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Lo and Behold - Internet: Il futuro è oggi

Regia di Werner Herzog vedi scheda film

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La recensione su Lo and Behold - Internet: Il futuro è oggi

di mm40
5 stelle

Nel 1969 a Los Angeles un gruppo di scienziati informatici elaborava il primo computer in grado di spedire un segnale a lunga distanza in tempo reale a un altro computer: quel messaggio doveva essere LOG, ma le macchine si piantarono a LO. Da allora il web si è espanso in maniera esponenziale: dapprima lentamente, poi incontrollato, fino alle attuali problematiche di regolamentazione sull'etica e sulla salute, in previsione di scenari che possano conquistare lo spazio anche grazie a internet.

 

Lo and behold, guarda e ammira: il titolo di questo documentario si pone in maniera nettamente positiva nei confronti del suo oggetto di studio eppure, nel corso dei 10 capitoli in cui lo studio di Herzog si sviluppa, non mancano dati sconfortanti e rilevanti problematiche. Un lavoro cinematografico di notevole portata, come lo può essere un film del cineasta tedesco, sulla storia e sull'impatto di internet nell'era moderna ancora mancava; Lo and behold prova ad affrontare una matassa di argomenti spinosi ed estremamente tecnici con semplicità e chiarezza, ma naturalmente non ci riesce, non può riuscirci. L'approfondimento è esattamente ciò che manca al documentario, che però illustra con sufficiente precisione i nodi principali delle sue tesi; il fulcro centrale di tutto il lavoro pare essere il seguente: il web è ormai una certezza, sta diventando sempre più invisibile e già non potremmo più viverne senza (il che, va obiettato, rimane comunque un'opinione). Ma davvero per la vita umana internet è indispensabile? Herzog intelligentemente ci porta a conoscere anche chi non la pensa assolutamente così: gli studiosi di un osservatorio spaziale che necessitano della totale assenza di interferenze radio, così come alcune persone ipersensibili a tale frequenze, la cui salute è minacciata dal web. L'impressione definitiva su Lo and behold è che la materia fosse troppa per soli cento minuti di lunghezza; si rimane con numerosi dubbi e interrogativi, anche inquietanti (si parla perfino della vita umana nelle colonie su Marte e si accenna a un futuro di totale connessione al web nel quale l'umanità non si interfaccerà più direttamente con sè stessa) e talvolta al regista sfugge la mano in punti nevralgici, come sull'argomento-hacker: viene intervistato il celebre Kevin Mitnick, dipingendolo (nell'approssimazione dettata dalla rapidità) come figura bizzarra e simpatica: un film a parte avrebbe meritato anche lui. 5,5/10.

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