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Le notti Bianche - Romanzo sentimentale di Evelyn ed il sognatore
di Utente rimosso (pgll) ultimo aggiornamento
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Le notti Bianche - Romanzo sentimentale di Evelyn ed il sognatore

Parafrasando Umberto Eco – ci sono momenti di grande eccitazione intellettuale dove si possono avere visioni di libri mai scritti. Ma si possono avere anche visioni di libri già scritti che con la nostra fantasia si commissionano in una versione tutta nuova e personale. Ecco dunque “Le notti Bianche - Romanzo sentimentale di Evelyn ed il sognatore” di Fedor Michailovic Dostoevskij / James Joyce e pgll (più qualche altro autore sparso qua e là)


Evelyn camminava sul Nevskij, era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani. Era felice … il suo cuore era ricolmo d’amore per coloro che l’amavano, Come il Nevskij che si butta nel mare da esso prende vigore e ad esso ne dà. Canticchiava, godendo di quell’istante lieto tutto per sé. Ma ecco che da un lato, appoggiato alla ringhiera del canale, vide un uomo; aveva i gomiti sull'inferriata e fissava con molta attenzione, mi sembrò, l'acqua torbida. Egli si voltò, sorrise e con disinvoltura disse: “Esiste qualcosa di inspiegabilmente commovente nella nostra natura pietroburghese quando, con il sopraggiungere della primavera, mostra ad un tratto tutta la sua potenza, tutte le forze datele dal cielo per ricoprirsi, abbellirsi, colorarsi di fiori...” Nulla le parve più appropriato, amava la sua città. E quella osservazione posta con tanta grazia, fu il preludio di una lunga conversazione, nella quale lo stupore di un comune modo di vedere e sentire sgomentò sia Evelyn che il suo interlocutore. L’uomo, un sognatore si definì, le confidò che fin dal mattino un'improvvisa angoscia l’aveva tormentato. Ad un tratto ebbe addirittura l'impressione che tutti volessero abbandonarlo. Evelyn rise …"Non irritatevi; io rido solo perché voi siete nemico di voi stesso”.  Oh, voi avete indovinato fin dal primo momento!", pensò l’uomo esaltato dall'intelligenza della ragazza: questa non nuoce mai alla bellezza. "Sì, fin dal primo sguardo avete capito con chi avevate a che fare”…. Ma ecco che già albeggiava … era ora di rincasare per entrambi. L’uomo disse “Sicuramente domani ritornerò qui, proprio qui, in questo posto, e proprio a quest'ora”. D'accordo", disse la ragazza, "anch'io verrò qui domani. Ma verrò solo ad un patto: non vi dovete innamorarvi di me... Vi assicuro che non è possibile. Sono pronta a darvi la mia amicizia, eccovi la mia mano... Ma innamorarsi non è possibile, vi prego!". "Ve lo giuro!", esclamò l’uomo "Basta, non occorre giurare, so benissimo che siete capace di prendere fuoco come polvere” disse Evelyn. E poi aggiunse "Dormite bene; buona notte, e ricordate che vi ho dato la mia fiducia. Poco fa l'avete detto così bene, che bisogna rendere conto di ogni sentimento”

A breve fu di nuovo notte, e sul lungofiume Evelyn e il sognatore si ritrovarono ancora a discorrere del mondo e di sé. “Oh,Evelyn, Evelyn, voi non sapete che mi avete riconciliato per lungo tempo con me stesso?” Disse lui … “In quei momenti io comincio già a credere che non sarò più capace di vivere una vita vera; mi sembra di aver perduto ogni connotazione, ogni senso della realtà, della verità. Ecco che alla fine mi maledico e, dopo le mie notti passate a fantasticare, arrivano per me momenti di sobrietà che sono terribili.” La ragazza capiva e si struggeva per lui, e come lui sentiva come intorno a se rintronava e girava la folla avvolta da un vortice di vita. E le loro anime chiedevano e desideravano qualcosa di diverso... Più volte l’uomo chiese “Raccontatemi di voi Evelyn, della vostra vita, rendetemi partecipe delle vostre gioie e dei vostri affanni” Ma lei … “ Non posso, sappiate solo che nel mio cielo il sole splende caldo e luminoso, le nuvole le ho scacciate. Non chiedetemi altro, non posso, non posso veramente”. E l’uomo, quasi stordito dalla serenità e dalla profondità della fanciulla si rese conto che le sue notti insonni stavano ora passando come un lampo in una sconfinata felicità e allegria. Mentre Evelyn, stupita dalla immediata confidenza e dal sentire così affine, vedeva le proprie notti dilatarsi all’infinito nel dubbio.

