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Fino a qui tutto bene

Regia di Roan Johnson vedi scheda film

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La recensione su Fino a qui tutto bene

di giuseppdang
8 stelle

“Poveri illusi” è il nome della compagnia teatrale (o presunta tale) che alcuni ragazzi mettono su per fare qualche spettacolo. Uno di loro è sicuramente bravo. Una di loro forse non lo è quanto lui, ma riesce ad avere successo, laddove il primo si è fatto da parte. Alcuni di loro vivono insieme, si conoscono da tempo. Altri sono arrivati dopo e non hanno nulla a che vedere con loro. Qualcuno se n’è andato. Ma per davvero. Sono diversi, ma hanno le stesse paure. Il soggetto è interessante e la sceneggiatura è fresca, coraggiosa, a tratti divertente.

Eppure l’ultima fatica di Roan Johnson non parla di attori andati in malora, ma più semplicemente di un gruppo di ragazzi che hanno vissuto insieme per cinque anni, o giù di lì. Il regista decide di ripercorrere la loro convivenza, di far assaggiare il loro vissuto incentrando la vicenda negli ultimi tre giorni, prima che ognuno prenda la propria strada; con il rischio di non ritrovarsi più, per alcuni, di perdersi completamente, per altri.

Tra una gravidanza non voluta, crisi esistenziali, un involuzione di un rapporto amoroso e un appartamento logorato dai festini e dalla sporcizia lasciata un po’ lì a caso, per sciatteria o semplice pigrizia, la pellicola premiata al festival di Roma risulta essere straordinariamente deliziosa. Essa aiuta lo spettatore a ripercorrere quei momenti di giovinezza un po’ passati nel dimenticatoio. Si ride distrattamente quando non è opportuno farlo, e un velo di spensieratezza aiuta ad assorbire le domande che si pongono i nostri protagonisti. Che vengono fatte a noi spettatori, o che ci facciamo da soli oramai da un po’. Nessuna risposta ci è data, o meglio nessuna risposta ben definita, ma è giusto così. A quelle dobbiamo pensarci noi.

Il cast è fresco, opportuno e autentico. Sembrano vivere insieme da anni per davvero. La loro complicità si percepisce dai loro sguardi, dai loro modi di fare, dal modo in cui stanno insieme. Tutto è così semplice, e complesso allo stesso tempo. E’ impossibile non ritrovarsi in una delle situazioni presentante, e non c’è alcun dubbio sul fatto che rappresentare vicende del genere nel modo più spontaneo possibile sia stata una scelta più che azzeccata.

Sembrano comunicarci: ora fermiamoci. Facciamo un resoconto della situazione. Di tutto quello che siamo stati, e di quello che siamo. Pensiamo a quello che dovremmo essere, ma non troppo. Giusto il necessario. E soprattutto non dimentichiamo, non dimentichiamoci. Insomma, fino a qui tutto bene. Adesso può solo andare meglio.
Deve andare meglio.

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