Regia di Mario Lanfranchi vedi scheda film
Il bacio è un film non brutto, ma che si crede certo meglio di quel che in realtà è. Un lavoro di un calligrafismo da sbadiglio, comunque impostato con criterio e gusto assolutamente sufficienti, e d'altronde parto di un regista Rai appassionato di opera lirica (le atmosfere, i costumi, i toni della storia lo lasciano intuire) come Mario Lanfranchi; tratto da un romanzo di Carolina Invernizio da cui già Guido Brignone aveva fatto un film nel 1949 (intitolandolo proprio come il libro, cioè Il bacio di una morta), con una sceneggiatura firmata da Lanfranchi e Pupi Avati. Quest'ultimo si può considerare coinvolto nella realizzazione di una pellicola tanto distante dai suoi gusti più per la necessità di lavorare (e di farsi notare, giovane emergente con un paio di regie passate finora quasi del tutto inosservate) che per altre ragioni. Quello che non va ne Il bacio, essenzialmente, è la 'ingessatura' di tutto il film, quel retrogusto un po' stucchevole che viene generato dall'accostare un testo ottocentesco di un romanticismo struggente a delle atmosfere tendenti al patetico da contemporaneo fotoromanzo; nel cast si segnalano i nomi di Massimo Girotti, Valentina Cortese, della giovane e ancora poco nota Eleonora Giorgi, di Maurizio Bonuglia e - in una piccola parte - anche di Gianni Cavina. Melenso adeguatamente il commento sonoro di Piero Piccioni. 4,5/10.
Una giovane contessina viene avvelenata dal marito per conto dell'amante di lui; in realtà però il suo corpo, spedito al cimitero per la sepoltura, è ancora in vita. Lo scopre il fratellastro della ragazza, a lei legato da un sentimento quasi morboso.
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