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Jackie

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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La recensione su Jackie

di L@Nicolett@
8 stelle

Nell'approcciare a votare un film con Natalie Portman, di base si dovrebbe partir dal 7 Solo la drammaticità, lo strazio emotivo ma anche fisico, che l'immensa attrice prodigio restituisce sullo schermo nella scena in cui, in un primissimo piano che sembra scavarla dentro, si pulisce il viso dal sangue e viscere del marito, vale un punto in più! 8½

In quell’inquadratura claustrofobica, il personaggio (altra icona riconosciuta universalmente da un’umanità che oggi non esiste più – e si vede!) sembra lottare contro quel sangue non suo, contro quei pezzetti di materia grigia del marito, che non vogliono staccarsi. E la cinepresa così indiscreta e stretta addosso, sembra soffocarla, stritolarla in una (ri)presa così angusta.

Natalie Portman

Jackie (2016): Natalie Portman

non era questa la foto che cercavo, questa non rende che minimamente l'idea. Inoltre, dal documentario che ho potuto seguire, risultavano ben più cospicue la macchie di sangue sul vestito della donna, mentre questa teneva il capo del consorte, trapassato da un proiettile di grosso calibro, poggiato sul suo grembo.

 

Il film si sviluppa attorno all’intervista, gestita con quel tono inquisitorio da un Billy Crudup a tratti inquietante, che pare quasi provare gusto nel tormentare la ex First Lady per antonomasia e, come da manuale, prosegue aprendo sui flashback ancora vivi nella memoria dell’interlocutrice: ne risulta dunque più un interrogatorio che una dichiarazione voluta invece dalla stessa donna.

Natalie Portman, Billy Crudup

Jackie (2016): Natalie Portman, Billy Crudup

 

Tante le ricadute emotive, magistralmente rese da un’ancora una volta strepitosa Natalie Portman, e le susseguenti riprese di controllo e ritrovata compostezza proverbiale.

Pienamente condivisibile il dialogo sulla perdita della fede, del dubbio su l’esistenza di “un Dio buono” (John Hurt interpreta il sacerdote “di famiglia”).

John Hurt, Natalie Portman

Jackie (2016): John Hurt, Natalie Portman

 

Flashback inerenti al truce assassinio, ma anche ai momenti di intimità matrimoniale, la complicità condivisa con colui che la storia ancora ricorda come il presidente più amato nella storia contemporanea degli Stati Uniti. Accenni precisi alle scivolate coniugali (sottintesa quella sull’attrice più amata di sempre nella storia del medesimo paese) a cui Jackie rivela di essersi piegata per dovere di moglie “di un potere” come quello che il da lei compianto, e da noi rimpianto, marito rappresentava.

Anzi, sul potere, la vedova ricorda al giornalista sfidante, che esistono due tipi di donne di potere: quelle che lo perseguono per fini personali... e quelle che lo subiscono per un fine più grande.

E per far questo, quelle stesse donne devono esser in grado sopportare, anzi, sostenere, qualche debolezza dei loro uomini, così elevati al di sopra dell’uomo comune e della sua normale quotidianità...richiamando alla memoria un’ideale “corte”, quale il marito, seppur per un breve periodo, era stato capace di attorniarsi: una sorta di Camelot dorata, con tanto di tavola rotonda annessa, a cui,"come cavalieri dalle armature scintillanti", sedettero quegli uomini... distinti da un’infinita e profonda lealtà, non solo professionale, etica, ma pure morale ed emozionale, una devozione non solo all’uomo, ma a quello che rappresentava, al suo ideale, l’ideale che li accomunava: il credere nella possibilità di un mondo migliore.

 

E infatti... quell’uomo così elevato... morì ammazzato.

 

Nel film, in una delle tante scene in cui la protagonista cede al suo delirio traumatico, è devastata dal senso di colpa, proprio per esser venuta meno a quella devozione a cui, di nuovo, si sentiva chiamata: si crede mancante per non aver pensato di proteggere il proprio uomo, incolpandosi per non aver pensato a fargli scudo con il suo esile corpo, non appena resasi conto del colpo di fucile!

 

Sempre nei flashback, ancora bravissima la portentosa attrice, anche nell’interagire con tutti i suoi doveri di moglie e recente vedova. Doveri imposti dal protocollo... ma pure quelli che lo stesso cerimoniale vorrebbe negarle. Doveri della moglie del presidente, diritti di una moglie di un uomo! Come il dover protestare nei riguardi della suocera per trovare un degno luogo di sepoltura che non fosse la comune tomba di famiglia... o ancor più, l’accompagnare per l’ultima volta il marito e suo presidente, il presidente di tutti, in un faraonico corteo funebre, da lei voluto perché, secondo lei, era dovuto: “dopo tutto, era stato pur sempre “il presidente”.
(incredibile la somiglianza dell’attore in quel ruolo, davvero somigliante e credibile questo Caspar Phillipson, che ha interpretato di nuovo il famoso capo di stato anche in un ennesimo biopic su Marilyn).