Oramai ad Evelyn sembrava di pensare solo a quegli incontri sul lungofiume e un turbamento sconosciuto e pericoloso cresceva in lei. E non sapeva dargli un nome. Era come un brivido di vita racchiusa nelle parole. Un sconvolgente riconoscere se stesso nell’altro. Ed anche per l’uomo era lo stesso, Evelyn lo sapeva. Ma non voleva ammetterlo, non poteva ammetterlo perchè avrebbe voluto dire rinunciare a lui. Perché lui non poteva amarla, ma lei già intuiva il suo amore, perché il sentimento non si frantuma, ma si concentra...

Arrivò una nuova notte … Evelyn ed il sognatore non sapevano di che cosa parlare; ridevano, piangevano, dicevano mille parole sconnesse e senza senso; ora camminavano sul marciapiede, ora tornavano improvvisamente indietro e attraversavano la strada. Poi si fermavano, e di nuovo tornavano sul lungofiume; si comportavano come due bambini... Ma non erano bambini ed Evelyn questo lo sapeva molto bene.  “Adesso, diletta Evelyn” – disse l’uomo – “noi ci incontriamo di nuovo dopo una così lunga separazione, perché è da molto che io vi ho conosciuta, perché è da tanto tempo che cercavo qualcuno, e questo incontro è un segno che cercavo proprio voi e che ci era destinato di incontrarci ora. Adesso nella mia testa si sono aperti mille torrenti e io devo rovesciare fuori fiumi di parole, altrimenti soffoco. E così vi prego di non interrompermi, Evelyn, e di ascoltarmi, rassegnata e docile, altrimenti dovrò soffocare. Come la gioia e la felicità rendono l'uomo sublime! Come sussulta il cuore per l'amore! Sembra che lo si voglia riversare tutto in un altro cuore, si desidera che ogni cosa sia allegra, che ogni cosa rida. E come è contagiosa questa gioia! Evelyn io ho un fuoco dentro e so che lo stesso è per voi. Un bacio, un bacio soltanto!”

Il turbamento della povera ragazza fu così grande che non riuscì a proferir parola, appoggiò la testa sulla spalla dell’uomo, e scoppiò in un pianto dirotto. Solo quando infine smise di piangere, si asciugò le lacrime e ripresero a passeggiare. "Ecco", cominciò Evelyn con voce flebile e tremante, ma nella quale improvvisamente risuonò qualcosa che penetrò dritto nel cuore del sognatore, causando una pungente sofferenza, "non dovete pensare che io sia così incostante e capricciosa, vi avevo messo in guardia di non amarmi, perché ecco ora ve lo devo proprio dire, il mio cuore non è libero e non lo sarà mai. Giuro davanti a Dio che non a lui non sono stata mai infedele, prima d’ora nemmeno con il pensiero. E non riuscirei ad esserlo nemmeno adesso, nemmeno con voi. Nemmeno per un bacio. Ora, solo ora che vi ho incontrato lo comprendo pienamente, fa parte di me … chiamatela onestà, o responsabilità, o senso profondo del bene e del male …. E se il mio amore lo scoprisse? Lui, che mi ha strappata dalle tenebre e dal deserto, lui che mi illumina ogni giorno… Dio mio non oso neppure immaginarlo! Morirei. E se anche non venisse mai a saperlo, di questo bacio, lo saprei io e mi ucciderebbe comunque, corroderebbe la mia anima. No, non posso e non voglio, ne sono certa!”

Giù per il viale, riusciva a sentire una organetto da strada suonare. Evelyn conosceva quella musica straniera che doveva essere arrivata per ricordarle della promessa fatta. Un brivido la scosse e tutti i mari del mondo inondarono il suo cuore. Proseguì “ Ma non vi ho mai mentito mio caro amico, proprio no! Tutti quanto ci siamo detti, i nostri sentimenti, erano reali ed io vi ringrazio per questo vostro amore. Nella mia memoria si è impresso come un dolce sogno. Ricorderò per sempre il momento in cui, mi avete aperto il vostro cuore e avete accettato in dono il mio. Custodirò la vostra memoria, le sarò fedele, non la tradirò, e sono certa voi farete lo stesso per me”. Ansimava quasi, il suo parlare era un sussurro e l’uomo le strinse la mano come ad incoraggiarla “Ma dovete lasciarmi andare, ve ne prego, non incontriamoci più, non mi cercate più” Ed il sognatore realizzò la profondità dell’abisso in quegli occhi che imploravano pietà e perdono. Ma non aveva rimproveri, né per sé né per Evelyn. Anzi pur non capendo pienamente ne apprezzò ancora di più il valore. Lasciò la mano della fanciulla, e la seguì con gli occhi mentre lei scompariva piano nella luce pallida di quel mattino pietroburghese, illuminata dai raggi di un sole tiepido solo a tratti coperto da soffici nuvole, che lui sapeva, si sarebbe col tempo diradate. Era giusto così, si disse.  Alzo’ le braccia al cielo e con un filo di voce: “Sii benedetta per quell'attimo di beatitudine e di felicità che hai donato a un altro cuore. Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?”

A chi vola alto, che la sua ricerca possa un giorno avere successo.

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