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I gangsters

Regia di Robert Siodmak vedi scheda film

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La recensione su I gangsters

di aurtom
8 stelle

Avvincente fin dalla prima scena , questo giallo di Siodmak, regista specializzato in trame piene di tensione e popolate di personaggi "maledetti" come l'Ava Gardner e il Burt Lancaster di questo film.L'andamento a flash-back si rende subito necessario, dato che il divo Lancaster viene ammazzato a dieci minuti dall'inizio, e il filo della vicenda è tenuto dal convenzionale personaggio dell'assicuratore interpretato da Edmond O'Brien,che rivolta il mondo per recuperare i soldi di una rapina che erano stati rifusi al danneggiato dalla propria compagnia di assicurazioni. Figura convenzionale di detective, dunque, che si muove tra stereotipi altrettanto convenzionali di malavitosi più o meno affascinanti, vere icone dei "maledetti destinati a perire" che hanno la funzione di rassicurare il pubblico americano mediante la loro regolare sconfitta.Le situazioni del film però si succedono con ritmo incalzante, e i personaggi vedono redenta la loro convenzionalità dalle prestazioni degli attori, eccellenti nella loro partecipazione interpretativa a quanto voluto dal regista.

Sulla colonna sonora

Una delle più efficaci e complesse colonne sonore di Miklòs Rozsa, fulminante fin dall'inizio in un succedersi ritmico incalzante di accordi dissonanti e incandescenti, quasi degli strappi alla Shostakovic .

Su Albert Dekker

Forse l'attore più nel personaggio, in questo film, mediante la sua interpretazione stringata e sobria di Colefax,una delle innumerevoli figure di "cattivo" che quest'attore sottovalutato incarnò nel corso della sua carriera. Egli fu spesso compagno di bagordi di Errol Flynn, che nella sua autobiografia "My wicked, wicked ways" lo definì come il più grande attore di Hollywood, e ne condivise la sorte di bersagliato da denunce per abusi sessuali e relativi processi.Ambedue morirono prematuramente dopo una vita dilapidata in un eterno presente, un tragico "carpe diem" che rende le loro figure nella realtà altrettanto interessanti di quelle da loro spesso interpretate sullo schermo.

Su Ava Gardner

Spreco di primi piani per esaltare la sua bellezza e la sua acerba arte interpretativa.Non ancora una "dark lady", ma sulla buona, anzi buonissima strada per diventarlo: il regista la impiega astutamente al risparmio, valorizzando così quanto lei aveva allora da offire, e cioè un volto sconvolgentemente bello e una gamma di espressioni limitata ma "giusta".Il tempo renderà poi merito a quest'attrice, anche se nell'ambiente Hollywoodiano ottenne più successo che stima, secondo la crudelissima legge del profitto degli Studios, che le diedero sì,spesso, occasione di sfoggiare la sua bravura, ma non vollero mai sostenerne il peso artistico al di là di un generico decorativismo.Ciao Ava, noi non siamo ciechi e ti ammiriamo anche per la tua bravura!

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