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Still Alice

Regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland vedi scheda film

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La recensione su Still Alice

di Utente rimosso (SillyWalter)
6 stelle

 

     

     Il film vale molto meno dell'ottima interpretazione di J. Moore. I momenti più coinvolgenti sono tutti suoi contributi: lo smarrimento sul suo volto all'arrivo dei primi sintomi dell'alzheimer, la lotta orgogliosa per darsi un senso e un'identità nuova. Tutti frangenti che lei fa brillare senza un gran aiuto da parte di un soggetto e una sceneggiatura poveri di guizzi e strumenti in grado di farci entrare in Alice e nel mutare del suo rapporto col mondo.

 

Julianne Moore

Still Alice (2014): Julianne Moore

   

     L'idea di fare della protagonista una professoressa di linguistica promette riverberi che in realtà non mantiene. In una scena Alice dichiara di essere stata colpita nel vivo, in quello di cui più è orgogliosa e su cui ha fondato il suo senso di identità, ma lo spettatore può solo ipotizzare l'importanza di ciò che l'alzheimer le porta via. Non sappiamo quanto è alta in principio la montagna di parole e funzioni che si sgretola dentro di lei e il film non trova un modo simbolico di comunicarcelo. Qui come altrove ci si ferma a guardare Alice da lontano. Il racconto della perdita dell'io più intimo paradossalmente rimane distante dall'interorità di Alice e dalla sua prospettiva. La pellicola si srotola, la storia prosegue e noi non avvertiamo se non da segni esteriori quello che si ferma ("still"=fermo) dentro la protagonista. Alice è ancora Alice ("still"=ancóra) è la prospettiva scelta: il suo rifugiarsi in famiglia, nell'identità affettiva, negli ultimi ricordi felici che fino all'ultimo sembrano tenerla insieme. Finché c'è cinema c'è Alice. Finché le immagini scorrono, finchè le memorie scorrono Alice è ancora Alice. 

    È una scelta che però non risulta particolarmente fruttuosa anche per la mancanza di vitalità dei familiari a cui Alice si appoggia. I personaggi che dovrebbero dar senso ai suoi ultimi momenti di presenza mentale, quelli che dovrebbero far "risuonare" il suo cambiamento risultano freddi e poco interessanti, mal serviti da scene prevedibili di vita fin troppo comune (anche la nascita dei nipoti passa veloce senza lasciare il segno). Si ha l'impressione che temendo l'eccesso la regia finisca per non prendere alcuna direzione forte lasciando tutto sulle spalle (certo robuste) della Moore.

 

Julianne Moore

Still Alice (2014): Julianne Moore

   

     C'è sicuramente una sequenza molto efficace nel trasmettere il senso di frammentazione della protagonista. È quella in cui un'Alice ormai seriamente peggiorata trova un video che lei stessa aveva preparato in passato per l'Alice futura. Il video contiene delle istruzioni che però lei non riesce più a seguire senza perdersi per strada in mille deviazioni e distrazioni. Le continue interruzioni danno la misura di quanto sia ormai smarrita nel tempo, di quanto vuoto ci sia tra quelle due identità. 

 

     Nota negativa la colonna sonora troppo invadente. Il tema principale ricorre come un tormentone a segnalare in maniera affrettata i punti in cui commuoversi. Spesso sarebbero bastate le immagini. In questo senso per altro il film va in direzione opposta ad Alice e ci fa allontanare da lei: musica emotivamente carica e frammenti di ricordi felici segnano in maniera inappropriata anche i momenti in cui la mente di Alice scende nel silenzio quasi assoluto.

     

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