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L'uomo, la bestia e la virtù

Regia di Steno vedi scheda film

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La recensione su L'uomo, la bestia e la virtù

di will kane
6 stelle

E' probabilmente uno dei film con Totò meno visti da fans e dal pubblico in generale, anche perchè, per ragioni di diritti, sparì negli archivi e fu possibile rivederlo solo negli ultimi vent'anni. Tratto da una novella di Luigi Pirandello, è abbastanza "bizarro", visto che ad un regista espertissimo e commerciale come Steno, capita di dirigere assieme il campionissimo partenopeo della risata, e il talento puro e incontrollabile Orson Welles: il quale nella prima parte aleggia perchè spesso rammentato, e nella seconda contende la scena al comico italiano. Una questione di sentimenti confusi e feriti, in cui un professore che dà ripetizioni al figlio di un capitano di mare, ha una relazione con la moglie di quest'ultimo, e vuole che lei lasci un marito che la trascura e non si fa problemi a sbandierare al mondo che ha un'altra famiglia a Napoli, e che l'altra donna gli concede molto di più, in camera da letto (si noti che siamo nel 1953!), ma il forte temperamento del marito mette soggezione alla donna, che si dispera e segue gli stratagemmi dell'amante per far rompere il matrimonio. Naturalmente, come in ogni commedia che si rispetti, le cose non vanno secondo i programmi. "L'uomo, la bestia e la virtù", rispetto ad altri titoli sia di Steno che di Totò, persegue meno l'effetto brillante, anche se i duetti tra il comico napoletano e la spalla fidata Mario Castellani ottengono il riso in maniera sciolta. Il grande e grosso Orson porta con sè il carisma e l'energia rude necessaria a definire il proprio personaggio, e il film è aggraziato e godibile, con la curiosa accoppiata ben gestita dalla regia. Finale in odor di malinconia, anche se sembra suggerire che, in fondo, con i sentimenti spesso si sbagli a costruire castelli senza base, e che non si devono sottovalutare le occasioni apparentemente meno allettanti.

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