Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
"Se il ragazzo che vuoi sposare è bello, vuol dire che non ha una lira: i fidanzati ricchi sono racchi!"
Al massimo della lora fama Totò e Fabrizi sono in un certo senso ridotti a "maschere", tanto da apparire nel titolo coi loro veri nomi (mentre nella storia si chiamano rispettivamente Cocozza e D'Amore, ovvero Cavaliere e Ragioniere, perche Totò doveva sempre stare un po' più su nella scala sociale rispetto al deuteragonista.
Una trama che ammicca allo Shakespeare di Romeo e Giulietta e al loro legame ostacolato dai rispettivi padri, ma senza arrivare ad alcuno spargimento di sangue: al massimo con un accenno al Mezzogiorno di Fuoco che però si consuma all'ora di pranzo di fronte a una rustica trattoria di campagna.
Con il solito Geronimo Meynier che fa il figlio che studia e vuole mettere su famiglia a meno di 20 anni, per andare a contribuire al baby-boom di quegli anni '60, più una serie di comprimari di valore (Rina Morelli e Angela Luce) ma sottoutilizzati, per non far ombra ai due marpioni. Nino Manfredi fa la voce narrante, ma non compare neppure nei titoli.
Memorabile la scena dello scambio dei tight in taxi (compreso il ricordo di "giù il cappello!" con la memoria del Ventennio) e quella della telefonata dei due giovani che fingono la fuga d'amore, facendo leva sui sensi di colpa dei genitori.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta