Regia di Federico Schiavi, Gian Piero Palombini vedi scheda film
Lo Stato sovietico non riesce a motorizzare il paese. Dunque, che fare? Chiedere aiuto ad Agnelli.
E' un'opera sobria e incisiva, che narra la costruzione di uno stabilimento Fiat in Unione Sovietica attraverso i racconti di coloro che vi presero parte, sia i costruttori che gli operai addetti alla produzione. Tra i colloqui preliminari, il ruolo opaco del PCI, le polemiche in Italia, e i nuovi orizzonti che si paravano alla Fiat fu un'impresa mastodontica, che però fu coronata dal successo. Agnelli confessò che i margini per la Fiat non furono grandi, ma significativo fu invece il prestigio internazionale che ne derivò per l'azienda e i nuovi mercati che le si aprirono.
I molti intervistati ricostruiscono le vicende tecnico-logistiche ma anche umane e sentimentali collegate con la realizzazione dell'opera. Si va dall'impatto sugli italiani che si trasferivano per un certo periodo nella Russia sovietica, ai russi che venivano a loro volta a lavorare in Italia, e alle relazioni sentimentali che si allacciavano soprattutto tra gli italiani e le operaie russe. Molte si sposarono con gli italiani e li seguirono poi in Italia al termine del periodo di lavoro.
L'impressione che fecevano gli italiani era grande, non da ultimo perché l'URSS era un paese nel quale pochi entravano e quasi nessuno usciva; i nostri connazionali suscitavano quindi grande curiosità e interesse, in un modo che noi non possiamo capire. Certe ragazze gli correvano dietro solo per farsi sposare ed uscire dal paese, ma l'amore che nasceva tra le russe e gli italiani era molte volte sincero.
E' un documentario interessante, che parla di un argomento poco noto, sia dal punto di vista storico ed e tecnico, che da quello più umano e personale. Niente effetti digitali, niente montaggio isterico, niente musica rutilante; solo un reportage ben condotto. L'opera è composta dalle interviste recenti girate in italia e da spezzoni di repertorio girati in Russia e molto interessanti. Ma qui sta l'unica nota dolente: questi spezzoni sono stati ridotti allo schermo 16/9, e quindi perdono una consistente parte di immagine.
A parte questo, un'opera da vedere, da cui si imparano tante cose.
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