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Siamo uomini o caporali?

Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Siamo uomini o caporali?

di GIMON 82
8 stelle

Il titolo di questo film originariamente non presentava il punto interrogativo,aveva quindi il significato di una verita' apodittica,e cioe' che l'umanita' fosse divisa in due da una parte i caporali,uomini arroganti e prepotenti che umiliavano sempre il piu' ' debole salvo poi essere servili con i potenti,dall'altra parte c'erano gli uomini ovvero la parte piu' indifesa del tessuto societario che arrancava come poteva nella vita di tutti i giorni.E' molto significativo che tutta questa teoria "sociologica" nasceva da esperienze di vita dello stesso Toto' che durante la grande guerra appena diciasettenne si arruolo' da volontario nell'esercito, e qui s'imbatte' nel primo caporale della sua vita da lui stesso definito una sorta di: "Ezzelino da romano ,gonfio quanto una vescica di strutto,pettoruto ed imbrillantinato" che abusando del suo potere,umiliava e vessava in tutti modi i suoi commilitoni subalterni,Toto' allora decise di prendersi la sua rivincita e da attore nato qual'era improvviso' un imitazione di questo caporale,salendo su un tavolaccio Toto' diede vita ad una perfetta imitazione,che si concluse con la frase "Siamo uomini o caporali"? seguita da urla festose e applausi accalorati da parte degli altri commilitoni,quasi a voler liberare qualcosa di lungamente represso che ora si liberava nell'aria dando all'ultima affermazione del giovane Toto' un significato non piu' prettamente casermesco ma che toccava tutte le corde dell'animo umano,per Toto' il caporale era sinonimo di fesso e cretino,i caporali erano quelli "Che non essendo mai di ramazza non scopano mai" lasciando sottindendere dunque l'espressione volgare usata per definire il rapporto sessuale.In questo film il principe interpreta Toto' Esposito,un moderno "pulcinella" che tira a campare,un eterna vittima degli ingranaggi del sistema umanitario e sociale che subisce le angherie e le prepotenze di tanti "caporali" che hanno il viso di un grandissimo Paolo Stoppa,la recitazione di Toto' si svolge in questo film su tre registri stilistici diversi, ottimamente amalgamati,abbiamo dunque un Toto' farsesco nella prima parte del film quando si definisce un grande attore ridotto a fare la comparsa in un film sull'epoca borbonica,che combina innumerevoli guai entrando nel set sbagliato e rotolando giu' per le scale su un set di un film di antichi romani,quindi un Toto' dall'aspetto comico puramente chapliniano sopratutto quando indossa tre colbacchi per sembrare piu' alto attirandosi le ire del capogruppo Meniconi (Stoppa),lo scoppio d'ira di Toto' suggella cosi' l'inizio del "rapporto" problematico che Toto' Esposito avra' con i caporali nel corso del film,si denota in questa sequenza una chiara presa in giro dei "cinematografari" del tempo,con donnine aspiranti dive,molto disponibili pur di sfondare.......un chiaro assaggio di "Dolce Vita" che vedremo in maniera piu' enfatica nell'episodio "Del figlio del secolo" con un Toto' ingenuo ed incosapevole che si "presta" ad una stampa aggressiva e senza scrupoli a diventare un fenomeno di costume.Il Toto' da commedia lo si vede in una delle sequenze piu' gustose del film,ambientata durante la guerra,quella dell'omino delle file,in cui Toto' per superare una fila in attesa della distribuzione di viveri indica agli altre persone in attesa un inesistente puntino nero nel cielo causando la distrazione di questi ultimi e superandoli furbescamente,esilarante la sequenza del finto fascista e gerarca nazista,che Esposito da grande attore come si definisce usa come travestimento per ingannare un "caporale" fascista,il Toto' di questo tratto è quindi una sorta di Generale Della Rovere in chiave di commedia che nel momento in cui viene smascherato finisce in un lager nazista dove conoscera' la bella Sonia di cui si innamorera' segretamente,proteggendola dalle mire maligne di diversi "caporali",quella del lager è una bella sequenza in cui si nota il terzo registro narrativo del Toto' drammatico,con relativo sberleffo e pernacchia al "caporale" nazista,con Esposito che si comporta da eroe,alzando il dito al richiamo del suo aguzzino rischiando cosi' la morte,un vero "pulcinella" che conserva un fondo di umana dignita' e che accetta senza riserve un destino amaro,il lager è anche il luogo della parentesi sentimentale-chapliniana,con Esposito che dorme nella cuccia del cane,e ruba i viveri per donarli all'amata.Un film  dunque che puo' avere dei significati alquanto populisti....ma che sono pregni di un sentimento umano ed universale dell'uomo qualunque che soffre ma nonostante cio' va incontro al destino con una malinconia di fondo ed una saggezza incomparabile con qualsiasi gratuita prevaricazione,la genialita' dei produttori è stata anche quella di dare un unico volto ai "caporali" con un Paolo Stoppa dai toni accademici ma anche grotteschi.....con uno sbocco finale ottimamente girato,Toto' incontra per l'ultima volta la sua amata Sonia che si è sposata con l'ennesimo "caporale" che è un ricco industriale,lo splendido primo piano di Esposito vale tutto il film ed e' la sintesi esiziale di un uomo il cui volto mesto e amaramente rassegnato riassume  un intera filosofia esistenziale.......

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