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I giochi del diavolo - La presenza perfetta

Regia di Piero Nelli vedi scheda film

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La recensione su I giochi del diavolo - La presenza perfetta

di undying
6 stelle

La presenza di un fantasma - in vita, uomo suicidatosi per amore - mette in crisi uno scrittore, apparentemente respinto da una ragazza della quale si è invaghito. Terzo appuntamento con "I giochi del diavolo", una storia intima, quasi sentimentale, ispirata da un ottimo racconto di Henry James.

 

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Primi anni del XX° secolo. Stabilitosi a Lucca, il celebre scrittore Henry Vawdrey (William Berger) sta passando un periodo di crisi esistenziale: trascorre il tempo rinchiuso (letteralmente, anche di giorno) in una piccola stanza, ormai stanco di assaporare le effimere gioie che la società civile può offrire. Il monotono e apatico stile di vita trova soluzione di continuità quando Henry riceve la visita di un suo più giovane amico - Teddy Morgan (Giancarlo Zanetti), occupato al municipio di Firenze - che lo invita a frequentare due sue ammiratrici inglesi, trasferitesi a vivere a Lucca: la vedova Annie Marden (Rada Rassimov) e sua figlia Charlotte (Emanuela Barattolo). Henry, attratto dalla giovane Charlotte, inizia a corteggiarla venendo però rifiutato: "Ammirarlo come scrittore non significa amarlo", confessa la ragazza in un momento di imbarazzante confidenza alla madre. La situazione assume quindi un risvolto a dir poco inquietante quando, durante un concerto, un uomo (Franco Ressel) prende posizione, sedendosi al fianco di Charlotte. Più tardi Annie informa Henry sulla triste vicenda di quella presenza, che solo lei ed Henry sono in grado di vedere: si tratta dello spettro di Sir Edmund Orme, un vecchio spasimante di Annie spinto al suicidio per essere stato rifiutato dalla donna.

 

"Un uomo vivo: temo di non sapere che cosa significhi. Una volta, un mio amico, Sir Edmund Orme, è morto per amore, per troppo amore. E io, in qualche modo, sono il suo opposto: per troppo poco amore non conosco la vita. Non sono vivo. Io le cose, le persone, le studio e le capisco... ma non le amo. Le conosco soltanto e, dopo averle conosciute, mi annoiano. Temo che, come certi morti non sono veramente morti, certi vivi non siano veramente vivi."

(Henry Vawdrey)

 

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La presenza perfetta: William Berger 

 

Una delle penne più significative della letteratura a sfondo gotico, spesso a base di storie con presenze eteree e fantasmatiche, risponde al nome di Henry James, l'autore del racconto breve "Sir Edmund Orme" (1891), selezionato da Italo Calvino per la serie televisiva "I giochi del diavolo - Storie fantastiche dell'Ottocento", dal quale Jean Ludwigg sviluppa una fedele sceneggiatura destinata alla regia di Piero Nelli (1926 - 2014). Nelli è stato un cineasta attivo soprattutto durante i primi anni Cinquanta, passato poi a dirigere sceneggiati televisivi (si ricorda qui il più importante: Il passatore, 1977/1978) per concludere la carriera con due documentari di impegno politico: L'addio a Enrico Berlinguer (1984) e Sabatoventiquattromarzo (1984). Un regista di talento, che ha diretto però poche opere (una quindicina, compresi i lavori televisivi, in circa 34 anni). Questo terzo episodio della serie non sfigura affatto di fronte ai buoni esemplari che lo hanno preceduto, per la scelta di un soggetto di grande qualità letteraria destinato a diventare un discreto lungometraggio interpretato da un cast particolarmente ispirato, sul quale ovviamente risalta l'indiscusso protagonista (William Berger). Poiché la vicenda si svolge sottotono, in maniera quasi intimista e senza l'ausilio di effetti speciali, un buon contributo arriva sia dalla colonna sonora curata da Piero Piccioni (particolarmente inquietante, con composizioni sullo stile di Bernard Herrmann), sia dalla fotografia "invecchiata" di  Giuseppe Tinelli, le cui tonalità sfiorano a più riprese il seppia. Appare indovinata anche l'idea di ambientare a Lucca qualche scena in esterno e il concerto alla Cattedrale locale, dedicata a San Martino. Quanto al racconto in sé - apparentemente una storia d'amore non corrisposto -, risalta per la profondità del testo che va di pari passo con il contenuto: il coup de théâtre finale, con totale capovolgimento di prospettiva tra amante respinto e donna idealizzata, pone in essere una riflessione per nulla banale sulla fallibilità dell'amore, sulla caducità della bellezza e sul pragmatico senso (a)morale di un uomo (Henry Vawdrey) incapace di provare sentimenti puri, pertanto cadavere anzitempo - pur se "apparentemente" vivo - in contrapposizione con un fantasma (Edmund Orme) che, per quanto ormai il suo corpo sia ridotto in cenere sopravvive, forse più che agli occhi, certamente nella memoria dell'irraggiungibile donna un tempo amata.

