“Addio, Russia stracciona...” (M. Ju. Lermontov, 1814 - 1841). Talenti (e i loro discendenti) fuggiti - per andare a fiorire altrove - da un Paese (prima zarista, poi comunista) che straziava la propria gente e che avrebbe spazzato via la sua intelligencija. Ispirata dalla lettura della bellissima autobiografia di Nina Berberova, “Il corsivo è mio”, e dedicata, oltre che idealmente a tutti/e i/le russi/e di valore - presenti, passati e futuri -, a spopola, che mi ha esortato a scriverla.
All’anagrafe Issur Demsky, figlio di una coppia di ebrei (bielo?)russi poverissimi in fuga dall’antisemitismo virulento dell’ultimo zarismo (quando spadroneggiavano squadracce di picchiatori e assassini come “I Cento Neri”). L’ascendenza “cosacca” - come avrebbe detto impropriamente Mameli - si vede molto, soprattutto nei capelli e nel tipo fisico. Ha recitato nei panni di un russo una volta soltanto.
Collaboratrice di Konstantin Stanislavskij e celebre insegnante di recitazione (tra i suoi allievi, Stella Adler e Lee Strasberg del futuro “Actor’s Studio”), esule dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Come attrice, la ricordo nonna di Charles Boyer in “Un grande amore” (la versione originale della storia di “Un amore splendido”), ne “Il ponte di Waterloo” (dove, a quanto pare, recitò in un ruolo molto simile alla sua vera personalità) e bardata in maniera esilarante per “Tarzan e la Regina delle Amazzoni”.
Nipote dello scrittore, grande regista e uomo di teatro (collaboratore di Stanislavskij e modificatore del suo metodo), espatria nel 1928 dopo vari scontri con l’establishment sovietico, prima in Germania poi negli Stati Uniti, dove continua a dirigere, recitare e insegnare: ha per allieve/i molte star (tra cui Ingrid Bergman). Al suo fianco comparirà nel bellissimo ruolo, recitato con grande spirito, dello psichiatra Brulov nel film hitchcockiano “Io ti salverò”.
Siberiano (e quindi un pochino fuori posto in questa playlist), figlio però di una donna rom-russa (con una goccia di sangue mongolo) e di un russo di padre svizzero, emigra in Francia da ragazzino negli anni Trenta e poi negli Stati Uniti, dove diventa allievo di Michael Chekhov.
Genitori russi ma non solo. La madre, Nadia Benois, era una scenografa, appartenente a una famiglia artisticamente illustrissima (e che molto ha fatto anche alla Scala di Milano, ad esempio). Il padre, tedesco di nazionalità ma russo di famiglia, era un militare. La coppia emigrò in Inghilterra quando il figlio non era nemmeno nato (1921). Ustinov per altro parlava russo benissimo e lavorò in Russia a più riprese, come giornalista e regista teatrale.
Vero cognome: Mironov. La famiglia paterna è russa e nobile (il nonno si trovava a Londra allo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre e la famiglia lo ha poi raggiunto). La Mirren ha recitato un paio di volte in ruoli di russa (e fisicamente va benissimo, specie la forma degli occhi. Non se la cava male nemmeno con la lingua, a giudicare da “Il sole di mezzanotte”, sebbene non la parli nella vita).
Ebbene sì :-): la nonna materna, Elena Smirnova, è nata in Russia, da dove è fuggita piccolissima coi genitori alla volta della Germania all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre, per poi emigrare con marito e figlia negli Stati Uniti negli anni Cinquanta. Secondo altre fonti, anche un/’ altro/a tra i suoi nonni/e sarebbe russo/a. Più che il russo, nel Leonardo si vede il tedesco, ma qualche volta la steppa salta fuori, come ad esempio in”The Departed”.
Un'osservazione casuale di una parente mi ha fatto ricordare un nome importante, quello di Natalie Wood: al secolo Natalia Zakharenko (nome poi cambiato in "Gurdin"), figlia di genitori russo-ucraini e bilingue russo-inglese, celeberrima interprete di film come "Gioventù bruciata", "Splendore nell'erba", "Questa ragazza è di tutti" e di una russa in "Meteor", (una delle sue ultime apparizioni prima della prematura scomparsa).
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