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The Event

Regia di Sergei Loznitsa vedi scheda film

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La recensione su The Event

di alan smithee
7 stelle

72° FESTIVAL DI VENEZIA – ORIZZONTI

Nell’agosto del 1991 Michail Garbachev, in preparazione della firma del trattato che avrebbe tramutato l’Urss in “Unione delle Repubbliche Sovietiche Sovrane” (ex Socialiste Sovietiche), dando la possibilità a tutte le nazioni dell’Unione di liberarsi dell’occupazione sovietica, riconquistando l’indipendenza, decise di prendersi qualche giorno di riposo presso la dacia presidenziale in Crimea.

Approfittando di questa assenza, alcuni alti membri del Pcus tentarono un colpo di stato, costringendo il presidente nella sua dimora di vacanza e gettando il panico tra la popolazione, che intravedeva da anni con Gorbachev la soluzione per uscire dal rigido sistema che aveva caratterizzato la superpotenza, avvicinandola definitivamente al mondo occidentale e affievolendo del tutto il clima di guerra fredda che alimentò letteratura e cinema da fine Sessanta in avanti.

A Mosca il popolo scese in piazza a difesa dell’istituzione: i confronti armati, che inizialmente parevano inevitabili, furono ridotti al minimo dato che le forze armate schierate a difesa del Cremlino presto si unirono alla causa del popolo, tenacemente in opposizione di fronte alla minaccia di un nuovo regime assolutista.

Il bravo regista e documentarista Sergej Loznitsa (suo il suggestivo Anime nella nebbia) mette in ordine e sviluppa un ricordo di quei giorni drammatici e concitati attraverso i validi documentari e materiali d’archivio dell’epoca.

Ne esce un ritratto eroico di una popolazione che non può permettersi di tornare indietro ai tempi bui del comunismo assoluto ed intransigente, e che per questo si organizza per fare da scudo ad una insurrezione studiata da poche menti e come tale rimasta confinata ad un abbozzo, seppur drammatico, e come tale in grado di impensierire il mondo intero.

Per ironia del destino l’Urss morì grazie a quell’insensato motto rivoluzionario, rinacque la Russia e presero a riformarsi come autonomi gli stati satelliti. Gorbachev anziché approfittare del moto in suo favore, preferì con dignità ritirarsi lasciando il posto a Boris Elzin.

Il girato si sofferma sui volti preoccupati del popolo, sulla sua risoluta intenzione di bloccare gli insurrezionisti: volti che schivano la ripresa, guardano in macchina da presa e si scherniscono pudicamente. Sono immagini forti e belle, girate bene, dove la forza del popolo, la sua ragionevolezza ed il forte desiderio di non ricascare nell’incubo dal quale si era appena usciti, per una volta riesce a placare le ragioni del colpo di stato.

Intanto in sottofondo la musica accattivante de “Il lago dei cigni” da Cajkovskij, segna molto opportunamente il passo ad un Urss che non ha ragionevolmente più bisogno di esistere. I problemi della Russia e dei suoi stati satelliti non furono certo finiti, e la storia attuale ce lo conferma, ma quel colpo di stato ebbe un effetto dirompente e contrario a tutto ciò per cui fu organizzato.

 

 

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