Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Verdone condivide per una volta protagonismo con un altro comico di prima schiera, Antonio Albanese, in una storia bizzarra e certamente ben scritta, e perfettamente cucita addosso alle tempistiche comiche dello stesso Verdone. Molto meno però a quelle del suo partner.
Reduce dal poco felice “Sotto una buona stella”, Carlo Verdone torna a scrivere e dirigere una commedia che, ben lungi dall'entrare nel gotha del genere (o anche solo nella top ten del cinema verdoniano), riesce comunque a divertire intersecando con sapienza un buon copione alla naturale comicità sua e del suo partner Antonio Albanese. Ora, la scelta di condividere protagonismo con un altro comico di prima schiera è stata senz'altro felice, e basta d'altronde guardare alla storia del cinema per scoprire che la gran parte delle commedie più frizzanti son state sempre frutto dell'interazione fra due comici piuttosto che one man shows. E in questo Verdone è sempre stato eccessivamente egocentrico, e di rado ha lasciato nei suoi film protagonismo a terzi. Quindi se da un lato Verdone va lodato per aver finalmente 'aperto la porta', dall'altro tale apertura ha finito qui col risultare quasi una falla nella chiglia di “L'abbiamo fatta grossa”, in quanto il Verdone autore scrive e costruisce film attorno al Verdone attore, che ha tempistiche e modalità comiche certo molto distinte da quelle di Albanese, cosa questa che finisce per penalizzare l'attore lariano trasformandolo in pratica in spalla di Verdone. Ho a questo proposito letto più di una recensione nella quale si sottolineano le tante similitudini fra i due ma, calvizie a parte, io onestamente ne vedo pochissime. In ogni caso, merito non da poco, in un panorama non esattamente aureo qual'è quello della commedia italiana contemporanea, è l'aver saputo costruire la parte comica del film a tavolino, sceneggiando una storia bizzarra ma azzeccata, e non lasciando ricadere l'intero peso sugli exploits del momento degli attori.
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