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Into the Forest

Regia di Gilles Marchand vedi scheda film

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La recensione su Into the Forest

di alan smithee
8 stelle

FRENCH FILM FESTIVAL 2018

Una psicologa ascolta un bel bimbo taciturno e ritroso per verificare se costui è riuscito ad accettare nel migliore dei modi la separazione dei propri genitori. Già da quel colloquio comprendiamo che il piccolo nasconde dentro di sé delle doti spiccate, ma ancora poco sotto controllo, di preveggenza ed intuizione fuori del normale.

Poco dopo ritroviamo il bimbo assieme al fratello maggiore di 11 anni, dapprima in aereo assistiti da un'hostess, poi in macchina col papà separato, un giovane francese trasferitosi in Svezia.

Un uomo piacente ed affettuoso, almeno in apparenza. Poi poco per volta l'uomo comincia a riferire al più piccolo che entrambi custodiscono delle doti che gli altri esseri umani non hanno; e rivela al ragazzo che da tempo egli non riesce più a chiudere occhio, turbato come da visioni e da incubi che gli rendono impossibile il sonno.

L'atteggiamento sempre più esagitato del padre, che improvvisamente decide di condurre i figli presso una sua vecchia casa nascosta nel bel mezzo di un ameno bosco, fa scattare nel figlio più grande (quello estraneo alal condivisione dei poteri speciali del padre), un sentimento di repulsione e di voglia di fuga, mentre i cellulari non trovano più alcun campo che permetta ai due ragazzi di avvisare la madre, ignara di tutto. Nel mentre un incubo ricorrente - la visione di un essere mostruoso gravemente sfigurato in viso - appare nei momenti meno opportuni al figlio più piccolo, generando momenti di puro terrore anche presso lo spettatore.

Gran bel film e splendide atmosfere terrorizzanti invadono il buon thriller-horror dell'interessante regista Gilles Marchand, un cineasta da riscoprire e tenere d'occhio.

Il film gioca su atmosfere di mistero e di paura mettendo sul tavolo diverse incognite a cui si rivela davvero complicato fornire le risposte. Ed infatti risposte ne otteniamo ben poche. Poco male, anzi meglio, per evitare ovvietà o soluzioni di ripiego che quasi sempre annullano la suspence accumulata fino a poco prima.

Qui si respira un'atmosfera fin galvanizzante, e il mistero vago e anche un pò confuso, ma vivo e sensibile a pelle, risulta galvanizzante, così come apprezzabile è la prova fornita dai due attori giovani, bravissimi e per nulla effettati, (sono Timothé Vom Dorp e Théo Van de Voorde, davvero ottimi.

Nella padre del padre misterioso ed inquietante, colui che non prende più sonno, pervaso da istinti oscuri e poco controllabili, iracondo e sempre più incontrollabile, animalesco e sin mostruoso, il valido Jérémie Elkaim, attore di riferimento di Valerie Donzelli, ma più in generale interprete volitivo, assai noto in Francia, si rivela davvero essenziale alla riuscita di questo horror anomalo, misterioso, evasivo, ma di grande effetto scenico ed efficace presa emotiva.

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