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La torre di Londra

Regia di Roger Corman vedi scheda film

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La recensione su La torre di Londra

di giansnow89
8 stelle

Non uno dei film più conosciuti e apprezzati di Corman, ma vale davvero la pena dargli un'occhiata.

Premetto che non ho visto l'originale del '39 da cui è tratto questo remake di Roger Corman, quindi non ho il materiale a disposizione per istituire paragoni. D'altra parte, il più delle volte i rifacimenti sono più scadenti rispetto al film di partenza, di conseguenza potrei ritrovarmi a parlar bene di questo titolo del '62 mentre il vero capolavoro è l'altro. O forse anche no. Fatto questo cappello iniziale inutile e non richiesto, si deve sottolineare il debito del film di Corman con il Riccardo III di Shakespeare, che molto più dei fatti storici ha ispirato il suo lavoro. Corman come il grande drammaturgo gioca assai sulla verità storica e sulla figura controversa di Riccardo, calandolo in un contesto molto più cruento di quello di partenza. La tensione scenica è impressionante. Riccardo è un uomo solo contro l'Inghilterra. Sciancato e con la gobba, è roso dal confronto impari e dall'invidia verso i due fratelli, il re moribondo Edoardo e il designato protettore del regno Clarence. L'invidia è pari solo alla sete di potere di Riccardo. Via via, toglie di mezzo (personalmente) tutti gli ostacoli che si frappongono fra lui e il trono. La corsa alla corona si fa vieppiù affannosa e piena di rimorsi, i fantasmi delle sue vittime lo perseguitano. La baldanza e la sicumera iniziale mutano nel dubbio e infine nella pazzia. Riccardo si rende responsabile dei crimini più atroci, eppure non ispira altro che sincera compassione. La sua è la tragedia di un uomo sbagliato che si è trovato al momento giusto nel posto sbagliato. Tutte le sue azioni sono determinate da uno sforzo di riappropriarsi di ciò che dal destino gli è stato tolto. La solitudine e la dannazione sono l'abisso che attende chi il destino prova a ingannare.

 

Si segnalano una colonna sonora nera e orrifica come si conviene, e una prova attoriale enorme di un Vincent Price in stato di grazia. Pare quasi che Shakespeare abbia scritto il Riccardo III su misura per lui.

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