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Non ci resta che piangere

Regia di Roberto Benigni, Massimo Troisi vedi scheda film

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La recensione su Non ci resta che piangere

di Baliverna
4 stelle

Grandi demensioni produttive per un film zoppo e sbagliato.

Ebbe un gran successo di pubblico, ma secondo me il film non funziona, e questo perché, quando Benigni e Troisi fanno i loro duetti, pestano l'acqua nel mortaio. Non è un problema da poco, se pensiamo che essi sono i protagonisti assoluti della pellicola. I dialoghi tra di loro, che vorrebbero essere surreali e divertenti, girano in realtà a vuoto. Neppure il meccanismo dei racconti confusi e delle spiegazioni pasticciate, altrove così divertente, qui sembra dare frutti.

Ma attenzione: quando ai dialoghi si unisce una terza figura, come l'amazzone spagnola, ecco che il toscano e il napoletano sembrano ingranare la marcia giusta, e risultano divertenti. Un discorso simile si può fare per i duetti di Troisi e un'Amanda Sandrelli nel fiore degli anni. Anche questi dialoghi sono spiritosi e simpatici, e Troisi sembra ritrovare la sua vena migliore. Bella è anche l'idea che, per impressionare la ragazza, le canta “Yesterday” e “Volare”, asserendo di averle scritte lui. Simpatico è anche Leonardo da Vinci.

Da tutto ciò si evince che Troisi e Benigni non erano affatto una coppia esplosiva, bensì due attori talentuosi, ma male assortiti tra loro. E questo sembra l'avessero capito anch'essi. Nonostante gli incassi del film, infatti, non si sono più ripetuti.

Per quanto riguarda la confezione, è abbastanza lussuosa: fotografia di Giuseppe Rotunno e musiche di Pino Donaggio. Certi campi lunghi su prati e valli, con luce e colori perfetti, sono probabilmente farina del sacco del primo; Troisi, lo sappiamo, era a suo agio negli interni, con i campi corti e i mezzi piani.

Forse, ad aver inficiato il film, è stato il desiderio di strafare; meglio gli sproloqui malinconici e stralunati di "Ricomincio da tre".

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