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The Idealist

Regia di Christina Rosendahl vedi scheda film

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La recensione su The Idealist

di supadany
6 stelle

TFF 33 – Torino 33

C’è del marcio in Danimarca, fortunamente c’è anche chi le storture del sistema le combatte, ma il caso narrato è destinato ad aprirsi a ventaglio.

Danimarca anni ottanta, un giornalista s’interessa ai problemi di salute che accomunano un nutrito gruppo di ex operai che avevano lavorato in un’area in Groenlandia quando nel 1968 cadde un aereo militare statunitense con a bordo quattro testate nucleari.

Per risolvere il problema umano dei sopravvissuti finisce invischiato nella Storia che per interessi comuni i politici danesi ed americani hanno sempre insabbiato.

 

scena

The Idealist (2015): scena

 

Christina Rosendahl nasce come documentarista e si vede.

Il suo film è prima di tutto un’inchiesta ordinata e precisa che si articola tra inserti di repertorio ed una battaglia di un uomo (quasi) solo contro tutti che rischia tutto ciò che ha nel nome della giustizia e della verità con l’inevitabile ostruzionismo che scende dai livelli più alti del sistema, arrivando alle minacce verbali e lambendo anche quelle fisiche con la paura che s’insinua, tra un pedinamento in automobile ed un affiaccamento durante una corsa notturna per smaltire la tensione.

Difficile eccepire sul corpo del racconto, la ramificazione si allarga, il caso diventa sempre più spinoso, i poteri coinvolti sono sempre più forti, tutto raccontato con un’impostazione che predilige l’aderenza e che lascia fuori campo ogni sorta di spettacolarizzazione restando appiccicata al nucleo.

Diventa però anche difficile trovare forme di emozione, a parte i didascalici titoli di coda che ci informano su un po’ di accadimenti successivi, e a differenza dei film di denuncia americana degli anni settanta, a quali qualcuno l’ha paragonato, non può contare su un cast di attori in grado di fare la differenza e di rendere anche il momento ordinario qualcosa di più elevato per quanto l’impegno non manchi.

Ne deriva un processo compatto, ma fin troppo meccanico che non trova sussulti capaci di andare oltre le parole, ben spese, con una sequela incalzante, ma anche incanalata su un percorso con poche sorprese ma che solleva una sacrosanta indignazione.

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