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Il giovane Montalbano - La transazione

Regia di Gianluca Maria Tavarelli vedi scheda film

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La recensione su Il giovane Montalbano - La transazione

di genoano
6 stelle

Altro che veggenti: il vero sensitivo quando si tratta di individuare un assassino è Montalbano, che sa anche decifrare il peculiare codice "Morse" delle cosche (anzichè punti e trattini, schioppettate e morti ammazzati in mezzo alla strada), evitando così una faida. Buon episodio, ma un po' fuori tema, troppo sentimentale e poco giallo. Voto 6+.

Gli affari di cuore del giovane Salvo sono, per così dire, i "casi" principali della seconda stagione de "Il giovane Montalbano"; non fa eccezione "La transazione" in cui l'astuto commissario viene incantato da un'affascinante Calipso di Vigata (Serena Iansiti, che in seguito parteciperà, in un altro ruolo, all'episodio "Amore" della serie principale) ma non riesce a dimenticare la sua Livia, che forse, come una Penelope di Boccadasse, ancora l'attende. Troppo rosa in una serie che dovrebbe avere una più spiccata tinta gialla? Probabilmente sì, anche se bisogna ammettere che l'episodio è ben realizzato; tutti i membri del cast sembrano aver preso le misure ai personaggi che interpretano, ma la scena più valida è ancora una volta un duetto tra Riondino e Chiaramida, le due generazioni dei Montalbano ora serenamente riappacificate (o quasi). Il caso di omicidio è piuttosto faticoso nel suo svolgimento, risentendo di un imperfetto innesto del racconto "La veggente" su "Il patto"; ancora una volta l'omicidio viene presentato come la tragica conseguenza di una sfumata vena di follia travestita da coerenza estrema, ancora una volta il commissario dovrà ricostruire eventi ormai remoti, ma sempre dolorosamente attuali nella mente di chi li ha vissuti. Nel caso della rapina in banca assistiamo a una dimostrazione pura dell'intelligenza del commissario, che si manifesta non solo nell'abilità con cui trova la via della verità in un dedalo di inganni e false piste costruito dalla criminalità organizzata, ma anche nella capacità di entrare nel "linguaggio", nei codici perversi e nel crudo modo di ragionare dei suoi avversari, e di servirsene per comunicare con essi, al fine di limitarne la ferocia; qualcosa di simile a quanto escogita il protagonista del paradossale "La mossa del cavallo", sempre tratto da Camilleri, sempre interpretato, diligentemente, da Michele Riondino.

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