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Emozioni in Festa...
di Darjus ultimo aggiornamento
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Emozioni in Festa...

La mattina del 19 ottobre 2006 la sveglia scatta, impietosa, alle 7.30. Eppure mi alzo volentieri. Niente lavoro. Oggi cinema. Avendo acquistato i biglietti per la festa del cinema già dal 30 settembre ho marinato i miei doveri accademici, rinunciando a presenziare due conferenze, utili per la mia tesi dottorale. Oggi cinema. Prima però, un’altra incombenza: il prelievo del sangue. Dal ritorno dall’India, non l’ho ancora fatto a causa dei troppi impegni di lavoro ed è il caso di dare una controllatina. Sono in piedi e, non potendo fare colazione, non so cosa fare. Dopo aver realizzato dove e cosa sono mi preparo ed in pochi minuti sono in strada. Bocca impastata, membra infreddolite e mente libera. Oggi non si pensa al lavoro. Prendo l’autobus e la “questione prelievo” si risolve facilmente in circa un’oretta. Così, alle 9.30, dopo una lauta e gustosa colazione, sono già all’auditorium. Alla festa del cinema. C’è ancora il sole e l’area è quasi vuota, sembra che si svegli da precedenti bagordi. Poche facce assonnate si aggirano nella piazza allestita per la festa, ma un’aria di vissuto, un profumo di glamour ed un’atmosfera da grande evento pervadono l’ambiente e si insinuano nei miei pensieri. Dunque ci siamo. Per un appassionato di cinema, cresciuto in una città notoriamente cinefila, che ha avuto un assaggio di festival in quel di Berlino, averne uno nella propria città è un’emozione particolare. E’ come il grande evento dell’anno a cui non si può mancare, per vedere, scoprire, curiosare, ma soprattutto per sentirsi parte di qualcosa. Forse è un atteggiamento da deboli, ma in fondo è anche un modo per dire: chi c’è? Chi è come me? Io qui sono nel mio mondo, chi lo abita? Passeggiando tra i pannelli, mi guardo intorno, alla ricerca di facce. Qualche giovane critico mattiniero siede ad un tavolo all’aperto, facendo colazione. Io, seduto al tavolo vicino, ascolto chiacchere snob e saccenti, sagaci e raffinate, sempre così familiari. Intanto gusto la mia seconda colazione, a base di torta di ricotta e giustificata da un prelievo assai abbondante. L’appuntamento con gli amici che mi avrebbero accompagnato nella maratona cinofila è davanti alla libreria. Così entro e mi perdo tra libri e DVD. E’ nel reparto dei libri di cinema che succede. Il primo attacco di nostalgia è in agguato. Guardo i libri del “Castoro” sui vari registi e penso a quanto mi sarebbe piaciuto averli dovuti studiare negli anni passati, invece dei manuali di procedura penale o civile. Penso alle scelte della vita e a come non si possa tornare indietro. Veramente. Mi immagino a sprofondare in quelle pagine, fantasticando, formulando ipotesi e trovando collegamenti fra autori e stili. Mi vedo diverso, illusoriamente più felice. Poi la nostalgia passa e mi distraggo con l’inutile merchandising (firmato S. Cuccino, che persecuzione!). Dopo qualche minuto esco e mi siedo sull’impalcatura di legno, che regge i pannelli e gli stands. Qui, godendo dei pallidi raggi solari concessimi, mi guardo attorno e succede di nuovo. Secondo attacco di nostalgia. L’area della festa è infatti piena di scolaresche. Ce n’è di tutte le età: dalle elementari al liceo. Grida vivaci e colorate, sorrisi e sguardi post-puberali, sigarette su rossetti dark e corrieri dello sport fumanti. C’è un incanto, un’irrequietezza ed una voglia di vivere che avevo dimenticato. Ripenso ai cinema della mattina, quando andavo al liceo, alle battute e ai commenti con gli amici; ripenso al menefreghismo sfrontato delle medie ed ai giochi folli e irrequieti delle elementari, a volte ispirati ai film (guerre stellari, indiana jones, grosso guaio a chinatown). Ripenso alla facilità giocosa di quegli anni e a come erano grandi i piccoli problemi. Sempre superabili in un battito di ciglia, o in una risata. E ripenso, infine, alla facilità delle scelte e a come era facile pentirsi. Così mi chiedo quando, nell’ultimo periodo, il mio cuore si sia fermato. Ovviamente non trovo una risposta…Così mi distraggo nuovamente, aspettando gli amici, e l’arrivo risolutore e salvifico del buon vecchio cinema… La giornata scorre tranquilla, tra visi, visioni e visionarie vedute sul mondo, mi godo il mio giorno di riposo, sorrido e chiacchiero, di film, di vita, di festival. Sui film c’è poco da dire. Nel complesso un risultato soddisfacente (tre lungo-metraggi ed un medio-: **, ***, ***, **, i voti, ma sarò più dettagliato in altre sedi…) ed appagante. Ma non è questo che conta, il bello è esserci, perché è come immergersi in un acqua tepida e accogliente: è un tuffo nel presente, per una volta libero dall’angoscia del futuro e dal peso del passato. Una giornata mia, ariosa e pensosamente spensierata. Serena. E chi se ne frega se c’è troppo star-system (ma io ho visto solo Barbareschi: laido e piacione, ma pur sempre un bell’uomo)! O delle rivalità Venezia-Roma. La festa c’è ed è un bene. La serata si chiude con un film esemplare, “Primi vizi, primi baci”, non eccessivamente entusiasmante, ma divertente, un film che si può tranquillamente definire “carino”. Un film che racconta storie di amori, solitudini, incomprensioni, sofferenze e ricerche di vari ragazzi e ragazze, appartenenti a diverse generazioni: dai teenager ai ventenni. Di quella magia dimenticata, legata alla spensieratezza e al gioco, all’incanto della possibilità ed al coraggio dell’ingenuità, che dava ritmo al cuore e forza alle scelte e che magari, un giorno, ritornerà…

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