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Le signorine dello 04

Regia di Gianni Franciolini vedi scheda film

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La recensione su Le signorine dello 04

di LorCio
6 stelle

Gianni Franciolini è stato il regista italiano che meglio ha saputo gestire i cori nelle commedie di costume degli anni cinquanta. Spesso sorretto da Sergio Amidei in sede di sceneggiatura, Franciolini ha contribuito a traghettare il mondo piccolo del dopoguerra nella stagione del benessere, non partecipando alla nascente cosiddetta commedia all’italiana per prematura morte sopraggiunta nel 1960.

 

Negli ultimi anni di attività Franciolini sembrava aver trovato la quadra nel suo discorso sulle piccole sciagure private all’interno delle dinamiche di un gruppo, che sia esso nell’interpretazione diluita e frazionata del film ad episodi all stars (l’affollato Villa Borghese, il seminale Racconti d’estate) o che sia inteso come film corale in una dimensione collettivamente popolare (il moraviano Racconti romani, la commedia storica Ferdinando I re di Napoli).

 

La particolarità di queste Signorine dello 04 sta nella consueta attenzione che un certo cinema italiano ha rivolto ai gruppi femminili (nel versante drammatico Roma, ore 11 e Le amiche; nella commedia Le ragazze di Piazza di Spagna e Le ragazze di Sanfrediano), in questo caso colte sul posto di lavoro con leggerissime ed innocue letture protofemministe sull’emancipazione della donna in un’epoca ancora lontanissima dalle vere rivendicazioni.

 

Quello raccontato da Amidei, Age e Scarpelli è un mondo ancora arcaico nella sua popolaresca genuinità, in cui l’obiettivo delle donne al centro della scena è comunque quello di innamorarsi e di costruirsi una bella famigliola, l’ambizione professionale sostanzialmente non esiste e il buon senso femminile trionfa sul tradimento, sull’ipocrisia e sulle avversità.

 

Tutto molto mansueto, poco o niente davvero accade in questa commedia con venature melodrammatiche all’acqua di rose ed inevitabile lieto fine, ma valga perlomeno come simpatica fotografia di un mondo in rapido mutamento (la Roma prima del boom) abitato da personaggi bonari e docili. Franciolini dirige il traffico senza osare una lettura problematica del lavoro femminile, come due anni primi fece l’Antonio Pietrangeli de Il sole negli occhi.

 

Si distingue una spanna sopra le altre la somma Franca Valeri, per la verità impegnata nel suo ruolo tipico del decennio: la bruttina stagionata tignosa e malinconica, costantemente alla ricerca di un buon partito con cui condividere un po’ di solitudine. Vittima sacrificale è, come nel capolavoro Il segno di Venere, Peppino De Filippo, ragioniere fresco vedovo della porta accanto. I duetti tra i due rasentano il sublime per equilibrio e spasso.

 

Le altre protagoniste non vanno al di là della routine del genere e dei loro ruoli abituali (Giovanna Ralli popolana volitiva, Antonella Lualdi “peccatrice” languida, Giulia Rubini romantica sognatrice), con una menzione alla solita fuoriclasse Marisa Merlini, materna e cornuta. I maschi fanno tappezzeria. Tina Pica fa una zia zitella alcolizzata.

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