Regia di Kenneth Lonergan vedi scheda film
Un film di rara intensità emotiva nonostante tutto si svolga con una freddezza e un senso di ineluttabilità che rende ancora più convolgente questo eterno purgatorio vissuto dal protagonista (giustamente premiato di un Oscar per un'interpretazione magistrale). Tutto sembra cristallizato al momento più tragico della vicenda, talmente tragico (e la musica di Albinoni non può che acuirne il senso di tristezza e smarrimento) che non c'è redenzione, non c'è speranza nè luce in una vita che sembra trascinarsi tra continui boccali di birra, scazzottate senza senso e l'incapacità di assumere un nuovo ruolo ,quello di tutore del nipote adolescente pronto a spiccare il volo verso la vita. Proprio questo parallelismo tra un nipote vitale, nonostante le tragedie familiari (un padre morto improvvisamente ed una madre evanescente anche se rediviva) ed uno zio "morto dentro" sono la più bella sorpresa di questa pellicola che merita sicuramente la visione, accompagnata da un'ottima fotografia e da musiche su cui è ben difficle discutere della validità, passando dal già citato Albinoni alle cantate di Bach e ad Hendel. Ottima anche la scelta di non cercare banali vie di fuga assolutorie nel finale, anche quando tutto sembra ricomporsi non si parla di felicità ma solo di un nuovo modo di sopravvivere al dolore.
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