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Soderberg, l'I-pod e la pirateria
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Soderberg, l'I-pod e la pirateria

Sulla Repubblica di Sabato 04 febbraio leggo che Soderberg e i produttori del suo ultimo film, "Bubble" hanno deciso di far uscire il film in contemporanea al cinema, in DVD e in Pay-per-view oltre che scaricabile sull'I-pod (ora io in queste cose sono proprio antitecnocratico, ma questo cazzo di I-pod non ha uno schermetto piccolissimo? E se sì, ma allora a che serve? a vedere il film sull'autobus? Ma perchè?). Ovviamente ne è scaturito un dibattito. Il Cinema fagocita se stesso o è l’unica risposta alla pirateria? A favore dell’iniziativa Soderberghiana si può fare il solito discorso per cui se legalizzi un’attività illegale (scaricare o vendere i film ancora quando sono in sala) in realtà la combatti perché nessuno comprerà il DVD pirata alla bancarella se può acquistarlo a un prezzo analogo al negozio. Con tutte le differenze (di conseguenze e di valori) è simile alla legalizzazione di prostituzione e droga leggera. Di contro non si può non sottolineare che tale sistema di diffusione danneggerebbe notevolmente il già asfittico circuito delle sale cinematografiche: molti affitteranno il DVD e se lo vedranno a casa. Con la conseguenza che sempre meno persone andranno al cinema, sempre meno persone usciranno di casa, sempre minori saranno i contatti fisici e umani. Certo, forse ne guadagnerebbe il cinema di qualità: se considero il film mediocre, ma sono curioso, me lo affitto; se penso che sia un gran film vado a vederlo al cinema. Ma siamo convinti? Io non molto. Si pensi a quello che sta accadendo con il calcio (pochi vanno ancora allo stadio). Per ora, comunque, non c’è troppo da “imparanoiarsi”, però è triste il dilagare di questa filosofia da resa: il mercato è in mano ai pirati, legittimiamo la pirateria! Ci sono settori (droghe leggere) dove il discorso si può fare (lo so, è scontato per alcuni, ma non per tutti), altri in cui non si può (se si rischia di danneggiare una forma d'arte in nome di profitti e comodità dei consumatori). In questo caso c’è un arrendersi alla filosofia di vita della comodità a tutti i costi, del “tecnologico e disumanizzante sì, purchè time-saving”. Francamente è un po’ triste. Ora la smetto e me ne vado al cinema. http://darjus.blog.tiscali.it

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