 

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La presenza perfetta: Emanuela Barattolo e William Berger 

 

Citazioni 

 

"Voi credete che qui, davanti a voi, in questo momento, sia seduto Henry Vawdrey, l'autore. Ma è un'illusione, io non sono che il suo doppio che va in società e prende il suo posto per permettergli di rimanere a casa, a lavorare, a scrivere. Io non sono lui, lo scrittore. Sono un fantasma, che lo rappresenta nel mondo. (...) Questo scrittore che si sdoppia, non è altro che il personaggio di un racconto che vorrei scrivere."

(Henry Vawdrey)

 

"È la fantasia che ci fa sopravvivere alla vita di tutti i giorni, che ci fa esistere oltre la facciata dell'apparenza. Però può anche accadere che la fantasia qualche volta ci serva non per inventare ma per scoprire dietro al volto, al comportamento di tutti noi, delle realtà preesistenti, segreti inconfessati, colpe di cui ci vergognamo e, proprio perché terribili, cerchiamo di nasconderle agli altri."

(Henry Vawdrey)

 

"È successo come quel giorno, da bambini, in cui con tristezza ci si accorge che i giochi dell'infanzia non attraggono più. Poi altre cose vengono incontro come una corsa nella vita. (...) Ora c'è Henry nella mia vita e, senza di lui, solo l'incertezza, l'avventurosa mancanza di sicurezza, per cui io non sono nata."

(Charlotte)

 

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La presenza perfetta: Franco Ressel nel ruolo di Sir Edmund Orme

 

Anticipazione pubblicata su La Stampa [1]

 

"Col diavolo si può anche giocare.

Sta andando in onda sulla Rete Due una serie di storie fantastiche dell'Ottocento intitolata I giochi del diavolo che comprende sei sceneggiati. Si tratta di La venere d'Ille di Merimée, L'uomo della sabbia di Hoffman, già trasmesso, La presenza perfetta di Henry James, Il sogno dell'altro di H. G. Wells, La mano indemoniata di Gerard De Nerval, Il diavolo nella bottiglia di Stevenson. L'incarico di curare questa serie è stato affidato a Roberta Canotto la quale dice: «In questi ultimi anni, soprattutto per l'affacciarsi delle nuove generazioni, si è riscoperto il mondo del fantastico e dell'immaginario. L'improbabile, il diabolico, l'inconscio o la favola sono tutti elementi di cui è intessuta la nostra insicura e difficile realtà di oggi». Ci si è chiesti dunque perché non far conoscere, facendo spettacolo, alcune di queste storie favolose. (...) La presenza perfetta è tratto dal racconto di Henry James, «Sir Edmund Orme». E' diretto da Piero Nelli ed interpretato da Rada Rassimov, Emanuele Barattolo, Gianfranco Zanetti, William Berger, Franco Ressel. Qui c'era un grosso problema, quello di ricreare un ambiente inglese fin de siecle, dal momento che l'azione si svolge in una tipica country house vittoriana. Spiega Roberta Carlotto: «Si è pensato che fosse meglio inventare una Inghilterra nostrana ispirandosi a quella di tanti inglesi che hanno scelto di abitare fra i cipressi delle colline toscane, ed è cosi che la storia è stata trasferita nei dintorni di Lucca. È un arbitrio, d'accordo, però ha salvato lo sceneggiato da poco credibili arrangiamenti». Qui abbiamo la storia di un fantasma, un'invenzione della protagonista, che, avendo respinto un suo innamorato, sir Edmund Orme, ed essendosi questo suicidato, immagina di rivedere il suo fantasma dal quale attende la vendetta."

