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Gulag 77

Regia di Roger Young vedi scheda film

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La recensione su Gulag 77

di maso
7 stelle

 

Racconto puntuale della drammatica vicenda di Mickey Almon, ex campione di atletica statunitense diventato telecronista che in trasferta a Mosca viene accusato di spionaggio e dopo alcuni mesi di prigionia nei meandri del quartier generale del KGB viene condannato a scontare dieci anni in un gulag nella gelida Siberia.

La regia di Young non ha particolari guizzi, specialmente nella prima parte ma illustra bene lo sviluppo della storia, la descrizione dei personaggi e i crescenti legami fra loro che attraverso la bella prova dell'ottimo cast sono espressi in maniera convincente e rappresentano il vero punto di forza del film; David Keith ha la grinta e la sfacciataggine giusta per il ruolo principale ma a volte eccede un po' in delle escandescenze che un regime così spietato non credo avrebbe lasciato impunite, per tenerle a bada ci vuole il personaggio memorabile del professore dissidente interpretato da un David Suchet in forma strepitosa che oltre ad essere un ingranaggio fondamentale nel piano di fuga ha anche le battute migliori tra le quali spicca la storiella del cane disgraziato catechizzato dalla volpe bianca, la morale viene girata a Mickey all'arrivo nel gulag "Stai attento a dove ficchi il muso!".

Il tratto del film che si svolge nel campo di prigionia ricopre ovviamente la parte centrale e rimane sulla frequenza d'onda emozionale della prima parte mentre espone la dura vita imposta dai carcerieri e la rassegnazione dei prigionieri, su questa base emerge il personaggio dell'inglese interpretato dal grande Malcom McDowell come sempre disinvolto e magnetico in un ruolo dai contorni negativi per il suo cinico atteggiamento in contrapposizione con quello più ingenuo di Mickey e quello più rude e pragmatico di Hooker interpretato dal fedele compagno Warren Clarke che lo aveva spalleggiato nella banda dei drughi in "Arancia Meccanica" e nel successivo "O lucky man".

Il terzetto è consolidato e il film subisce un notevole cambio di ritmo dal momento in cui Mickey e l'inglese sono condotti nel settore del gulag occupato dai prigionieri russi.

La preparazione dell'evasione, il piano per attuarla e il suo svolgimento sono la parte più riuscita del film nonostante qualche inverosimiglianza della trama (la volpe come diversivo, la porta del vagone aperta con facilità nonostante sia chiusa dall'esterno).

Young da il meglio di se nella difficoltosa marcia dei fuggiaschi verso il confine norvegese, la lunga camminata tra le gelide nevi siberiane entra nelle ossa dello spettatore costretto ad assaporare con piacere un paio di colpi di scena ravvicinati che tengono alta l'attenzione fino alla conclusione di una storia avvincente messa in scena in maniera comunque accettabile nonostante un budget non elevato a disposizione e il formato televisivo dell'operazione, se dovessi sottolineare un punto debole punterei il dito sul personaggio della moglie di Almon infilato nella storia un po' a casaccio e affidato ad una attrice mediocre.

 

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