Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film
Il solito sulfureo Alex De la Iglesia per un altro film costruito magistralmente ma parzialmente sperperato con un finale eccessiva ed innecessariamente action. Val bene comunque una visione. VOTO: 6½
Alex De la Iglesia è un autore che non ha bisogno di presentazioni. Attivo dai primi anni '90, il regista originario di Bilbao non ha mai lesinato al suo pubblico storie innegabilmente originali, indipendentemente dalla qualità del prodotto finito. E anche questo suo “El bar”, anno 2017, non fa eccezione, con un immaginifico script mix di mistero, dramma, azione e commedia, il tutto trattato con la consueta abbondante dose di toni grotteschi. Il film ha inizio in un bar di terz'ordine di Madrid, una mattina qualunque, i tipici avventori (o quasi), le solite conversazioni da bar. Ma nello spazio di pochissimi minuti le cose danno un giro copernicano, quando uno dei sopracitati astanti viene freddato da un cecchino non appena varcata la soglia. Idem per il secondo cliente, uscito per soccorrere la prima vittima. Dentro restano in 8, che a partire da quel momento si vedono loro malgrado giocatori di un gioco al massacro a cui non avrebbero certo desiderato partecipare. La pellicola può dividersi press'a poco in tre parti distinte: la prima, certamente quella più riuscita, nella quale i personaggi si ritrovano in una situazione tanto drammatica quanto apparentemente priva di senso, e ciascuno fa le proprie congetture nel tentativo di trovare una spiegazione razionale a quanto stanno vivendo. La parte centrale nella quale, una volta svelato il perché sono rinchiusi nel bar, iniziano a formarsi (e distruggersi) mini-alleanze interne allo scopo di sopravvivere (a scapito degli altri, evidentemente). La parte finale, senza dubbio anello debole della catena, nella quale De la Iglesia svacca secondo me parecchio gettando tutto in casciara action, tanto sangue e diverse incongruenze. Nel complesso resta comunque un film interessante, ma come già scritto in apertura, nessuna opera di De la Iglesia -per imperfetta che sia- sarà mai poco interessante.
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