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The Three of Us

Regia di Kheiron vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Three of Us

di alan smithee
7 stelle

Da una storia vera di un padre che fugge con moglie e bambino appena nato, un film brillante che sa far sorridere parlando di dittature e segregazioni, della follia di pochi che compromette l'esistenza di tanti: la storia recente di un paese dalla cultura e civiltà preziose, torturato e sottomesso senza speranza, visto con gli occhi dei fuggitivi.

Classe 1982, Kheiron Tabib è un comico, autore, sceneggiatore, regista ed attore, nonché rapper  nato a Teheran, in Iran, ed immigrato con la famiglia all’età di un anno in Francia, ove vive e risiede. Con questa sua valida, allegra e vitale (nonostante tutto) opera prima, Kheiron ci parla di suo padre Hibat (interpretato dallo stesso Kheiron), e della fuga che lo vide protagonista assieme alla moglie e al figlioletto (ovvero lui stesso), nel 1983 dopo aver trascorso ben 10 anni in carcere assieme a due dei suoi undici fratelli, per aver osato inneggiare contro lo Scià e la sua dittatura assoluta, e poi costretto alla fuga con il colpo di stato che portò al potere, come dalla padella alla brace, il comandante Khomeini ed il suo regime integralista forse ancora peggiore del precedente.

Hibat pertanto, nonostante il titolo di avvocato, mai esercitato a causa della prigionia, la cattedra di professore vinta su un concorso selezionatissimo, si trova costretto a emigrare lasciando genitori e suoceri nel paese natio per non farvi mai ritorno.

Nella nuova terra di espatrio, l’uomo riuscirà ad integrarsi come avvocato a difesa dei diritti dei quartieri più poveri e degradati, riuscendo altresì, grazie al suo carattere solare e positivo, a creare nella gente, anche in quella problematica, quel senso di appartenenza in grado di scongiurare i vandalismi ed incoraggiare la collaborazione per rendere più vivibile e socialmente consono un ammasso di cemento inizialmente inospitale ed oggetto dei più laidi e loschi traffici.

Nous trois ou rien è un film drammatico che tuttavia traduce in commedia i gravi fatti che hanno diviso e continuano a tenere sottomesso un popolo perennemente in balia di un sistema di governo e di potere intollerante rispetto alle libertà individuali altrimenti considerate inviolabili ed irrinunciabili.

La simpatia degli interpreti e i toni scanzonati, le battute al limite della comicità, insolita ma del tutto pertinente ed anzi rivitalizzante, si adattano molto bene anche alle situazioni più drammatiche come la dura detenzione inflitta al protagonista ai tempi dello scià, e la fuga clandestina verso l’Europa, raccontata con l’incalzante ritmo di un thriller che sa prendersi anche un po’ sottotono.

Ironia e comicità a tratti che non storpiano né traviano la denuncia di base che anima la pellicola e la rende una piacevole occasione di riflessione, al pari di altre pellicole famose ed acclamate come Train de vie e La vita è bella. In Francia la pellicola è stata accolta con molto favore ed un certo interesse di pubblico.

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