Regia di Budd Boetticher vedi scheda film
Primo film di Boetticher che riesco a vedere, finalmente. Fra il realismo di Delmer Daves (depurato dal sentimentalismo residuo) e il minimalismo di Anthony Mann (privo delle contorsioni psicologiche), si situa la regia invisibile del misconosciuto maestro Budd. Scenografia spoglia e fotografia piatta, notti davvero buie e non azzurre, nessuna tentazione epica, nessuna fascinazione per il paesaggio. Solo un pugno di caratteri, alle prese con la lotta per la sopravvivenza e per il denaro, che si rivela un'occasione per svelare la propria ambiguità morale, le meschinità, gli egoismi, le solitudini. Senza alcuna forzatura, Boetticher (dopo una verbosa e tediosa prima parte) riesce a far risaltare spontaneamente la psicologia dei personaggi, i risvolti etici dei loro comportamenti, il conflitto fra bestialità e ragione, suggerendo anche una lettura di stampo velatamente politico-femminista: la donna frustrata ammette di essersi imbarcata in un matrimonio senza amore e viene spronata dal protagonista a "decidersi a prendere il mano il proprio destino". Cinema classico moderno, mai ottuso; lineare e complesso, sensibile...come piaceva ai critici francesi degli anni 50...
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