pimpi

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Estrapolare il pensiero di Nietzsche, sradicandolo dal contesto storico e culturale in cui ha preso vita, eguagliarlo alle aberrazioni di Hitler fa, ancor oggi, accapponare la pelle. Ci si dimentica, per troppa superficialità o per ignoranza, che la filosofia di Nietzsche è stata strumentalizzata e impropriamente utilizzata dall’ideologia nazista, che a sua volta ha strumentalizzato ed estremizzato un altro antico “baluardo” della cultura germanica: il Pangermanesimo. Esso è una “Corrente politica e ideologica che propugnò la riunione in un unico stato di tutte le popolazioni di lingua e origine tedesche sparse in Europa. Dopo l'affermazione di questi ultimi e l'unificazione della Germania nel Reich guidato dalla Prussia (1871), divenne patrimonio ideologico degli ambienti d'estrema destra, militaristi e influenzati dalle teorie razziste: in Germania, Austria e Boemia sorsero organizzazioni capeggiate da accesi pangermanisti, come Schönerer, che auspicavano una nuova espansione della "nazione" tedesca. La prima guerra mondiale e la pace di Versailles (1919) crearono il terreno perché esso allargasse la propria influenza su larghi strati della società tedesca fino a divenire strumento della propaganda nazista. Con Hitler al potere le annessioni della Germania (Austria, Cecoslovacchia, Polonia) sembrarono realizzare il programma massimo del pangermanesimo”. (fonte Il dizionario di storia on-line). Svilire il pensiero di Nietzsche, travisato e usurpato dal nazismo, e paragonare il filosofo tedesco a Hitler è un errore grossolano, tanto più che Nietzsche morì nel 1900, quando la degenerazione ideologica e politica della Germania era ancora lontana qualche decennio. E non è soltanto una questione cronologica, ma soprattutto concettuale.