Saadet. Per effetto collaterale però, il rito richiama da una dimensione parallela entità malvagie, che costringono l'uomo apparentemente guarito a chiudersi nel basamento per vivere una relazione con un  demone femminile (dal quale ha avuto persino un figlio).

La storia è piuttosto complicata e di difficile comprensione se non fruita da un pubblico musulmano ma ancora una volta le buone interpretazioni (eccezionale il lavoro di Mirza Metin), l'ottima cinematografia e gli effetti terrificanti hanno il sopravvento sugli eventi che, comunque, si possono sintetizzare nell'eterno e universale dramma di una famiglia in crisi economica, costretta ad appoggiarsi all'anziano genitore sopravvissuto. Anche il tema secondario della perdita (Saadet si rivolge alla magia per guarire il marito) ha un suo peso fondamentale, essendo di fatto causa principale dell'infestazione. Forse meno riuscito, soprattutto a causa di un finale in stile "esorcistico" piuttosto criptico, Siccîn 4 rimane un horror in grado di garantire 90 minuti di sano intrattenimento. Un film sicuramente apprezzabile da parte degli appassionati del genere.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Siccîn 5

  • Horror
  • Turchia
  • durata 92'

Titolo originale Siccin 5

Regia di Alper Mestçi

Con Merve Ates, Selim Aydin, Ece Baykal, Aslin Su Divrik, Pinar Gülkapan, Özgür Hacier

Siccîn 5

Siccîn 5

 

Hale (Merve Ates) vive con sua madre, una nonna depressa e la zia Azra in una casa storica e misteriosa a Nevsehir. Il padre di Hale, scomparso prima che lei nascesse, non è mai stato ritrovato. Durante una terribile notte, Hale sogna suo padre - che non ha mai conosciuto - mentre la invita in una vecchia casa nel villaggio di Karain, appartenuta al nonno. A seguito di questo allucinante incubo, Hale inizia a vivere esperienze paranormali. 

 

Alper Mestçi è ancora alla regia (e in sceneggiatura) del quinto capitolo della saga horror turca ricca di spunti e trovate visive assolutamente uniche. Questa volta, alla base della storia, è una località contraddistinta da un alto tasso di malati incurabili, dovuto ad una anomala proliferazione di tumori. E proprio per scampare alla morte un essere umano aggredito dal cancro, i familiari arrivano a fare un patto con i demoni sacrificando la parente Azra in cambio della guarigione. Da questo evento centrale Mestçi sviluppa la narrazione allargando il tiro verso la piccola Hale, entrata in contatto con una di queste diaboliche entità che si manifesta tramite una bambola posseduta.

La presunta ispirazione arriva forse davvero da un fatto realmente accaduto, anche se l'eccesso di manifestazioni e spaventose epifanie deragliano chiaramente il film verso la direzione fantastica. Senza mai perdere un colpo Siccîn 5 viaggia spedito nel genere horror, questa volta del tutto generico essendo lasciata a margine la religione musulmana in favore di un complotto terrificante, che vede la predestinata vittima di un patto infernale e condannata al trapasso (forse peggio, alla dannazione) dagli affetti più cari (padre, madre, sorella e fratello). Il finale lascia tirare un sospiro di sollievo, essendo fortunatamente positivo e ottimista. Nella media del ciclo, cioè di alta qualità, appaiono regia, fotografia ed effetti speciali. Leggermente in lieve difetto invece l'interpretazione della piccola Merve Ates, sorta di anomalia che risalta, a causa di una capigliatura bionda, anche per via di un look più occidentale. 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Siccîn 6

  • Horror
  • Turchia
  • durata 95'

Titolo originale Siccin 6

Regia di Alper Mestçi

Con Merve Ates, Adnan Koç, Dilara Büyükbayraktar, Fatih Murat Teke, Sibel Aytan

Siccîn 6

Siccîn 6

 

Dopo la morte del padre, Yasar (Fatih Murat Teke) diventa legittimo erede attirandosi le antipatie della matrigna. Yasar inoltre si trova improvvisamente sotto le attenzioni della cognata Canan (Sibel Aytan), che vive nella stessa casa e si è innamorata di lui. E proprio nella loro abitazione iniziano a verificarsi strani eventi. Le cose si complicano quando la figlia adottiva Efsun (Merve Ates), mentalmente disturbata, sembra subire un influsso negativo a causa di due gemelle, partorite dalla matrigna.

 

"Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso ti guarda dentro."

 

"Ogni luce che accendi nelle tenebre produce un'ombra. Se non vuoi vedere l'ombra, devi spegnere la luce."

 

Nelle immagini di apertura assistiamo a un breve riassunto di Siccîn 3, con sequenze di Orhan (Adnan Koç) e Kahder. Infatti la serie a questo punto è diventata un ciclo e il film segue una trama articolata e di difficile comprensione se non si è visto il film precedente. Ancora una volta l'orrore affrontato da Alper Mestçi (sempre regista e sceneggiatore) è generato dall'odio dei parenti più stretti: la piccola Efsun, interpretata dall'inquietante Merve Ates (presenza fissa della serie), finisce al centro di una tresca impensabile, che vede agire contro di lei matrigna e zia. Motivo scatenante, a causa di una droga fatta ingerire - con finalità omicida - quotidianamente nei pasti e nelle bevande della bambina, dell'apertura di una porta che permette a un'entità malvagia chiamata Yezidrah di entrare in questo mondo. 

Orhan ha funzione da deux ex machina, finendo per essere autore di un esorcismo (al pari di quanto accadeva nel capitolo 3). Inserito nella continuità del ciclo, Siccîn 6 rappresenta il classico horror turco di altissima qualità tecnica (ossia con effetti speciali, trucchi, accorgimenti sonori impeccabili e, in genere, un'ottima cinematografia) ma a livello di sceneggiatura appare un pò troppo contorto e con continui e inarrestabili effetti speciali terrificanti. Tra incubi e apparizioni spettrali, non passa un minuto senza che sullo schermo appaiano mostruose epifanie. Fatte benissimo e con alcune trovate visionarie davvero originali ma forse un pò troppo esagerate per quantità, almeno in questo contesto.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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