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Il silenzio del mare

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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La recensione su Il silenzio del mare

di Baliverna
8 stelle

Il primo film di Melville è abbastanza diverso dai suoi successivi. Direi che ricorda un po' le pellicole di Bresson. Ci sono pochissimi dialoghi, mentre si fa ampio uso della voce narrante, la quale deve corrispondere al testo del romanzo da cui è tratto il film. Essenzialmente la vicenda è costituita dalla conversione di un ufficiale tedesco nella Francia occupata, il quale ad un certo punto prende coscienza di cosa sia e quali siano i progetti del nazismo sull'Europa. Ciò che lo scuote di più è la realtà dei campi di sterminio e la volontà di Hitler di sopprimere tutta o quasi la cultura dei paesi occupati, con la messa fuori legge di scrittori e filosofi che hanno fatto grande la storia della Francia. Si fa riferimento anche alle tematiche spirituali e religiose, anche queste prese di mira dal nazismo. Segno della progettata egemonia culturale tedesca sono anche le strade della Francia costellate di cartelli in tedesco.
Rimane impresso l'agghiacciante dialogo tra l'ufficiale e un collega sulla capienza dei forni crematori, la quale deve essere aumentata per superare il tetto dei 2000 cadaveri bruciati al giorno, fino alla "fine del lavoro".
Una nota di merito va anche agli attori, e alla difficile interpretazione che si sono assunti. In particolare il terzetto dell'ufficiale, dello zio e della nipote hanno dato una prova notevole, anche se i secondi due quasi non parlano. Molto bello l'amore accennato tra l'ufficiale e la ragazza.
E' un film sulla Resistenza per nulla ideologico o schematico, che sembra anzi mostrare come la persona venga prima della divisa che indossa, e come ognuno debba scegliere nel suo piccolo da che parte stare. Il ritmo è lento e l'azione rarefatta, ma il film è comunque solido e non annoia mai, benché non sia forse per tutti i gusti.

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