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I Vampiri di Praga

Regia di Tod Browning vedi scheda film

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La recensione su I Vampiri di Praga

di undying
7 stelle

Tod Browning rimette mano al soggetto de Il fantasma del castello (1927), influenzato però dall'esperienza Universal (Dracula, 1931) e dall'avvento del sonoro. Ne esce un originalissimo horror gotico, con inatteso risvolto giallo. Lugosi interpreta il suo alter ego con certa immedesimazione, mantenendo lo stesso look e senza mai pronunciare verbo.

 

locandina

I Vampiri di Praga (1935): locandina

 

Praga, 1934. La morte del ricco Karell Borotyn (Holmes Herbert) avviene in circostanze poco chiare, lasciando sconvolta la figlia Irena (Elizabet Allan). Il medico locale attribuisce il decesso ad un vampiro, alimentando i pregiudizi della popolazione sul conte Mora (Bela Lugosi) e sua figlia Luna (Carroll Borland): due inquietanti figure che vivono in un diroccato castello, e che hanno fama d'essere vampiri. Passato un anno, Irena sta per convolare a nozze con il fidanzato Fedor, quando viene aggredita e morsa al collo, nottetempo, da Luna. Un esperto di paranormale, il professor Zelin (Lionel Barrymore), e l'ispettore Neumann (Lionel Atwill) decidono di porre fine alle scorribande notturne del conte Mora e della figlia. I due chiedono il supporto del barone Otto, consulente di casa Borotyn, a suo tempo in contrasto con il defunto Karell per divergenze sul matrimonio di Irena.

 

Bela Lugosi, Carroll Borland

I Vampiri di Praga (1935): Bela Lugosi, Carroll Borland

 

Guy Endore e Bernard Schubert partendo dalla storia The hypnotist di Tod Browning (qui regista e produttore), realizzano una sceneggiatura elaborata e originale. Ovviamente in debito con la più celebre produzione Universal (Dracula, 1931), sempre diretta da Browning e interpretata dal silente (mai proferisce verbo) Bela Lugosi, il regista riprende quel mondo e quella macabra ambientazione, costruendo una prima mezz'ora ch'é una vera e propria antologia del cinema gotico. Il castello decadente -pieno di sinistre ombre proiettate da candelabri avvolti da cera- con le sue ragnatele, gli insetti e i pipistrelli fa da sfondo alle notti opprimenti, nelle quali risaltano, flebilmente illuminate dalla luce lunare, scenari romantici e tenebrosi.

 

Carroll Borland

I Vampiri di Praga (1935): Carroll Borland

 

La figura di Luna -glaciale, allampanata, spettrale- compare ai margini di un cancello, quello di un cimitero popolato da fantasmi in cerca di giustizia (sir Karell Borotyn). Gli effetti speciali, per quanto artigianali, ancor oggi si distinguono dalla media delle pellicole del tempo (eccezionale il lento planare di Luna, dentro al castello, in fase di metamorfosi da pipistrello a donna). E a rendere unico il film, contribuisce anche un cast di attori eccellenti guidati -per ruolo predominante- dalla figura dell'ambiguo Lionel Barrymore, qui in veste d'esperto di vampirismo, ma anche ipnotizzatore al servizio della polizia. Ottimamente diretto, reso accattivante da scenografie curate e decadenti, Mark of the vampire può essere considerato un precursore per l'inattesa svolta finale, che deraglia dal genere horror al giallo e per l'ironica chiusa metacinematografica nella quale Lugosi si toglie il mantello, svelando di agire su un set e sperando di essere protagonista -ovviamente nel ruolo di vampiro- del prossimo horror.

 

Bela Lugosi, Elizabeth Allan, Henry Wadsworth

I Vampiri di Praga (1935): Bela Lugosi, Elizabeth Allan, Henry Wadsworth

 

Curiosità 

Mark of the vampire rappresenta, nelle intenzioni di Browning, il tentativo di rifare sonorizzato il precedente film muto Il fantasma del castello (1927), interpretato dal grande Lon Chaney nel ruolo del vampiro. Pellicola purtroppo famosa per essere andata completamente persa. L'ultima copia è stata distrutta, nel 1965, da un incendio sviluppatosi negli studi della casa di produzione MGM. Peccato non avere più alcuna possibilità di confrontare le due versioni.

 

Carroll Borland

I Vampiri di Praga (1935): Carroll Borland

 

Credevo stesse morendo e invece dormiva, credevo stesse dormendo e invece moriva." (Bram Stoker)

 

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