Mia personalissima considerazione, ma nelle scene del funerale, forse l’ho mancata io, ma non ho trovato la celebre inquadratura del piccolo John Jr mentre porge il saluto militare imitando i soldati del picchetto d'onore, esibendo così involontariamente il troppo grande orologio del padre al polso troppo piccolo; mi sembrava doveroso, una pecca in una biografia tanto curata. Forse si è scelto di restare focalizzati sulla madre.

Inoltre, temo che i più avrebbero contestato il fatto che sarebbe stata patetica e scontata. Si sarebbe allora potuto integrare l’episodio almeno con la ripresa originale dell’epoca. Lo avrei tanto apprezzato. 

E penso lo avrebbe gradito anche Lei, in quanto madre.

 

La donna, emotivamente distrutta, sul baratro di un crollo emotivo prima, e di un esaurimento poi, pare ritrovare il senno e la forza interiore proprio nelle sparate che rivolge ai suoi interlocutori di governo e partito, ai quali sembrano assurde; ma a noi spettatori, fusi nell’empatia commossa verso cui la donna ci richiama, non possiamo far alto che considerare legittime.

Ad esempio, in qualità di moglie prima, e di prima donna poi, chiede di parlare con colui che si rivelerà essere non più l’unico attentatore, Lee Oswald... ma le viene taciuto il fatto che costui è stato subito ucciso. E quando Jackie se ne rende conto, capisce che deve prender in mano la situazione, dovrà imporre se stessa ed il proprio lutto, al contorno politico del quale comprende non esserle totalmente devoto come lo era stato con il suo presidente, non interamente almeno, non integralmente.

Emblematici gli scontri con il cognato Bob, interpretato molto bene da un Peter Sarsgaard tormentato. Al punto giusto.

 

Natalie Portman

Jackie (2016): Natalie Portman

Natalie Portman, Peter Sarsgaard

Jackie (2016): Natalie Portman, Peter Sarsgaard

 

In definitiva, alla fine dell’intervista, Jackie ne esce soddisfatta e ritrovata, certa di aver reso un’immagine di se finalmente autoriale ma pure sincera, viscerale e vera... e di aver restituito lustro alla memoria del mai dimenticato presidente.

 

Mentre, a colui che appariva come un subdolo giornalista, non resta che ammettere la superiorità morale della donna e della sua virtù... ma anche l’onesta convinzione di averla scossa, facendo riaffiorare in lei la sua vera forza, quel simbolo regale, quella forza composta e naturalmente elegante.

Jacqueline Kennedy dunque, un icona di stile, di eleganza, ma appunto, anche di morale, di virtù. E di sensibilità: fu lei a ridare lustro alla “Casa Bianca”, rispettando e valorizzando la storia dei suoi precedenti celebri inquilini facendone una qualsorta di museo.

Toccante la scena in cui la ex fisrt Lady, nel lasciare la dimora presidenziale più famosa al mondo, assiste malinconica e avvilita, mentre la nuova “padrona di casa”, la signora Johnson, (moglie del vicepresidente Lyndon Johnson, succeduto in extremis al defunto presidente) si adopera nel far sostituire alcuni drappi o tendaggi che lei aveva invece mantenuto intatti in quei pochi anni.

Non solo un complemento d'arredo dunque questa Jacqueline Lee Bouvier, suo nome da nubile, ne tantomeno un’opportunista, ma una donna con un’anima, una sensibilità forse uniche, sostenuta da una grande forza di volontà e spirito di sacrificio che appartengono, distinguono i grandi personaggi della storia. Una di quelle grandi donne di cui, proverbialmente, si dice... “stiano sempre dietro a grandi uomini”.

Natalie Portman

Jackie (2016): Natalie Portman

 

Io personalmente, in qualità di donna, l’ho sempre stimata come tale, anche per come seppe gestire quella che, ancor oggi, non viene data per assodata, ma solo “presunta” relazione con Marilyn Monroe. A negarla, saranno probabilmente gli stessi che credono al fatto che Oswald avesse potuto sparare sei o sette colpi di fucile in una manciata di secondi... come la commissione Warren volle darci a bere... quelli che negano il coinvolgimento dei poteri forti, fortemente occulti, nell’omicidio di colui che... di certo fece innamorare la bellissima e famosissima attrice. Assassinata a sua volta, è palese.

Ma del resto, quale donna americana (e non), non era innamorata di John Fitzgerald Kennedy?
E quale uomo non avrebbe ceduto almeno una volta, alle grazie voluttuose dell’iconica attrice? Forse nemmeno il Re Artù di quella fantomatica Camelot dorata...

 

Noi invece... sappiamo come andò davvero.

Natalie Portman, Caspar Phillipson

Jackie (2016): Natalie Portman, Caspar Phillipson

Natalie Portman

Jackie (2016): Natalie Portman

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