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La caduta dell'Impero Romano

Regia di Anthony Mann vedi scheda film

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giuseppe.lippi

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La recensione su La caduta dell'Impero Romano

di giuseppe.lippi
8 stelle

La differenza sostanziale tra i grandi film imperiali degli anni Sessanta e Cinquanta e la loro attuale riproposta in salsa fantascientifica (da "Dune" a "Star Wars") è che nei più grandiosi esempi di cinema storico si coglie, nonostante tutte le semplificazioni della sceneggiatura, il respiro di un confronto fra CIVILTA'. Non è Lucilla, non è Livio e nemmeno Commodo la vera star della CADUTA DELL'IMPERO ROMANO, un film veramente enorme: è la civiltà romana nel suo insieme, insidiata da quella germanica e dai suoi immani problemi interni. Vedere per credere: le scene trionfali, degne di quelle di BEN HUR e CLEOPATRA, fanno di questo film maestoso un raro esempio di epica filmica. Ancora oggi, si resta sbalorditi (mentre un "Guerre stellari", poniamo, ci stupisce più raramente e mai per il suo "scope", cioè per la visione d'insieme. Si tratta sempre di una visione momentanea, passeggera).

Sulla trama

La sceneggiatura non è molto plausibile, ma l'amore tra Livio - un ottimo Stephen Boyd - e Lucilla, una statuaria Sophia Loren, non è che un ingrediente fra i tanti in un film che parla di popoli e secoli, non di personaggi qualunque. La figura di Marco Aurelio (Alec Guinness) è tratteggiata benissimo, e così quella di Commodo - un superbo Christopher Plummer. Attori grandi, grandissimi e da godere: alla maestà dell'architettura corrisponde, nel film, la maestà non ostentata dei grandi volti dei protagonisti.

Sulla colonna sonora

Grandi effetti sonori e sinfonici. La musica è assente in alcuni momenti-chiave come la corsa delle bighe nella foresta, ma è possente nelle scene di trionfo e di battaglia.

Cosa cambierei

Forse anticiperei un poco la grande battaglia contro i germani, come hha fatto Ridley Scott nel suo quasi-remake "Il gladiatore".

Su James Mason

Grande e sofferto nella parte del filosofo greco, un ex-schiavo che spera in un mondo migliore ancora troppo lontano.

Su Stephen Boyd

Il Messala di BEN HUR torna con i capelli biondi e partecipa a una seconda corsa delle bighe, stavolta in una foresta germanica. Bellissimo attore nord-irlandese, è il prototipo del valoroso patrizio romano come lo immaginano i fieri anglosassoni d'oggi (vale a dire, a propria immagine).

Su Christopher Plummer

Costituisce, anche fisicamente, il modello che verrà ripreso nel "Gladiatore" da J. Phoenix: Commodo è l'imperatore crudele e tiranno, ma è anche l'uomo giovane amante della vita, il campione del circo, l'essere dal destino antieroico per eccellenza. Godibilissimo.

Su Sophia Loren

Quest'attrice a volte "miscast" (assegnata, cioè, a ruoli poco adatti a lei o artificiosi) riesce qui a splendere di autentica luce. Il corpo è sempre coperto abbondantemente - LA CADUTA è uno dei film storici più lontani dal "glamour" e dalle danze dei sette veli - ma il volto e gli occhi sono una pagina degna del cinema classico, e rifulgono come già nel CID dello stesso regista e produttore.

Su Alec Guinness

Meglio come Marco Aurelio che come Obi Wan Kenobi! (E comunque, il secondo è una diretta filiazione del primo.) Un attore splendido nel pieno della maturità conferisce il tocco di classe a un film dal cast straordinariamente controllato. L'esatto opposto dei gigionismi che si è costretti a sopportare di solito nei film storici (SPARTACUS compreso!).

Su Anthony Mann

Credo che il film sia uno dei tre o quattro migliori super-drammi del genere storico: gli altri restano ovviamente I DIECI COMANDAMENTI, BEN HUR, CLEOPATRA e SPARTACUS. Il film di Mann è, grazie alla sua regia ispirata, il più mesto del gruppo, rivaleggiato forse soltanto dal viale delle croci in SPARTACUS. L'autore vuole scrivere un poema sulla morte di una civiltà, e vi riesce con tocchi visuali grandissimi: la cupa foresta del nord all'inizio, la Roma invasata dei trionfi a metà e nel finale (quando Commodo esce dall'enorme mano aperta di un idolo), le cupe meditazioni di Marco Aurelio, le battaglie e il magnifico duello finale fra Livio e Commodo. Un remake parziale ma evidentissimo del film si ritrova nel "Gladiatore" di Ridley Scott, dove però l'ottica cristiana fa capolino come nei vecchi film biblici, mentre resta del tutto assente dalla CADUTA, autentico film romano e pagano, senza sbrodolature ideologiche incompatibili con l'idea classica di Impero.

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