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Il ring - Gore Vidal vs William Buckley

Regia di Robert Gordon, Morgan Neville vedi scheda film

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La recensione su Il ring - Gore Vidal vs William Buckley

di LorCio
8 stelle

Nel 1968 il Partito Repubblicano si prepara a scegliere il suo candidato alla presidenza, mentre i Democratici devono metabolizzare l’omicidio di Bobby Kennedy, competitor designato alla successione di Lyndon Johnson. In occasione dei due congressi definitivi, la sfigatissima Abc, terza rete americana per pubblico, budget ed ambizione dopo i colossi Nbc e Cbs, decide di coprire interamente l’evento, lasciando l’epilogo della giornata al dibattito tra due antitetici cavalli di razza. Il conservatore William Buckley, leader della rivista National Review nonché presentatore televisivo, e il progressista Gore Vidal, raffinato scrittore di successo quanto di scandalo, si scontrano lungo dieci dibattiti in un’escalation di violenza verbale che raggiunge l’apoteosi con uno storico scambio di insulti (Vidal dà del “cripto-nazista” a Buckley che gli si appella con “finocchio”). Attraverso una serie di interviste che aiutano sia a delineare i profili socio-politici e linguistici dei duellanti (sopraffini maestri di retorica) che a comprendere l’universo mediatico (specialmente per i non americani), Robert Gordon e Morgan Neville individuano nei dibattiti tra i due l’origine di un genere televisivo (quindi narrativo) progressivamente abusato e deprivato della sua primigenia funzione: il confronto serrato fra due posizioni forti ed inconciliabili, magari estremizzate rispetto ai propri schieramenti ma così ben argomentate da imporre una presa di posizione da parte dello spettatore. Non a caso fu un clamoroso successo di audience, forse anche per la congenita antipatia tra i due che si disprezzano con una chiarezza inequivocabile. L’aspetto più interessante di questo splendido film sta proprio nell’esercizio dell’odio: Buckley si tormentò a vita dello scivolone, Vidal ne parlava quotidianamente. Eppure entrambi appartenevano ad un’aristocrazia borghese di un’altra epoca: non credevano nella democrazia, ma in un governo delle élite, di cui erano i rispettivi campioni. L’uno non poteva fare a meno dell’altro? No, ma l’uno era la nemesi dell’altro. Quando Buckley morì, Vidal scrisse: “RIP WFB – in hell”. Dubito che Vidal credesse al paradiso.

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