(Lamberto Antonelli)

 

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Piero Nelli (1926 - 2014)

 

Critica 

 

"I telefilm della serie I giochi del diavolo (Storie fantastiche dell'Ottocento), a cura di Roberta Carlotto, andati in onda nel 1981, rappresentano - assieme all'altra serie Il fascino dell'insolito - Itinerari dalla letteratura gotica alla fantascienza, a cura di Angelo Ivaldi e Biagio Proietti, trasmessa tra il 1980 e il 1982 - il corpus di adattamenti fantastici più denso e impegnativo concepito per il piccolo schermo fino a quel momento in Italia. E dimostrano una fiducia ammirevole nel mezzo televisivo come strumento culturale e didattico, in grado di proporre a un vasto pubblico opere di qualità e buona fattura spettacolare come valida alternativa al disimpegno dilagante, e al medesimo tempo di proseguire quell'opera di diffusione della cultura propugnata da autori come Ugo Gregoretti con un vasto impegno interdisciplinare: al punto che una delle più celebri antologie dedicate al fantastico letterario, I racconti fantastici dell'Ottocento curati da Italo Calvino per Mondadori, ha origine dalla consulenza prestata dallo scrittore alla Rai per I giochi del diavolo. I sei racconti scelti spaziano da Prosper Mérimée a Henry James, da Robert Louis Stevenson a E. T. A. Hoffmann, da H. G. Wells a Gérard de Nerval. Le attese della vigilia sono alte, ma il risultato scontenta molti. Si notano «molte delle contraddizioni e delle incertezze tipiche dei primi esitanti tentativi di intrecciare due mezzi affini ma non identici. In particolare un'organizzazione scenica e una tecnica narrativa di segno prevalentemente teatrale associate a scelte figurative e a forme discorsive che (...) restano ancora troppo arretrate» rispetto agli standard televisivi coevi. La messinscena, insomma, strozza sul nascere la tensione fantastica e l'intreccio di reale e immaginario: il risultato galleggia, secondo Gualtiero Pironi, «in uno spazio intermedio e indeterminato in cui si intravvede sì il fantastico ma anche la sua stessa impossibilità». (...) La trasposizione jamesiana a opera di Piero Nelli, La presenza perfetta, paga la rinuncia all'incertezza che attraversava il racconto di James, mentre tanto Marcello Aliprandi (La mano insanguinata, sceneggiato da Tullio Pinelli) quanto Tomaso Sherman (Il diavolo nella bottiglia) e Giovanna Gagliardo (Il sogno dell'altro) sembrano consapevolmente autolimitarsi. Il risultato denota «una scarsa fiducia nelle possibilità dell'opera fantastica di aprire il suo corpo a scritture colte e a variegate strategie testuali». Tra i mediometraggi realizzati spicca per riuscita l'ultimo film di Mario Bava, La Venere d'Ille, girato nel 1978 e co-diretto con il figlio Lamberto."

(Roberto Curti) [2]

 

 

NOTE

 

[1] "Col diavolo si può anche giocare", su La Stampa del 27 maggio 1981.

 

[2] "Fantasmi d'amore - Il gotico italiano tra cinema, letteratura e TV" (Lindau), pag. 384 - 385 - 386.

 

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La presenza perfetta: Giancarlo Zanetti e William Berger davanti alla Chiesa di San Michele (Lucca)

 

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Henry James (1843 - 1916)

 

"Secondo me le superstizioni sui fantasmi vengono proprio da esperienze di questo genere. Sei così abituato alla presenze di qualcuno che quando questo qualcuno se ne va ti capita di continuare a sentire il suo passo, il suo modo di bussare, qualsiasi cosa. È così che se hai voglia, o bisogno, di credere, ti convinci che esistono i fantasmi."

(Gianrico Carofiglio)

 

F.P. 31/07/2023 - Versione visionata in lingua italiana su RAI Play (durata: 75'07")

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