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Homicide

Regia di David Mamet vedi scheda film

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La recensione su Homicide

di munnyedwards
7 stelle

David Mamet e la potenza della parola, lo spessore sempre dominante di una sceneggiatura o di un soggetto, la supremazia indiscussa dello scritto sulla messa in scena, la capacità non comune di rendere appassionante e cinematografico un contesto che si alimenta di altre “regole”, un mondo che deve assimilarne un altro, rendendo lo spettacolo avvincente, fluido e funzionale.

Con Mamet non è certo una novità, autore capace di impegnare il suo smisurato talento su diversi fronti, che siano opere teatrali, sceneggiature (Nomination per Il Verdetto e Sesso & Potere), produzioni e saggi, forse il suo più grande successo resta l’opera teatrale Glengarry Glen Ross (premiata con il Pulitzer nell’84) e portata su grande schermo dalla stesso scrittore per la regia di James Foley, ne uscì un film semplicemente strepitoso (Americani), innalzato da un cast stellare che comprendeva Jack Lemmon, Al Pacino, Kevin Spacey, Ed Harris, Alan Harkin e Jonathan Pryce, se non il top del top poco ci manca.

Eppure ancora una volta il lavoro di Mamet fu in gran parte ignorato e il film conquistò una sola Nomination (Al Pacino).

 

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Ma il talento del drammaturgo è trasversale e in continua evoluzione e il passaggio alla regia una scelta naturale dagli esiti abbastanza sorprendenti (La casa dei giochi, Le cose cambiano), con Homicide, terza opera da regista, Mamet conferma le peculiarità uniche del suo cinema, una visione decisamente personale che non può prescindere da una solida base narrativa, perno fondamentale dell’opera cinematografica.

Bob Gold (Joe Mantegna) è un poliziotto ben integrato nel suo distretto, fa il negoziatore ma lo chiamano anche quando l’azione è più immediata, insieme al suo collega Tim Sullivan (William H. Macy) viene incaricato di rintracciare un pericolo spacciatore sfuggito ad una retata dell’FBI.

Un caso molto importante che Gold vuole portare a termine ma il destino ci mette lo zampino deviando le sue indagini, il cadavere di una vecchia ebrea freddato nel suo negozio lo allontana dal suo obiettivo primario, i potenti familiari della donna (con agganci nel dipartimento) chiedono esplicitamente l’intervento di Gold…e questo per il semplice fatto che Gold è ebreo.

Inizialmente infastidito e poi molto scettico il poliziotto si convince pian piano che dietro l’uccisione della donna potrebbe esserci un complotto antisemita, ma questo è solo l’inizio perché l’indagine non sarà altro che un viaggio senza ritorno dentro se stesso, un guardarsi allo specchio senza riconoscere i lineamenti (le origini) del suo volto.

 
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Homicide è un poliziesco atipico, percorre apparentemente i binari consolidati del genere ma la visione di Mamet è assai lontana dai classici, come il protagonista del film lo spettatore si muove su un territorio astratto e non definito che non concede facili appigli, sempre in bilico tra una soluzione ovvia e l’imprevedibile influsso di un caso beffardo.

Al di là delle dinamiche investigative la vera essenza del film va ricercata nella scoperta di un senso di appartenenza che d’improvviso diventa scopo primario, Gold è un ebreo atipico, lontanissimo dalle sue origini, l’indagine che lo coinvolge lo obbliga invece a fare i conti con se stesso.

In realtà la figura del protagonista, resa in modo efficace da un ottimo Joe Mantegna (attore feticcio di Mamet), resta pericolosamente in bilico tra due mondi che sembrano non appartenergli, il suo viaggio notturno fatto di scoperte bizzarre (Grofatz, arcaico acronimo di Hitler) e di realtà occulte che combattono una guerra segreta (l’associazione sionista e quella neo-nazista) sono frammenti di un universo oscuro che lo trascinano sempre più in basso, fino a giungere ad una conclusione che lo lascia in balia di un vuoto esistenziale che non trova soluzione, ma solo una bruciante sconfitta.

Intreccio narrativo solido, sviluppato ad incastri e soluzioni improvvise, Homicide punta molto sulla seduzione della teatralità e su una rappresentazione che privilegia la recitazione e una sceneggiatura brillante, un film di grande eleganza e fascino.

Presentato in concorso alla 44esima edizione del Festival di Cannes.

Voto: 7.5

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